Agnello a Pasqua. Mangiarlo è davvero una tradizione cristiana?

Foto di Catherine Stockinger da Pixabay

Ogni anno oltre 3 milioni di agnelli e capretti vengono uccisi per il consumo umano con un picco di 400 mila nel periodo Pasquale. Per soddisfare questo incremento è lecito pensare che gli allevatori e macellai non rispettino tutte le norme e prassi per ridurre la sofferenza di questi animali come peraltro documentato in diversi video.
Una festa religiosa, celebrazione della resurrezione e della vita, può essere causa di così tanta e ingiusta sofferenza?

Per quanto ci siano notizie contrastanti sul consumo dell’agnello, l’Associazione Cattolici Vegetariani, forte del fatto che la religione cristiana non si fondi sul sacrificio animale e si basi su sentimenti di amore e compassione per ogni essere vivente, sostiene che la vera Pasqua, essendo celebrazione della vita, sarebbe un controsenso festeggiarla con la morte degli agnelli. Il vero Agnello di Dio non sarebbe l’agnello, inteso come animale, ma Gesù Cristo. La vera Pasqua cristiana quindi, secondo i Cattolici Vegetariani, si festeggia nella gioia e nella preghiera, rispettando la Creazione del Signore. L’unico agnello di cui dovremmo cibarci a Pasqua dovrebbe quindi essere l’eucaristia.

A supporto di questa tesi ci sono le parole di Papa Benedetto XVI che, nell’Omelia del 5 aprile 2007, sostenne che Cristo non seguì il rituale ebreo di mangiare agnello: (…) San Giovanni Crisostomo, nelle sue catechesi eucaristiche ha scritto una volta: Che cosa stai dicendo, Mosè? Il sangue di un agnello purifica gli uomini? Li salva dalla morte? Come può il sangue di un animale purificare gli uomini, salvare gli uomini, avere potere contro la morte? Di fatto – continua il Crisostomo – l’agnello poteva costituire solo un gesto simbolico e quindi l’espressione dell’attesa e della speranza in Qualcuno che sarebbe stato in grado di compiere ciò di cui il sacrificio di un animale non era capace. Gesù celebrò la Pasqua senza agnello e senza tempio e, tuttavia, non senza agnello e senza tempio. Egli stesso era l’Agnello atteso, quello vero, come aveva preannunciato Giovanni Battista all’inizio del ministero pubblico di Gesù: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!” (Gv 1,29). Ed è Egli stesso il vero tempio, il tempio vivente, nel quale abita Dio e nel quale noi possiamo incontrare Dio ed adorarlo. Il suo sangue, l’amore di Colui che è insieme Figlio di Dio e vero uomo, uno di noi, quel sangue può salvare. Il suo amore, quell’amore in cui Egli si dona liberamente per noi, è ciò che ci salva. Il gesto nostalgico, in qualche modo privo di efficacia, che era l’immolazione dell’innocente ed immacolato agnello, ha trovato risposta in Colui che per noi è diventato insieme Agnello e Tempio. (fonte: www.vatica.va)

Foto copertina: www.enpa.it