Donne di Taranto: “contro l’Ilva per la salute dei nostri figli e lo sviluppo sostenibile della nostra città”

Si sono ritrovate in assemblea lo scorso 5 maggio per organizzare le azioni future e “andare al nervo scoperto dei Nostri Inquinatori”. Il Comitato Donne per Taranto è più attivo che mai.

Dal 2010 è impegnato nella battaglia per la chiusura dell’Ilva, il maggior complesso industriale per la lavorazione dell’acciaio in Europa, a favore della salute dei cittadini. Intorno all’Ilva, in ogni appartamento c’è almeno un malato di tumore. I decessi per tumori polmonari, della pleura e del fegato sono in crescita ogni anno. Sostanze cancerogene sono presenti nel suolo, nel sottosuolo, nelle acque sotterranee e nei sedimenti marini di Taranto.

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Fonte: www.ilsostenibile.it

Secondo le indagini giudiziarie in corso, ci sono gravissime violazioni che hanno causato morti. Gli ultimi dati ambientali disponibili (resi noti a inizio 2012) indicano che nel 2010 l’Ilva ha emesso dai propri camini circa 150 kg di sostanze inquinanti per ciascun residente (diossina e benzo(a)pirene, un letale idrocarburo policiclico aromatico).

Di recente il procuratore generale piemontese Raffaele Guariniello che segue il Processo Eternit ha fatto un parallelismo tra il disastro di Casale Monferrato e l’Ilva di Taranto

In particolare ha parlato di “atteggiamento pervicace e spregiudicato” dei vertici Eternit come dei vertici Ilva:

I reati di disastro e rimozione volontaria di cautele, gli stessi che contestiamo noi, sono ascrivibili a condotte tenute negli anni, i cui effetti sono ancora attuali.

In questo quadro dove valori ambientali e sociali vengono contrapposti agli interessi economici di pochi (lo scorso 15 maggio è stato arrestato il presidente della Provincia d Taranto, Giovanni Florido con l’accusa di concussione), si inserisce la battaglia delle Donne di Taranto. Cerchiamo di capire più da vicino chi sono e cosa chiedono.

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Fonte: https://www.facebook.com/donne.pertaranto?fref=ts

Quando e perché vi siete costituite?

Il “Comitato Donne per Taranto” è nato a Novembre 2010 sull’esempio delle “Donne di Cornigliano”. Obiettivo prioritario è contrastare la Grande Industria per tutelare il Diritto alla Salute e a una Vita Dignitosa. Siamo un comitato totalmente a-partitico e libero da ogni condizionamento. Chiediamo con una azione capillare, fatta di banchetti, sit-in in, comunicati, esposti, informazione nelle scuole, comunicazione sui sociale network, il rispetto della legalità e la tutela della vita e dell’ambiente.

Donne, ma soprattutto mamme. Cosa chiedete per le vostre famiglie e i vostri figli?

Chiediamo per i nostri figli e per le generazioni future il diritto di vivere in un ambiente salubre, in una città in cui il diritto al gioco all’aperto non sia negato perché i pochi giardini pubblici sono contaminati, rivendichiamo il diritto di far nascere i nostri figli sani.

 Siete in contatto con realtà simili?

Siamo in stretto contatto con i movimenti Passeggino Rosso e Nac di Brindisi che lottano contro la centrale a carbone dell’Enel.

Siete in contatto con donne legate all’Ilva in altre parti di Italia?

Sì, una di noi, Francesca Caliolo, di recente ha partecipato a un incontro organizzato dal Comune di Genova dove ha incontrato una rappresentanza del Comitato Donne di Cornigliano, che molto prima di noi ha lottato per la chiusura dell’area a caldo dell’Ilva di Genova, riuscendo nell’intento dopo ben trent’anni di lotta durante la quale le componenti del Comitato sono state duramente attaccate persino dai propri mariti e figli che temevano per i propri posti di lavoro.

 A questo proposito: nella vostra battaglia in che modo vi confrontate con gli operai? Vi trovate di fronte ad un “ricatto lavorativo” (lavorare all’Ilva è dannoso per la salute, ma se non si lavora lì si è disoccupati e impossibilitati a mantenere le famiglie)?

Fa comodo descrivere Taranto come una città divisa dal ricatto Salute e Lavoro, ma è un’immagine falsata. Se i lavoratori dell’Ilva potessero scegliere sicuramente non lavorerebbero in una fabbrica pericolosa sia per loro che per i loro figli. Frequentemente assistiamo a incidenti più o meno gravi (3 morti in 4 mesi), ad operai che si ammalano a cui addirittura viene negato il diritto alla solidarietà (la recente vicenda di Stefano Delli Ponti, operaio con un tumore al collo per cui i colleghi hanno aperto una raccolta firme, è emblematica da questo punto di vista). L’aria a Taranto sta cambiando: il messaggio del concerto del 1° Maggio, organizzato dal Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, e chiaro: uniti si vince e noi lotteremo fino alla vittoria.

Pensate che movimenti come il vostro possano aiutare a combattere l’inquinamento che mina la salute pubblica?

In questi anni il lavoro di questo movimento e degli altri movimenti ambientalisti è stato quello di sensibilizzare la cittadinanza verso il problema dell’inquinamento industriale. Il lavoro è stato duro e difficile perché abbiamo combattuto contro l’indifferenza, contro la paura di perdere il posto di lavoro, contro il malaffare, ma il risultato raggiunto è stato abbastanza soddisfacente se si pensa che al referendum del 14 aprile 31.000 tarantini si sono espressi a favore della chiusura dello stabilimento.

Taranto viene descritta come una città a vocazione industriale. Può aspirare secondo voi ad uno sviluppo più sostenibile dal punto di vista ambientale?

È quello che vogliono far credere all’opinione pubblica: Taranto non è a vocazione industriale. Taranto ha un mare stupendo, abbiamo il sole per quasi tutto l’anno, abbiamo una storia antica che in pochi conoscono, le alternative alla grande industria inquinante ci sono. È tempo che la politica locale e nazionale trovi le risorse per concretizzare alternative di sviluppo sostenibile che passano attraverso il turismo, l’artigianato, l’agricoltura che non significa solo coltivare la terra, ma creare un indotto fatto di industrie di trasformazione dei prodotti agricoli in modo da ridurre i costi di trasporto della materia prima in un ottica di rispetto dell’ambiente; bisogna investire sulla cultura perché Taranto, culla della Magna Grecia è piena di reperti archeologici; noi Tarantini dobbiamo riappropriarsi degli spazi che la grande industria, la Marina Militare ci hanno scippato.

 Il 5 maggio vi siete riunite. Cosa è emerso dal vostro incontro? Quali sono le vostre richieste?

I progetti in cantiere al momento saranno comunicati a tutta la cittadinanza a breve. Possiamo dire che è stata una riunione bella, interessante e proficua…. Abbiamo abbozzato un progetto che partirà a giugno. Attualmente stiamo contattando avvocati, medici, psicologi, ingegneri, architetti per costituire un’equipe.