Sofferenza, morte e inquinamento. Questa è la caccia

C’è chi la definisce uno sport e chi la chiama passione. Passione per la natura e per gli animali. La realtà dei fatti, però, racconta tutta un’altra storia.

Da pochi giorni ha riaperto la stagione venatoria e come ogni anno sono subito giunte le prime testimonianze di crudeltà e illegalità.
Una volpe impiccata nel Lodigiano, diversi cacciatori denunciati per aver ucciso specie protette, una donna colpita da un pallino mentre era in auto, diversi cacciatori multati perché sparavano troppo vicino alle abitazioni.
Tra le tante vicende giunge anche quella di un gheppio, specie protetta, impallinato e trovato agonizzante nel Bresciano dalle guardie volontarie del WWF. Purtroppo l’animale è morto tra le mani dei volontari. Una morte lenta, fatta di sofferenza e solitudine, così come è sempre accaduto e accadrà a migliaia, milioni di animali. Feriti dai pallini, ma ancora in vita, cercheranno di scappare, poi sfiniti si lasceranno morire.

Cadaveri impallinati, pieni di piombo. Verranno divorati, insieme ai pallini, da altri animali o, se recuperati dai cacciatori, verranno mangiati dall’uomo, insieme ai residui di piombo che inevitabilmente rimarranno nella carne. I colpi andati a vuoto, invece, spargeranno pallini ovunque nel suolo o in acqua con alte probabilità di essere ingeriti soprattutto dagli uccelli che li scambieranno per semi o sassolini (utili per frantumare il cibo nello stomaco e favorire la digestione). Così oltre ad una vita spezzata per diletto, si aggiunge l’avvelenamento dell’ambiente e di altri esseri viventi.
Il piombo infatti è un metallo pesante altamente tossico, ha effetti gravissimi sull’ambiente in quanto inquina le acque, viene assorbito dalle piante e può danneggiare il ciclo ecologico degli organismi che vivono nel terreno (batteri e invertebrati). Ha effetti devastanti sugli animali in quanto può causare sterilità o morte col rischio di portare addirittura le specie meno prolifiche all’estinzione.

Per dare meglio l’idea dell’impatto che ha la caccia, ci vengono in aiuto i dati della stagione venatoria 2005/2006 della provincia di Brescia dove secondo le stime sono state disperse nelle aree di caccia tra le 40 e 60 tonnellate di piombo, per una media di 2kg a cacciatore. Ben 10.000 tonnellate su tutto il territorio nazionale. Studi sugli uccelli acquatici dimostrano che la percentuale di individui con presenza di pallini nel corpo sia molto elevata, tra l’11 e il 43%.

Attualmente la legge in Italia non è abbastanza efficace per fermare l’inquinamento da piombo, infatti i divieti di utilizzo dei proiettili in piombo valgono solo per le zone speciali di conservazione (ZSC) e nelle zone di protezione speciale (ZPS), ovvero le zone umide (fiumi, laghi, ecc.). Divieti che però non sempre vengono rispettati in Italia (e nemmeno all’estero).

Se in passato la caccia poteva essere un’attività necessaria per procurarsi del cibo, al giorno d’oggi è un’attività criminale, considerato tra l’altro che la maggior parte dei cacciatori agisce nell’illegalità.
A dimostrazione di questo giunge un’incredibile notizia da Malta, considerata la “patria” dei cacciatori. In seguito all’eccessivo bracconaggio, che ha causato l’ennesima strage di cicogne in fase migratoria, il Governo ha deciso di sospendere la caccia autunnale. Una scelta molto coraggiosa se si considera quanto sia forte la lobby dei cacciatori.

Alla luce di questi fatti non è affatto chiaro dove sia l’amore per la natura tanto proclamato dai cacciatori.

Fonte dei dati: Andreotti A., Borghesi F. 2012. Il piombo nelle munizioni da caccia: problematiche e possibili soluzioni. Rapporti ISPRA, 158/2012.