Matilde e la Pasqua di resilienza

Matilde non amava le feste comandate, per cui tutto il clamore che vedeva attorno a sé per l’imminente Pasqua non lo capiva del tutto. Per lei si trattava solo di  un week end lungo; un’occasione per staccare la spina per qualche giorno dopo un lungo inverno.

Tutti i suoi colleghi avevano programmato quella festività da settimane. Chi al mare, chi al lago, chi faceva toccata e fuga nel paese natale: l’unica cosa certa è che la città si sarebbe svuotata. Il pensiero di una Milano silenziosa non le dispiaceva. Anzi, il solo pensiero la rilassava come quando viveva ancora in casa con i genitori e provava quel sottile piacere di una solitudine a tempo determinato, se i suoi uscivano per qualche ricorrenza lasciandole campo libero.

Lei ne avrebbe approfittato per rallentare. Aveva deciso: niente auto, niente cellulare e niente connessione. Voleva ricollegarsi col mondo, respirare all’aria aperta e assaporare le cose con lentezza. Lo avrebbe fatto da sola, lontana da una famiglia che faceva troppe domande, da amici presunti pieni di retorica e da colleghi ficcanaso.

Per Matilde quella sarebbe stata una Pasqua di resilienza, più che di resurrezione. Un giro di boa per riprendere in mano la propria vita. Si sentiva in affanno per il lavoro che non le dava tregua, per gli amici che non riusciva più a frequentare per i troppi impegni, per un amore che si era allontanato perché si sentiva trascurato. Lui, Fabio, lo aveva conosciuto tre mesi prima. Si erano ritrovati in treno, uno di fronte all’altro, di rientro dalle feste natalizie. Le loro parole erano coperte dalle migliaia di voci che affollavano il vagone, ma loro avevano saputo ritagliarsi un angolo di solitudine dove avevano iniziato con naturalezza a parte di sé e delle loro vite.

Dopo erano arrivate le cenette romantiche, i mercoledì al cinema e le notti a casa di uno dei due. Ma l’idillio era durato poco. Entrambi troppo presi dal lavoro. Tutta colpa della voglia di far carriera e di essere i primi della classe. Lui passava ore a studiare i numeri in uno dei più importanti studi di commercialisti della città, lei trascorreva intere giornate a parlare con i clienti e i colleghi delle sedi straniere di una nota agenzia pubblicitaria. Tutta quella dedizione non le era bastata per diventare il nuovo art director, le avevano preferito un uomo. A quella delusione si era aggiunto Fabio che aveva deciso di prendersi una pausa di riflessione.

Era successo tutto in fretta e solo dopo giorni di lacrime e depressione aveva deciso che rallentare sarebbe stato l’unico modo per rimettere a posto i pezzi della sua vita. Aveva imparato ad amare la parola resilienza. Da qualche settimana era diventata la sua parola preferita, se la ripeteva in continuazione, mentre programmava una nuova quotidianità. Dopo Pasqua avrebbe dato le dimissioni al lavoro e avrebbe ricominciato come libera professionista. Aveva abbastanza soldi da parte per tirare avanti qualche mese,mentre avrebbe lavorato alla sua rete di clienti. Aveva già messo in vendita l’auto, tanto non le sarebbe più servita come prima e aveva ricominciato ad andare in bici. Non avrebbe lavorato più oltre le 18.00 e avrebbe imparato ad amare le corse all’aria aperta come ai tempi dell’università.

Se l’immaginava già questa nuova vita, mentre usciva dall’ufficio. Fuori si assaporava già l’aria di festa, con la primavera che orma aveva fatto il suo ingresso trionfale a Milano. Matilde passeggiava con calma, dirigendosi verso la metro quando sentì il suo cellulare squillare. Aveva dimenticato di spegnerlo, ma forse fu una piccola fortuna. Era Fabio.

«Mi dispiace», furono le sue prime parole.
«Spero resti in città, ho una voglia matta di rivederti», continuò senza lasciarle il tempo nemmeno di replicare.
«Ti amo e spero che non sia troppo tardi».
Un sorriso si dipinse sul viso di lei. I programmi per il fine settimana erano cambiati, ma non il progetto di resilienza. Matilde chiuse la telefonata con gli occhi che le brillavano dalla gioia, la sua nuova vita era iniziata portando con sé un nuovo “vecchio” amore.