E se facessimo social eating?

Sappiamo tutti o quasi cos’è il couchsurfing , qui ne abbiamo parlato tanto e qualcuno lo ha anche sperimentato.
Sulla scia di quest’accoglienza gratuita, nasce un nuovo fenomeno del web, il food surfing  o social eating, letteralmente surfare sul cibo e socializzare mangiando.
Il concetto è lo stesso: ci si iscrive a community, si racconta qualcosa di sé e si creano o si partecipa ad eventi di social eating con menu stabiliti e qualcuno a piacere, si aggiungono infine i costi delle spese – che però non devono mai superare un certo limite.
Il piacere è quello  di mettersi alla prova ai fornelli come chef con idee a tema, condividere la casa con perfetti sconosciuti, ma tutelati dalle community. Fare amicizia oltre il web, oltre i social ma partendo proprio da questi strumenti. Il concetto stesso del social che si sdogana e serve solo come rete per aprirsi a nuove amicizie sempre più reali ed economiche.

Molte di queste community di food furfing  sono pensate per  i  turisti creando rete in oltre 56 paesi diversi, con una pagina in inglese/italiano, dedicata a tutti quelli che cercano una vera esperienza di cucina casalinga per poter toccare con mano il paese che visitano, aldilà dei ristoranti e ad un prezzo molto più accessibile. Un esempio di questi è NewGusto 

Ma la prima nata è l’iniziativa “Cene Romane”, una community di social eating  tutta dedicata alla Capitale, rivolta nello specifico ai turisti.  Si decide in quale quartiere si preferisce mangiare, a che prezzo, e si viene ospitati da un romano doc: in fondo esiste un altro modo per assaggiare  un piatto di trippa o i bucatini all’amatriciana dal sapore più autentico? L’iniziativa poi comprende anche visite guidate per la città, insomma un servizio a tutto tondo che permette di scoprire la cultura del luogo in ogni suo aspetto.
Cosa ci guadagna il cittadino? Condivisione, crescita, conoscenza e scambio culturale e la possibilità di fare nuove amicizie, da coltivare magari anche in un altro paese.

Troviamo poi altri esempi di social eating,  in chiave più festaiola, come Kitchen Party  e pensiamo ai ragazzi che fanno l’Erasmus o che vivono in un paese nuovo e hanno voglia di conoscere, sempre in chiave low cost, nuove persone in un clima di grande mescolanza di culture.

Infine c’è chi è riuscito a dargli una profonda connotazione culturale e di conoscenza, come “Le Cesarine” progetto  antesignano del social eating che nasce dall’idea  della sociologa Edeferia Diallo,docente dell’Università di Bologna, che con il Patrocinio  del Ministero delle Politiche Agricole ha creato quest’associazione  senza scopo di lucro in cui le massaie tramandano i sapori del luogo in cui vivono.
Gli incontri che si tengono a turno nelle varie case degli associati richiedono un contributo per ogni singolo evento per non gravare sulle spese dalla massaia e prevedono un numero ristretto di partecipanti, massimo 6 per volta.
E’ un progetto che rientra nel concetto dell’home food: raccontare le città della penisola attraverso la loro tradizione culinaria. Un progetto quanto mai in linea con il percorso dell’Expo che sa unire tradizioni millenarie, storia ad un concetto moderno di incontrarsi a tavola.

econote e social eating

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