Riscoperta della canapa: il futuro è nel passato anche a Expo 2015

Circa un secolo fa l’Italia era uno dei centri più importanti per la produzione della canapa: quella che oggi potrebbe sembrare una frase a effetto, vista la poca conoscenza degli usi di questa pianta molto versatile e oggi associata solo alle droghe leggere, era poco più di cento anni fa un vanto molto importante per il nostro Paese.

Infatti la canapa ha da sempre presentato innumerevoli vantaggi rispetto a moltissime altre fibre che oggi adoperiamo quotidianamente, sia a livello economico che di impatto ambientale. Come spesso accade, un prodotto di livello superiore e dai costi più contenuti, deve cedere il passo a elementi sostitutivi più costosi e soprattutto che hanno un impatto negativo sull’ambiente.
È il caso della bistrattata canapa, che a causa della forte campagna denigratoria nata in America negli anni Quaranta, fu messa al bando in quanto sostanza psicoattiva e dannosa per la salute. Questo favorì i maggiori concorrenti della canapa per uso industriale come ad esempio i produttori di carta tradizionale, che vedevano il proprio potere economico insidiato dai molteplici usi della canapa, anche come supporto per la stampa dei giornali.

In occasione di Expo 2015 arriva però un segnale importante per l’inversione di tendenza nella considerazione della canapa per usi industriali e tessili, visto che oltre 25 mq del Parco della biodiversità di Expo sono dedicati proprio alla canapa.

Gli usi della canapa sono pressoché infiniti: ci si possono ricavare fibre tessili, elementi per la bioedilizia, strumenti per la stampa 3d, biocarburanti e bassissimo impatto ambientale, prodotti per la cosmetica e farmaci.

Tra gli usi più importanti di cui si dibatte nell’ultimo periodo c’è proprio l’uso medico della marijuana ottenuta da semi di CBD, che nel nostro Paese viene già coltivata in Toscana, sotto la tutela dello Stabilimento Farmaceutico militare di Firenze, anche se ancora in modo molto ridotto rispetto alle potenzialità del farmaco. Su questo tema è intervenuto Paolo Poli, Direttore del reparto di terapia del dolore dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa: “Primo, alcune patologie sono escluse dalla legge, penso alla fibromialgia. Secondo: molti dottori si rifiutano di prescriverla. Terzo: manca la materia prima, bisogna produrre di più e farlo in Italia, basta con l’importazione”.

Tutta la penisola italica sembra ora interessata a far ripartire la coltivazione della canapa per le attività produttive e non sono mancati interventi importanti a favore di quest’attività: “Si intende individuare nella produzione di canapa da uso industriale lo strumento di riscatto economico e sociale di quei terreni adiacenti agli impianti, che oggi pagano il prezzo più salato delle operazioni estrattive, che rendono i suoli poco idonei alla produzione di colture destinabili all’uso umano e animale. Questa coltura dai molteplici usi industriali cresce in un’ampia superficie differente per suoli e climi, sopporta le gelate e può essere piantata nello stesso terreno per diversi anni” ha dichiarato Gabriele Avigliano, componente del Direttivo Regionale e Giunta Nazionale di Agia.