Noah: sull’arca di Noè senza animali | Cinema

“Ti prometto che non indosserai sandali e non ti farò mai stare in piedi sulla prua della barca circondato da un elefante e una giraffa”

Così il visionario regista Darren Aronofsky ha convinto Mr Russell Crowe a vestire i panni del biblico protagonista Noah (Noè) nel suo film, uscito in Italia il 10 aprile.

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Noah ci metterà davanti agli occhi i primi passi biblici in modo inconsueto, debellando ogni scrupolo di cadere in trappole dalla bassa moralità o messaggi dal dubbio valore. Sebbene i protagonisti della storia di Noè indossino pelli malconce e si difendano con spade, la trama è sicuramente quella dei giorni nostri.

La trama

Noah – interpretato da Russel Crowe – è il prescelto dal Creatore per eseguire le sue volontà. L’uomo deve costruire un’arca capace di contenere due esemplari di tutte le specie animali per metterli in salvo dall’arrivo di un diluvio che sommergerà tutte le terre emerse per lungo tempo. Il sacrificio di Noah e la sua devozione alla “missione”, però, lo mettono in aspro conflitto con la sua famiglia prima che con se stesso.

Non troppo celato sotto il copione, c’è un mondo rovinato da uomini incuranti delle loro azioni, un patrimonio naturale da salvare e il collasso dell’esistenza stessa da evitare.

Un dipinto veramente realistico della società odierna e degli effetti dell’antropizzazione ricco di puntuali effetti speciali che non passano certo inosservati. Ed è qui che il kolossal gioca la sua carta migliore lasciando un lieto stupore sui volti di tutti: la fallacia degli animali ospiti dell’arca.

Nessun animale coinvolto nelle riprese

Per rappresentare le migliaia di specie animali in cerca di riparo dall’inondazione, non è stato fatto ricorso a nessun animale in carne ed ossa, eccezione fatta che per qualche volatile e per gli esperti dietro ai computer dell’azienda che si è occupata del prezioso compito.

Sicuramente gestire centinaia di specie diverse al fine di creare precise sequenze cinematografiche, più la logistica connessa alla presenza fisica dell’animale, non sarebbe stato un semplice scoglio per  la riuscita del film. Tuttavia un bel film senza sfruttamento animale fa piacere. Ormai le riproduzioni digitali promettono alte rese tecniche, persino migliori della classica realtà ripresa, dandoci modo di pensare alla possibilità di operare scelte etiche.

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Ottimi incassi oppure eticità? Mah, perchè non entrambe? E nel mezzo anche un chiaro messaggio presago sulle sorti della Terra, che non fa mai male.

Insomma niente giraffe sul set; Aronofsky ha mantenuto la parola spesa per ingaggiare Russell adottando una politica davvero riguardevole nei confronti degli animali -che ringraziano- a differenza di altri film.