Hirst, gli animali morti diventano oggetti d’arte

Damien Hirst è uno degli artisti più noti e discussi degli ultimi anni per via dell’uso degli animali come opere d’arte.

Molti operatori del settore non lo definiscono un’artista, ma solo un imprenditore che grazie alle sue opere scioccanti riesce a far parlare di sé. E sono proprio le polemiche a dargli notorietà ancora una volta. Ad Arezzo, infatti, alla manifestazione culturale Icastica è esposta una delle sue opere: un montone conservato nella formaldeide.

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ENPA, WWF, LAV, OIPA e Leal in una lettera inviata al sindaco si sono espresse indignate: “Usare gli animali per uno scopo economico o di celebrità è metodo che ci ripugna in quanto non rispettoso nei loro confronti. Ucciderli o sacrificarli per cosiddette “opere d’arte” messe in atto allo scopo di richiamare attenzione non ha, e non può avere, nessuna giustificazione artistica”.

Hirst ha cominciato a far parlare di sé negli anni 90 a Londra presso la Saatchi Gallery, quando espose uno squalo sotto formaldeide. L’animale venne catturato e ucciso su sua richiesta. A pagare con la vita anche delle farfalle, vennero uccisi migliaia di esemplari per comporre una tela. Nel 2012 alla Tate Modern Gallery di Londra 10 mila farfalle tropicali, che in natura vivono 9 mesi, morirono nel giro di pochi giorni rinchiuse tra le pareti di due stanze affollate di persone. Questi sono alcuni dei casi più discutibili, ma l’artista ha realizzato altre opere, se così si possono definire, sempre con l’impiego di animali che l’artista sostiene di aver acquistato già morti.

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Opere d’arte per tutti, rivolte anche ai bambini. Hirst vuole sbattere in faccia la morte a tutti, anche ai più piccoli in modo che possano confrontarsi con questa. Tagliare il corpo di un animale secondo lui crea emozioni dal carattere scientifico. Ritiene sia bellissimo e permette di capire meglio la morte. Gli animali sono per lui solo cibo camminante, niente di più. Una mucca, sempre secondo Hirst, esprime più personalità tagliata in due piuttosto che viva in un campo.

Non vi è dubbio che la vista di un corpo sezionato possa incuriosire, ma questo non può giustificare l’uccisione di nessun essere vivente. Né si può pensare che un corpo trasformato in oggetto possa essere educativo per dei bambini che possono mal interpretarne il senso.

Persona, animale o insetto che sia, la vita è un dono prezioso per tutti e va rispettata e difesa. Insensate le giustificazioni di chi difende queste opere invocando la libertà d’espressione. Non si può giustificare tutto in nome dell’arte.