Bioresistenze: un libro per un’agricoltura responsabile

La bellezza di questa pubblicazione è prima di tutto nel titolo: Bioresistenze – cittadini per il territorio: l’agricoltura responsabile.

Nel titolo io ho trovato la sintesi perfetta di quello che dovrebbe stare a cuore a molti di noi. L’idea del lavoro utile, l’idea della resistenza, la necessità di ritornare alla terra, alla vita.

Il libro, a cura di Guido Turus e pubblicato da Esedra (qui il sito), racconta di donne, di uomini, di comunità che “resistono alla perdita di biodiversità, agli scempi ambientali, resistono all’appiattimento culturale che vuole privarci di gusti, sapori e saperi, resistono all’omologazione, al consumismo barbaro, resistono alle mafie”, come ci spiega il curatore nell’introduzione.

Ed è questo che ci piace: l’approccio alla tematica, le motivazioni, gli esempi e i progetti su cui è stata posta una lente d’ingrandimento.

Le storie incluse nel volume ci raccontano di persone che hanno a cuore l’ambiente. E non in modo sterile, anacronistico, sciocco: lo fanno costruendo alternative possibili e dinamiche virtuose. Perché “oggi resistere è presidiare il territorio per difenderlo dagli abusi, dagli scempi edilizi e ambientali, dallo sfruttamento fine a se stesso e dalle mafie. Un’azione di resistenza che ha come obiettivo il bene di tutti.”

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Il volume, promosso da Mo.V.I., Movimento di Volontariato Italiano e da CIA, Confederazione Italiana Agricoltori, è costituito da belle foto e una serie di contributi di esperti. Riscoprire e puntare l’accento sull’agricoltura significa tutelare il territorio e la biodiversità. In un mondo che sembra non riuscire ad arrestare la sua marcia consumistica e decrescere, bioresistenze descrive le esperienze di chi con l’agricoltura crea un altro mondo possibile.

Gli articoli sono di Valerio Onida, Giovanni Serra, Giuseppe Politi, Massimo Montanari, Alessandra Guigoni, Marcello Buiatti, Nadia Marchettini, Roberta Carlini, Luca Martinelli, Daniele De Michele (DonPasta), Luigi Ciotti.

Tantissime le esperienze descritte, tra cui quella della cooperativa (R)esistenza di Napoli, che mi sta particolarmente a cuore, con l’azione e il progetto di Ciro Corona, che gestisce il primo bene agricolo confiscato alla camorra di Napoli: il Fondo Selva Lacandona Amato Lamberti. Qui una bella intervista: