Napoli. Siamo o no in un mondo usa e getta?

Il rifiuto “responsabile” per eccellenza, quello che si trasforma in manufatto, ha una storia lunga. Ora sono tornati di moda i RIFIUTI FATTI AD ARTE.“Fate Presto” è una collettiva che ha ri-funzionalizzato la Chiesa dell’Addolorata, nel complesso monumentale di Santa Sofia, Salerno. Dal 2 al 29 febbraio si è qui tenuta una mostra di “arte-immondizia”, promossa da alcune aziende particolarmente sensibili all’argomento, ed organizzata da tre appassionati d’arte: Emanuela Adinolfi, Letizia Magaldi e Rocco Menna. L’obiettivo dell’esposizione è stato quello di dimostrare possibile la realizzazione di opere esteticamente valide utilizzando materiali vili e di uso quotidiano, dando vita ad un mix di significati da trasmettere attraverso i rifiuti del sociale e quelli materiali.
Gli scarti sono il volto tragico della merce, figli della folle corsa verso nuovi bisogni indotti. Entrano prepotentemente nell’arte contemporanea con le avanguardie dei primi del Novecento per mantenersi attuali fino ai nostri giorni.
Emblema del significato della mostra è stata la “Stella Mobile” realizzata da Jota Castro, ex diplomatico, peruviano. La stella a cinque punte, riempita di immondizia, richiama le cinque province della Regione, che in questi giorni continuano a ingoiare rifiuti. Ancora, la “Biblioteca 01” in stile Ikea, contiene libri sminuzzati e ordinati in scatole di plexiglas, a mo’di ecoballe. Mariangela Levita, giovane artista campana che ha vissuto l’emergenza molto da vicino: le pile di giornali sulle quali campeggia un “Basta”, ripreso dal titolone del Corriere del Mezzogiorno, sono citazione e denuncia. Così come il suo “Benvenuto”, enorme bandiera italo-europea che pende dal soffitto ed e’ insozzata ovunque.
All’ingresso della sala acceca però una luce: si legge “Dio c’è”. E’ una lightbox del collettivo Claire Fontaine, che richiama direttamente un altro genere di rifiuto, quello della societa’ per se stessa. “Dio c’è”, infatti, è l’inequivocabile scritta che, per le strade del Sud Italia, soprattutto, indica la presenza di droga e spacciatori…L’esposizione ha richiamato artisti un po’ dal mondo tutto, coinvolti e intenti a dire la loro attraverso l’arte. L’intento di denuncia è ben chiaro e l’immagine video che riprende gabbiani in volo proiettati ininterrottamente, sul soffitto della Chiesa, rende chiara la realtà quotidiana che ci ritroviamo a vivere a Napoli e in periferia. Sono i gabbiani che appartengono al nostro mare napoletano e che non sanno più distinguere il mare della natura dal mare di rifiuti che ricopre ormai ogni angolo della nostra città.
Nella speranza che non sia solo un’altra delle innumerevoli iniziative inascoltate…

Enrica LP

(IL Den, marzo 2008)