E’ tutto pomodoro italiano?

Settembre tempo di programmazione tv e tornano i programmi a cui tutti siamo affezionati, tra cui le immancabili Iene. Programma satirico giornalistico che si occupa spesso di frodi ai consumatori. Nel corso della puntata del 27 settembre è andato in onda un servizio di Silvia Toffa  in cui si spiegava cosa ci fosse nel barattoli e nelle conserve del prodotto più “made in Italy” di tutti, il pomodoro.
Per chi non l’avesse visto,  nel servizio si mostrano dei le aziende che producono pelati, sughi di pomodoro pronti,  concentrati, che etichettati come prodotto italiano, prendono in realtà il concentrato dalla Cina e lo diluiscono.  La giornalista arriva sino in oriente per mostrarci come viene prodotto questo concentrato e chi l’acquista.  Il giro arriva fino a dei produttori cinesi i quali affermano che l’unica cosa che conta ai produttori italiani è abbassare il più possibile il prezzo del concentrato,  al punto da taroccare le analisi e  i controlli sanitari, e raccontando che sono tantissime le aziende italiane, tra cui anche una napoletana (senza mai fare nomi) che acquistano il loro prodotto che -parole loro- neppure un cinese mangerebbe, ma che ai  palati italiani, con i dovuti aggiustamenti risultano ottimi.

Come accadde già per altri programmi in cui si raccontavano le frodi alimentari e i danni per i consumatori, anche questo servizio ha scatenato non poche polemiche  e dapprima sulla veridicità del servizio. Nel dibattito è  intervenuta anche la  Coldiretti.  Secondo l’ente spetta al Parlamento prima ed alla Magistratura poi,  fermare l’inganno del pomodoro cinese spacciato per italiano. E’ la stessa cooperativa di agricoltori che  ha segnalato  dal 2011 l’aumento del 17 per cento delle importazioni di concentrato per un totale di 113 milioni di chili, pari a l 15 per cento della produzione di pomodoro fresco italiana destinato alla trasformazione.  

Noi come sempre non ci sentiamo di dirvi se il servizio delle Iene era vero o falso, fatto vero che è che frodi alimentari esistono e che è una parte del nostro pomodoro che arriva sulle nostre tavole viene importato dalla Cina e da altri paese.
La legge che tutela il consumatore nella scelta consapevole del prodotto è il Decreto del 2006 del Ministero delle Politiche agricole  afferma che  l’etichettatura del pomodoro, deve essere indicata la

1) zona di coltivazione del pomodoro fresco utilizzato
2)  la zona effettiva di produzione del pomodoro 
3) lo Stato ove il pomodoro fresco e’ stato coltivato

Tra l’altro la legge permette di inserire il marchio Made in Italy per un prodotto  il cui  processo di lavorazione avviene in Italia (pastorizzazione e aggiunta di acqua e sale), processo che – secondo la normativa doganale – è  da considerarsi  “lavorazione sostanziale” (prevedendo l’aggiunta di altri ingredienti e la lavorazione). Ovviamente apporre il marchio “Prodotto in Italia” con tanto di bandierina tricolore  può essere usato per attrarre il consumatore che veloce e distratto, che venendo la bandiera tricolore riconosce come prodotto nostrano.

Quello che vi consigliamo come sempre è di leggere con attenzione le etichette, anche nelle sue parti più piccole, esistono delle regole che vi abbiamo spiegato e che è bene tenere in mente quando si fa la spesa.

Per il resto buon pomodoro a tutti!