Inuit a Strasburgo per difendere la caccia alla foca

Da alcuni anni l’Europa ha assunto una posizione molto decisa sulla caccia alla foca. Una delegazione di Inuit però si è recata a Strasburgo per ribadire che questa pratica è ecologicamente sostenibile e autorizzata dalla legge. Il sit-in all’entrata del Parlamento Europeo è stata anche l’occasione per far assaggiare tipici prodotti gastronomici, come fegato di foca o bistecche di foca alla griglia.

Sulla questione ci sono però voci discordanti. Gli Inuit sostengono che non ci sarebbe nessun rischio di estinzione per le foche. Dello stesso avviso anche molti biologi marini, i quali stimano che la caccia potrebbe anche triplicare senza avere alcun impatto sull’ecosistema. Le associazioni animaliste riportano però dati che dimostrerebbero il contrario, oltre a denunciare la crudeltà e la ferocia contro questi animali. La LAV ricorda che, secondo l’ultima rilevazione Eurispes “Rapporto Italia 2015″, gli italiani sono contrari all’uccisione di animali per la produzione di pellicce. Sono numerose inoltre le proteste dell’ENPA davanti alla sede dell’ambiasciata canadese a Roma per dire basta all’uccisione delle foche.

Gli Inuit hanno in più occasioni ricordato che questa pratica, oltre ad avere forti connotazioni culturali, sostiene l’intera economia della Groenlandia. Solo nelle regioni meridionali infatti è possibile coltivare qualcosa e così in molti villaggi la foca, che gli abitanti provvedono a cacciare loro stessi, rappresenta un bene di consumo primario. Gli Inuit sono penalizzati anche per la commercializzazione delle pelli di foca, il mercato è entrato in crisi dopo che Federazione Russa, Kazakistan e Bielorussia si sono unite all’Europa mettendo al bando le pellicce di foca.

Anche se sono lontani migliaia di chilometri dall’Europa, gli Inuit si sentono schiacciati da una globalizzazione di valori che non gli appartengono. Alla luce di diritti e di principi che vengono definiti universali, le loro pratiche sono considerate crudeli. Il loro attuale sistema socio-economico è messo in crisi da un Occidente che non accetta questo aspetto della loro cultura.