La Romania torna indietro: diventa legge l’uccisione dei randagi

Il parlamento Romeno ha approvato in tempi record la nuova legge sul randagismo: nelle strutture pubbliche i cani verranno uccisi 14 giorni dopo la cattura, a meno che le amministrazioni locali non abbiano le risorse per mantenerli all’interno dei canili per un periodo maggiore.

La nuova legge cancella di fatto i principi sanciti nella legge 9/2008 che proibiva l’eutanasia su animali sani e socievoli. La causa di questo incredibile passo indietro, o forse è il caso di dire la scusa che da tanto aspettavano i politici, è stata la recente morte di un bimbo di 4 anni, sbranato da un branco di randagi mentre giocava nella periferia di Bucarest.

Facendo leva sull’ondata emotiva provocata da questa tragedia, infatti, tutti i partiti politici – anche quelli che precedentemente si erano dichiarati favorevoli ad un approccio diverso – hanno votato a favore della legge pro-uccisioni. Solo pochi sindaci hanno preso posizione contro l’eutanasia dichiarando di non considerarla uno strumento efficace per la risoluzione del problema del randagismo.

“Il comune di Bucarest ha ucciso 144.000 cani dal 2001 al 2007 – afferma Sara Turetta, presidente di Save the Dogs – e ha speso 14 milioni di euro per l’attuazione del programma. Dopo che la legge contro le uccisioni venne approvata nel 2008, l’Amministrazione Pubblica ha continuato a spendere oltre 3 milioni di euro all’anno, finiti nelle casse del dipartimento per il randagismo, effettuando non più di 6.000 sterilizzazioni all’anno, un numero assolutamente ridicolo. Ora tutti dichiarano che la strategia della sterilizzazione ha fallito, ma questa misura non è stata applicata in maniera intensiva e tutte le altre indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della UE sono state ignorate. Né l’identificazione degli animali di proprietà, infatti, né la loro sterilizzazione obbligatoria sono mai state introdotte”.

E mentre le tv romene scelgono la strada dell’emotività, Save the Dogs preferisce guardare ai numeri, e questi parlano chiaro: a Bucarest vengono morsicati in un anno circa 16.000 cittadini, secondo le autorità sanitarie, equivalente allo 0,76% della popolazione. Questa percentuale diventa lo 0,5% a Costanza, dove 3.000 persone all’anno si recano in ospedale per essere assistite in seguito al morso di cani. Fermo restando che non è dato sapere quanti di questi casi siano effettivamente ascrivibili a cani randagi, e non a cani di proprietà lasciati vagare senza controllo, queste sono le statistiche in due città dove l’uccisione dei cani è stata applicata da 12 anni in modo discontinuo a Bucarest e continuativo a Costanza.

Ma cosa succede in cittadine come quelle dove opera un’associazione come Save the Dogs? I dati parlano chiaro: a Cernavoda (dove l’intervento è attivo dal 2002) nel 2013 i casi di aggressioni sono lo 0,02% della popolazione, mentre a Medgidia lo 0,22%. E le statistiche sono in continua diminuzione.

“Ancora una volta un episodio doloroso come quello del bimbo viene manipolato dai politici come il presidente Basescu per alimentare il business enorme delle società di cattura ed uccisione – spiega Turetta – mentre è evidente che là dove c’è stata una gestione virtuosa del fenomeno, con sterilizzazioni, contrasto all’abbandono ed educazione della popolazione, la situazione è molto migliorata”.

“Da 12 anni i cani sono il capro espiatorio preferito dei governanti rumeni – spiega Turetta – e si continua a fare appello alle uccisioni come unica soluzione del randagismo. Peccato che finora questo approccio non abbia risolto nulla, se non arricchire esponenti e partiti politici e provocare enormi sofferenze agli animali. Episodi come questo vengono sfruttati per alimentare posizioni populiste che sostengono un sistema di clientele e di corruzione, nel disinteresse totale per il bene reale della comunità”.

E’ quindi caos in Romania, e a farne le spese sono sempre i più deboli. In questi ultimi giorni sono purtroppo tantissime le segnalazioni di uccisioni e avvelenamenti di migliaia di cani su tutto il territorio romeno a dimostrazione che i fatti di questi giorni legittimano azioni crudeli e sconsiderate.

cani avvelenati romania
Fonte: www.evz.ro
cuccioli cani randagi morti
Fonte: www.facebook.com/SavetheDogsSTD

Concludiamo con un’importante riflessione di Turetta sul mancato intervento dell’Europa per bloccare questa legge:

“E’ vero, la Romania ha ratificato nel 2005 la Convenzione Europea per i Diritti degli Animali da Compagnia, un documento NON VINCOLANTE che però dovrebbe ispirare le leggi nazionali. E’ vero, la Dichiarazione Scritta 26/2011 chiede che alla Commissione Europea (un altro organo) di regolamentare il randagismo in modo armonico, di introdurre l’identificazione obbligatoria etc. ma la Commissione non ha ancora legiferato! NON ESISTE UNA DIRETTIVA EUROPEA SUL RANDAGISMO E SUGLI ANIMALI DA COMPAGNIA CHE POSSA COSTRINGERE LA ROMANIA AD ESCLUDERE L’EUTANASIA. Ci sono documenti ufficiali che dicono che l’eutanasia va considerato un estremo rimedio, l’ultima spiaggia, e che non serve a contenere il randagismo, e a questi documenti la Romania dovrebbe ispirarsi.
Ma nessuno può costringere il Governo rumeno a fare leggi specifiche sulla gestione del randagismo, perché il quadro giuridico non lo permette.
In questi giorni l’Intergruppo (cioè quel gruppo di lavoro composto da vari europarlamentari che sviluppano, discutono e fanno proposte su un tema specifico) per il Benessere e la Conservazione degli Animali ha scritto al presidente Basescu, ma senza effetto. Non possono fare più di questo! Da circa 5 anni si lavora a Bruxelles per ottenere una Direttiva Europea, le cose si muovono ma molto lentamente. Sono certa che si arriverà ad una regolamentazione della materia ma non aspettatevi che l’Europa dica: NO ALL’EUTANASIA tout court. Sicuramente verrà prevista in casi specifici, ma sicuramente non come metodo di contenimento dei randagi, perché ha già mostrato di fallire in questo. Detto questo, chiedere l’uscita della Romania dall’Europa è solo uno slogan ad effetto ma sarebbe una follia se avvenisse davvero, perché l’unica speranza di accelerare un processo di modernizzazione della Romania sul tema degli animali è tenerla in Europa e che si faccia pressione affinché cambi rotta sugli animali”.

Foto copertina: Alessio Mesiano