Estinzione a portata di mano, la nostra mano.

Per quanto ancora vivrà l’uomo sulla Terra? –All’infinito, per sempre– sarebbe bello rispondere. Eppure da quando l’uomo ha deciso di essere tale e distinguersi, in una maniera che ancora sfugge, dal resto degli animali, si è innescato un processo evolutivo unico. Un processo provvidenziale e deleterio al tempo stesso, che ci sta conducendo ad una crisi di sistema.

Foto di Kris Krug
Foto di Kris Krug

Tale crisi si è avvicinata anno dopo anno come conseguenza delle nostre azioni, in particolare della nostra civiltà dei consumi di massa. Abbiamo determinato tangibili conseguenze incapaci di inserirsi nel ciclo dell’ecosistema senza danneggiarlo. Tali pratiche produttive ecocide sono oggi arrivate al punto di mettere in discussione l’equilibrio naturale, nonché la nostra stessa esistenza. Imbarazzante l’auto-estinzione per un essere sofisticato come l’uomo, no?

Tra meno di 50 anni la popolazione mondiale subirà una maggiorazione del 40%; un aumento, in accordo con il progressivo sviluppo delle industrie e delle attività umane, le cui implicazioni sono immaginabili. Nello specifico determinerà una richiesta di acqua maggiorata del 55%; si stima che già entro il 2025 avremo bisogno di 1000 chilometri quadrati di acqua in più, quasi il 30% in più degli attuali consumi. Una richiesta che di questo passo, non siamo in grado di sostenere.

Fondali a rischio, proiezioni. Foto di WRI
Fondali a rischio, proiezioni. Foto di WRI

In aumento si prospettano anche emissioni dannose alla vita e importanti modificazioni della temperatura globale, che interferirà sull’assetto naturale quale siamo abituati. Secondo le previsioni OCED e altri studi un’impennata dell’inquinamento atmosferico del 50% è previsto entro il 2050; a causarlo saranno in prevalenza i paesi in via di sviluppo come India e Cina. A questo ritmo, entro 40 anni lo smog costituirà la prima causa di morte al mondo, a causa del solo particolato si parla di più di 6 milioni di morti l’anno. Al secondo posto sul terribile podio si posiziona l’uso di acqua non potabile, seguito dalle scarse condizioni di igiene.

Dando uno sguardo alla biodiversità, ad oggi siamo già responsabili dell’estinzione di un terzo delle specie di acqua dolce; entro il 2050 il patrimonio biologico perduto sul totale delle specie spazierà tra il 15 e il 30%.

Foto di tedxgp2
Foto di tedxgp2

Quando la salute dell’ecosistema peggiora, anche i sintomi diventano più rilevanti. L’aumento della temperatura e la debolezza della capacità autoriparatrice determinano la moltiplicazione di catastrofi naturali, nello specifico quelle legate al clima, come tornadi, inondazioni o siccità, creando problemi persistenti e localizzati in determinate aree del pianeta. Immagine ”Questo tipo di disastri è in aumento nel mondo – ci dice Michel Jarraud, segretario generale del Wmo -. I sistemi di allerta migliorati stanno aiutando a prevenire perdite umane, ma l’impatto socioeconomico dei disastri sta aumentando a causa della frequenza aumentata e della maggiore vulnerabilità delle società umane” È evidente che qualsiasi investimento economico dedicato alla risoluzione del problema ambientale è ridicolo rispetto la determinazione e l’impegno richiesti e si muove in senso opposto diversi interessi dell’era attuale. In pochi anni rischiamo di buttare via un intero percorso evolutivo e un pianeta prezioso, come un cane che si morde la coda da solo.