Le case dell’acqua: un modo di bere ecologico

Le case dell’acqua sono dei piccoli chioschi automatici, installati in numerosi comuni italiani, che distribuiscono acqua potabile ai cittadini.  Sono ormai diffuse in tutto il Paese, e aumentano sempre di più, in particolare nelle zone settentrionali.

Questo investimento comunale comporta sicuramente indubbi vantaggi alla popolazione che ne usufruisce. Innanzitutto l’acqua viene distribuita gratuitamente oppure a prezzi nettamente inferiori rispetto a quella imbottigliata, con un risparmio economico considerevole per i consumatori.Il vero obbiettivo di queste installazioni è però la sensibilizzazione al risparmio di plastica e di energia, basta infatti veramente poco per fare una grande differenza: prendere 300 000 litri di acqua dal chiosco dell’acqua, piuttosto che acquistarli confezionati permette, infatti, di risparmiare 200 mila bottiglie di plastica, 380 kg di CO2 per la produzione e 7.800 kg di CO2 per il trasporto. Ovviamente il risparmio è veramente valido se la nostra casetta dell’acqua è posizionata vicino a casa, facendo diversi km in automobile per raggiungerla si rischia di ridurre il risparmio di co2.

Possiamo considerare queste nuove installazione come delle moderne fontane, sicuramente architettonicamente meno suggestive, ma sicuramente più funzionali, restando comunque un luogo d’incontro e di coesione per la comunità.
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Le casette dell’acqua distribuiscono semplice acqua comunale (la stessa che esce dai nostri rubinetti) ma con un sistema di filtrazione e affinazione organolettica prima dell’erogazione, e con la possibilità di addizionare anidride carbonica per avere acqua frizzante.

Per legge l’acqua dei rubinetti è potabile, infatti viene controllata con frequenza periodica, e i risultati delle analisi sono pubblici, ma allora perché molti non si fidano a berla? Suggestioni pubblicitarie o magari perché non in tutti i paesi le tubature e gli acquedotti sono in condizioni ottimali, di conseguenza l’acqua,  una volta giunta nelle nostre case, in alcune zone appare con colorazioni o con odori non proprio invitanti.

I distributori comunali di conseguenza rappresentano un’ottima soluzione a questa problematica, in particolare per chi non può permettersi  un sistema di filtrazione casalingo.

E’ importante però sottolineare che in questo caso stiamo parlando di acqua potabile ma non di acqua minerale: sono due prodotti con caratteristiche diverse.

Per legge le acque minerali sono  “le  acque  che,  avendo origine da una falda o giacimento sotterraneo, provengono  da  una  o più sorgenti  naturali  o  perforate  e  che  hanno  caratteristiche igieniche particolari e, eventualmente,  proprietà  favorevoli  alla salute., e si distinguono dalle ordinarie  acque potabili per la purezza originaria e sua conservazione, per il tenore in minerali, oligo elementi o altri costituenti ed, eventualmente, per taluni loro effetti. Esse vanno tenute al riparo da ogni  rischio  di inquinamento” (d.lgs. 176/2011, art. 2).

Mentre l’acqua del rubinetto può provenire da origini diverse, può avere già in natura buone caratteristiche o può subire diversi trattamenti per migliorare la sua qualità. Hanno un residuo fisso sicuramente molto diverso dalle acque commercializzate, che possono avere una grande quantità di sali minerali o al contrario ne possono contenere molto pochi, a seconda delle preferenze del consumatore. Quindi, fatta eccezione per le persone che hanno esigenze particolari per la propria dieta l’acqua del rubinetto è assolutamente ottima da bere.

Le casette dell’acqua per le nostre amministrazioni sono un bell’investimento (circa 15 mila euro più le opere di manutenzione), ma  permettono un risparmio notevole  per il portafogli e soprattutto per l’ambiente.