Pannelli solari ai frutti di bosco

Se vi dicessi che i lamponi saranno i nostri prossimi alleati nella sfida energetica dell’uomo?

Foto da Pixabay
Foto da Pixabay

Proprio così, da qualche tempo nei laboratori di ricerca sul fotovoltaico si lavora ad un progetto ambizioso, ancora in via di sviluppo e tanto promettente, che unisce genio e tecnologia con i meccanismi più semplici della natura.

Si tratta di pannelli fotovoltaici il cui strato funzionale è costituito da una pasta a base di biossido di titanio e antocianine, pigmenti particolarmente abbondanti nei frutti rossi, come nel vino. Il funzionamento è semplice e calca le orme della fotosintesi: tali pigmenti vengono estratti e fissati sulla matrice della cella fotovoltaica che verrà chiusa da una parte da un sostegno e dall’altra da una sottile pellicola di materiale conduttore. Qui le antocianine continuano a svolgere il loro mestiere e assorbono luce di una determinata lunghezza d’onda, permettendo così il passaggio di elettroni nel circuito vero e proprio del pannello.

Lampone 1-silicio 0

Pigmenti e biossido di titanio costano molto meno del silicio, usato nelle celle fotovoltaiche tradizionali. Si stima che il sottile strato frutta-titanio arrivi a costare un quinto in meno rispetto uno strato funzionale tradizionale. Per non parlare della riduzione delle emissioni di CO2 derivanti dal processo per ottenere silicio utile.
Infine, la nuova tecnologia è in grado di sfruttare anche la luce diffusa, non solo quella diretta. Questo significa che mentre i normali pannelli bisognano la giusta inclinazione ed esposizione e le favorevoli condizioni atmosferiche per raggiungere la massima resa, le antocianine no, si accontentano anche di pareti verticali e un cielo nuvoloso.

Pareggio


La durata dello strato attivo è nettamente inferiore per il composto organico, piuttosto che per consueti pannelli solari. Si parla di 10-15 anni per l’organico, contro i 25-30 anni del pesante materiale conduttore. In termini di efficienza energetica, i pannelli al silicio arrivano al 15% dell’energia assorbita, mentre la tecnologia sperimentale solo al 6%.

Foto di Pink Dispatcher
Foto di Pink Dispatcher

Premio simpatia e adattabilità


Nonostante la resa decisamente bassa in rapporto all’efficienza dei già consolidati pannelli in silicio, la nuova tecnologia è più flessibile nella pratica; se non su sostegni facilmente adattabili alle superfici, si sta studiando lo strato di pigmenti come un sottile strato di vernice, facile da applicare anche più volte ma soprattutto perfettamente adattabile alle più svariate e scomode superfici. Unendo la versatilità alla capacità di assorbire la luce diffusa, il meccanismo a pigmenti promette di ricavare energia da svariate superfici, impraticabili per le normali celle, in tutte le condizioni climatiche e a differenza del silicio l’efficienza non diminuisce all’aumentare della temperatura. “ah però quel lampone…peccato per il 6%”.

In definitiva hanno vinto i frutti di bosco.

Seppure inconsueti e ancora con tanta strada da percorrere per migliorare, le premesse per una tecnologia affidabile e sostenibile sono presenti. C’è solo da spettare e vedere gli sviluppi di quest’affascinante soluzione energetica, più vicina a noi e alla natura.