In bici con i figli: due papà si confrontano

Sfidano ogni giorno la giungla urbana. Non temono traffico, asfalto o maltempo. Sono coraggiosi e affettuosi. Di chi stiamo parlando? Non di supereroi, ma di papà che hanno scelto la bicicletta come mezzo di trasporto per sè e i propri figli.

Cosa li ha spinti a fare questa scelta? Come si organizzano? Come vedono le città del futuro?

Abbiamo fatto dialogare virtualmente due papà di due città diverse, ma che, come la maggior parte delle città italiane, nascondono numerosi rischi per i soggetti deboli pedoni, anziani, ciclisti, mamme con carrozzine, disabili.

Michelangelo Alimenti ha 39 anni, vive a Roma e ha due figli: il primo di cinque anni e mezzo, la seconda di un anno e mezzo.

Ho scelto di utilizzare la bicicletta come mezzo di trasporto nel 2007, quando, nato il primo figlio, sono aumentati gli impegni e di conseguenza è diminuito il tempo a disposizione. La scelta della bicicletta è stata conseguenza della riduzione del tempo a disposizione, percorrere 6 km a piedi richiede circa un’ora, in autobus circa 45 minuti, in bicicletta più o meno 25 il che permette di guadagnare dai 20 ai 35 minuti sul percorso casa ufficio o ritorno. Chiaramente la scelta non è solo frutto di queste considerazioni e la consapevolezza e l’ostinazione nell’utilizzarla oggi non sono esattamente le stesse di 5 anni fa, comunque, sia oggi, sia allora, ho sempre pensato che lauto non fosse la scelta giusta e razionale in ambito urbano; ruba tempo, denaro, spazio, possibilità di relazioni umane e aumenta i contrasti con i propri simili.

Luca Mariano, 37 anni, vive a Torino e ha due figlie di sei e quattro anni.

Io uso la bici da sempre. In via esclusiva in ambito urbano da quando sono a Torino, cioè da circa 15 anni. Anch’io come Michelangelo uso la bici innanzitutto per velocità di spostamento: è imbattibile in città in quanto azzera i tempi morti di code, parcheggio ecc. Inoltre il tempo passato in bici è tempo “vissuto” e non “subìto”. E poi perchè l’uso dell’auto in città è insostenibile prima di tutto dal punto di vista della salute.

Quali ausili utilizzate per trasportare i vostri figli?

Michelangelo: In questi 5 anni ho utilizzato soluzioni diverse che hanno fatto fronte al mutare delle esigenze; un conto è trasportare un bambino solo, un altro trasportarne due con, in aggiunta, il necessario per la giornata loro e mia. Con l’arrivo della seconda figlia mi sono trovato davanti alla scelta di far fronte ad esigenze più complesse, scartata l’ipotesi del carrellino posteriore, tipica dei paesi ciclabili del nord Europa, ma eccessivamente rischiosa per una città come Roma, ho optato per l’acquisto di una bicicletta particolare e meglio attrezzata per lo scopo. La nostra bicicletta è una Fr8, costruita in Olanda, somiglia molto a quelle che una volta venivano utilizzate dai garzoni dei panettieri per fare le consegne del pane, con in aggiunta molteplici accorgimenti per la sicurezza e il comfort; ha due seggiolini, uno anteriore al manubrio, uno posteriore sul grande portapacchi e un ulteriore grande portapacchi anteriore sul quale trasportare la borsa e la spesa. In inverno, monto un parabrezza anteriore per riparare la bambina dal vento e dal freddo.

Luca: Uso due seggiolini uno avanti e uno dietro. Per il trasporto delle mie due figlie, io ho modificato il manubrio per accogliere un seggiolino che porti oltre 20 kg.

Quali sono le difficoltà e i vantaggi di usare la bici con i figli?

Luca: Man mano che crescono sicuramente il peso aggiuntivo da portare, tuttavia in pianura non è un problema. Ovviamente non si fanno velocità da record, ma comunque si fa prima che in auto senza emettere nessuna sostanza dannosa per l’ambiente e la salute. I vantaggi? Oltre alla velocità di spostamento, come già detto, il rispetto per l’ambiente, la libertà di andare ovunque a qualunque ora senza rimanere intrappolati in auto.

Michelangelo: Parto dai vantaggi: la maggior interazione tra genitore e figli che non si trovano isolati e confinati su di un seggiolino posteriore, lontano dagli sguardi, dalle carezze e dalle parole di chi guida, la possibilità di insegnargli a riconoscere gli ambienti di cui fanno parte, le strade, gli alberi, il volo degli uccelli, le forme dei palazzi, l’opportunità di incontrare un conoscente e fermarsi a scambiare due chiacchiere e quindi aumentare la loro capacità di relazionarsi al mondo e alla società. Come ha detto prima Luca: con la bici si vive la città, non si subisce. L’essere esposti agli agenti atmosferici ne fortifica lo stato di salute e, raffreddori a parte, sono in genere più resistenti alle influenze. Sebbene personalmente ritengo siano più i vantaggi rispetto agli svantaggi dello spostarsi in bicicletta, non posso nascondere che, date le condizioni di traffico, ci siano anche dei rischi, questi sono in genere dovuti al mancato rispetto del codice della strada da parte di chi guida un mezzo a motore, l’eccesso di velocità, la sosta in doppia fila, i soprassi azzardati dei motorini…

Ma visto che le nostre città non sono fatte a misura di ciclista, mi viene da chiedervi se non avete paura.

Michelangelo: Mi viene spesso chiesto se ho paura, la mia risposta non può che essere sì ma, è la stessa paura che ho ad attraversare la strada, di perdere di vista i miei figli per un momento e vederli investiti, quello che mi spaventa non sono le auto bensì l’uso che ne viene fatto. Non sono le nostre città ad essere pericolose o mal disegnate, sono i comportamenti umani a renderle tali.

Luca: No, non c’è tempo per avere paura. Io sono abituato a guidare per me e per gli automobilisti: molto spesso dai loro suv neanche vedono chi gli passa davanti. Quindi bisogna essere molto attenti e prevenire i pericoli.

Ma cosa ne pensano i vostri figli?

Michelangelo: I miei figli si divertono molto, imparano, cantano, conoscono e riconoscono, sanno dove prendere il gelato, la pizza, dove sono i giardinetti; il grande ha chiara una sua mappa cittadina fatta di molti luoghi, la piccola ride, saluta, canta e indica, logicamente su una mappa dei luoghi noti più ristretta.

Luca: Ovviamente condividono, non potrebbero fare altrimenti. E sono critiche nei confronti delle auto, perché le percepiscono come ostili. D’altra parte ogni mattina ci intossicano con i loro fumi, perché dovrebbero amarle??

Michelangelo e Luca, mi sembrate molto aggueriti.

Michelangelo: ci sono studi che dimostrano come l’incidenza di danni permanenti o morti aumenti esponenzialmente con l’aumentare della velocità dei veicoli: in caso di investimento a 30 Km/h c’è il 70% di probabilità di salvarsi a 50 Km/h si scende al 50%, a 70 Km/h le probabilità di salvarsi si riducono al 10%. Allo stesso modo è risaputo che nelle città la velocità media di spostamento è di 25 Km/h, più o meno quella di una bicicletta, con la differenza che lo spostamento veicolare ha punte di 70 Km/h contrapposte a soste e rallentamenti, basterebbe imporre zone a 30 Km/h in cui il flusso veicolare è migliore per veder ridotti i rischi per l’uomo pur rimanendo invariati i tempi di percorrenza, in tal senso si sono mosse Francia, Germania, Spagna, in Olanda e Danimarca è un normale aspetto culturale, da noi siamo ancora fermi ad una mobilità urbana degli anni ‘60-’70.

Cosa proporreste a funzionari e politici?

Michelangelo: La mia richiesta alla politica e agli amministratori per ridare sicurezza agli utenti fragili della strada, è quella di una maggiore attenzione al rispetto del codice della strada. i rischi derivano tutti da comportamenti sanzionabili ma le polizie locali sono troppo tolleranti. Zone a limite 30 km/h, autovelox fissi o mobili, istallazione di rilevatori con indicazione di velocità… Tutte misure a costo ben inferiore a quello di una vita persa o di un’invalidità permanente, che in molti casi potrebbero aiutare i Comuni a rimpinguare le scarne casse e al tempo stesso disincentivare l’abuso di auto.

Luca: Io propongo di smetterla di fare piste ciclabili e iniziare a fare piste per le auto. Corsie riservate in sede propria dove le auto possano correre senza rubare la strada a ciclisti, pedoni, bambini che vogliono giocare. Tutto ciò che è umano può convivere sulla stessa strada. Non le auto che devono essere isolate in quanto oggetti pericolosi in tutti i sensi.

Da questa intervista doppia emerge che muoversi in città in bicicletta è una scelta, frutto di un semplice  ragionamento razionale. La bici offre molteplici vantaggi, primo il risparmio di tempo e spazio in secondo luogo il risparmio economico. A questo si aggiungono le ragioni salutistiche, ambientali, la riduzione dello stress, la miglior conoscenza dell’ambiente circostante.

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