Ecologia profonda, antispecismo e natura, un po’ di chiarezza

Ecologia profonda, antispecismo, natura, quale vi fa più paura?

Sempre lieta di assistere a nuove manifestazioni di solidarietà, vorrei porre l’attenzione sul recente caso di affezione reciproca tra le opinioni di FederFauna e Espresso in materia di natura, animalismo ed ecologia.

Sarà stata la comparsa dei panini vegani nei fast food, lo scricchiolio irritante della pelle sintetica o un cane che ha fatto alzare una signora su un pullman per sedersi -chi lo sa-, sappiamo solo che qualcosa è andato storto e ha indotto alla produzione di articoli che fanno confusione su temi sociali e ambientali.

 

Gerarchia naturale vs ecologia profonda

La gerarchia per la quale il minerale serve al vegetale, il vegetale all’animale e tutti e tre servono alla creatura razionale che è l’uomo” per FederFauna, che fa sue parole di un presbitero, è minata dal mostro dell’ecologia profonda, che fa spendere un sacco di soldi per salvare gli animali al posto di un essere umano.

L’ecologia profonda non c’entra nulla con la distribuzione di risorse economiche e umanitarie e le decisioni politiche prese per rispondere alle emergenze di cui siamo spettatori e talvolta conniventi. L’ecologia profonda auspica un’etica che si muova nell’interesse dell’intero ecosistema e ben volentieri risparmierebbe il denaro destinato ad armamenti e folli dissidi umani in favore di una convivenza sostenibile.

Un passo fuori dall’antropocentrismo è anche un passo fuori dallo stereotipo dell’individuo cui tutto il resto dell’esistente debba essere sottomesso per natura.

Quando si parla di gerarchia naturale con un brivido mi viene in mente l’ordine ritenuto anch’esso naturale che un tempo e tutt’ora stabilisce che la donna è inferiore all’uomo, l’ebreo all’ariano, il nero al bianco e chi più idiozie ha, più ne metta.

Immagine realizzata da FederFauna. Tutti i diritti a loro riservati.
Immagine realizzata da FederFauna. Tutti i diritti a loro riservati.

Dovrebbe essere vergognoso far leva su disgrazie per tirare acqua al proprio mulino senza la minima cognizione di causa, così come l’asservimento di qualsiasi credo religioso ai fini di una Confederazione Sindacale che “tutela gli interessi sociali, morali ed economici di tutte le persone e le imprese che operano in tutte le attività connesse agli animali“.

 

Antispecisti brutti e cattivi

In un articolo di Espresso che all’inizio avevo scambiato per ottima satira da gustare affianco a tè e pasticcini cruelty free, gli antispecisti sono dipinti come una branca estremista dell’animalismo, politicamente schierata a destra ma anche anarchica (?), riottosi e pericolosi detrattori dello statuto superiore dell’uomo.

L’antispecismo non imporrà mai il primato di uno stambecco sull’essere umano, proprio perché l’antispecismo è volto a demolire lo schema di pensiero secondo cui ci sia qualcuno che venga prima e qualcuno che venga dopo, chi ha diritto a vivere e chi no. Inoltre il meccanismo alla base di tutte le discriminazioni è il medesimo e pensando legittimo frustare un elefante in un circo le foraggeremo tutte. L’antispecismo non è riducibile ad un atto di violenza, gli antispecisti non cibano le meduse per far ustionare loro più bambini, sono persone che quotidianamente sostengono l’esigenza di sorpassare la creazione di esseri di serie A e di serie B.

Violenta antispecista colta sul fatto. Foto di Marji Beach.
Violenta antispecista colta sul fatto. Foto di Marji Beach.

Allegato all’articolo vi è un sondaggio sull’opinione degli italiani in merito al rapporto con gli animali. FederFauna non ha tardato a volgere a suo pro il sondaggio con una fine analisi matematica che certifica il maggior numero di non animalisti,  quindi la fondatezza delle loro ragioni. Nell’articolo, che trovate qui, cacciatori e i circhi sono una fortuna e pratiche insostenibili come allevamenti intensivi diventano un toccasana per l’ambiente.

C’è un po’ di confusione. Se per di più gli articoli non sviscerano le questioni etiche che calunniano diventano tante le illazioni. Imperdonabile quando si tratta di vita, di qualsiasi specie o dell’ecosistema.