Il riciclo dei Pfu

Nello scorso intervento abbiamo definito cosa sono i Pfu https://www.econote.it/2015/03/26/pfu/ acronimo che identifica gli Pneumatici Fuori Uso. Abbiamo quindi introdotto un tema importante come quello del riciclo dei Pfu.

Ma come vengono raccolti e successivamente trattati i Pfu? L’apparato legislativo italiano, con l’entrata in vigore del decreto 11 aprile 2011 n.82, ha definito la struttura che ne disciplina la gestione al fine di “ottimizzarne il recupero, prevenirne la formazione e proteggere l’ambiente”.

Gli elementi fondamentali della normativa possono essere sintetizzati nei seguenti punti:

  • Responsabilità del produttore e dell’importatore di pneumatici che sono tenuti a raccogliere e gestire annualmente una quantità di Pfu (di qualsiasi marca) almeno equivalenti alle quantità di pneumatici che hanno immesso nel mercato nazionale del ricambio nell’anno solare precedente;
  • Possibilità di istituire strutture di natura consortile per adempiere al punto precedente;
  • Obbligo di indicare, in tutte le fasi di commercializzazione dello pneumatico nel mercato di ricambio, il contributo ambientale necessario per la gestione degli Pfu, differenziato per diverse tipologie previste per legge (sulla base dei veicoli utilizzatori).

E dove dobbiamo conferire i Pfu? I punti di raccolta di questa tipologia di rifiuto che, nella quasi totalità di casi viene considerato speciale (vengono esclusi i Pfu abbandonati sul suolo pubblico che rientrano quindi nei rifiuti urbani) sono rappresentati dai gommisti, officine, demolitori di veicoli, attori principali del mercato di ricambio degli pneumatici.

Una volta raccolti i Pfu, la fase di gestione, finanziata dal contributo ambientale, prosegue fino al trasporto all’impianto di trattamento finale. Qui il PFU può essere avviato ad un duplice percorso di recupero: di materiale e di energia.

Granulato di pfu
Granulato di pfu

Per quanto riguarda il recupero di materiale, una volta ridotto a granuli di svariate dimensioni, le destinazioni d’uso più frequenti sono: asfalti modificati, superfici sportive, materiale per l’isolamento, arredo urbano, pavimenti e manufatti, opere di Ingegneria Civile (barriere insonorizzanti, barriere anti-erosione, stabilizzazione di pendii, protezioni costiere, …) e ulteriori altri scopi.

Il recupero di energia (possibile grazie all’elevato potere calorifico del Pfu, pari a quello del carbone), avviene soprattutto nei cementifici, nelle cartiere (dove viene impiegato come cippato da PFU, in parziale sostituzione di legno di scarto e corteccia), in impianti di produzione di calce e in centrali termoelettriche, sempre come combustibile.

Come per diverse tipologie di materiale non più utilizzato, anche i Pfu, indipendentemente da quanto finora detto, possono essere utilizzati per realizzare elementi di il riciclo creativo, come si può osservare qui https://www.econote.it/2014/08/21/5-splendidi-esempi-di-riciclo-creativo/ .