Idrocarburi e ambiente: chi studia dai libri e chi dal web

Un’immagine forte. Forse raggelante.

idrocarburi_e_ambiente
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Il petrolio è rappresentato come un male nero che inquina e distrugge persino il nostro corpo. Forse anche voi la pensate così. Anche voi siete tra coloro che pensano che gran parte dei mali del nostro amato territorio venga dagli idrocarburi e da chi ci lavora.

Siete davvero convinti che, in Italia, siano le estrazioni di petrolio e gas a inquinare l’ambiente e danneggiare il territorio? Beh, allora forse dovreste cambiare idea. Non lo dico io, lo dicono i dati.

È stato presentato da poco il nuovo rapporto ambientale di Assominearia, un documento che misura per filo e per segno l’impatto delle attività relative al settore oil & gas sull’ambiente in cui viviamo e i risultati sono per lo meno sorprendenti. Siamo molto lontani dall’immagine qui sopra.

La situazione generale nel 2014 è stata stazionaria, infatti, sia per le notevoli pastoie burocratiche che rallentano il rilascio dei permessi, sia per la continua opposizione degli ambientalisti che producono queste immagini, la produzione di petrolio e gas l’anno scorso è rimasta stabile, nonostante le potenzialità delle risorse del nostro sottosuolo sarebbero ben altre.

Tuttavia c’è una buona notizia, perché la sicurezza energetica del nostro paese è aumentata, dato che l’import di idrocarburi dall’estero è passato dall’85% al 75% del totale, anche grazie alle iniziative intraprese per migliorare l’efficienza energetica e allo sviluppo delle fonti alternative. E questa può solo essere una buona notizia, dato che le tragiche notizie di questi giorni ci dimostrano continuamente quanto la dipendenza dall’estero e da certi paesi produttori di petrolio sia pericolosa per noi.

In totale l’industria degli idrocarburi riesce a coprire il 12% del fabbisogno nazionale di gas e il 10% di petrolio e garantisce un posto di lavoro a 13.000 persone, che potrebbero aumentare se venissero sbloccati i progetti in attesa.

Ma alla fine quanto impatta sull’ambiente la filiera di esplorazione e produzione di petrolio e gas? Meno degli anni precedenti, grazie alla “maniacale” attenzione alle tematiche ambientali e alla sicurezza. Nonostante il fabbisogno di energia degli impianti di esplorazione e produzione nel 2014 sia aumentato del 4,3%, le emissioni di gas serra sono diminuite del 13%, grazie all’autoproduzione di energia negli impianti e al ricorso a fonti alternative. Un bel risparmio direi.

Allo stesso tempo la quantità di gas disperso nell’atmosfera e bruciato nel “flaring” (quelle fiaccole che si vedono sempre nelle foto) è la più bassa di tutta Europa.

Vogliamo parlare del consumo di acqua, la fonte della vita per eccellenza? L’utilizzo di acqua dolce dal 2012 al 2014 è sceso del 6%, ma la cosa sorprendente è che addirittura il 66% dell’acqua utilizzata nelle varie operazioni viene trattata, depurata e poi restituita all’ambiente. Vorrei sapere quanta acqua usata in altri settori industriali (ma anche solo nelle fogne di città come Pescara) torna pulita all’ambiente.

Parlando di fogne, vogliamo citare la produzione di rifiuti? Quelli prodotti durante le operazioni di perforazione sono diminuiti del 14%, ma quelli considerati pericolosi sono diminuiti ancora di più, passando dal 6,7 ad appena l’1,6% del totale. Se non vi sembra un risultato rilevante, andate a chiedere a chi abita nella Terra dei Fuochi cosa pensa dei rifiuti tossici e cancerogeni che vengono quotidianamente sversati sul nostro suolo.

Insomma, chi inquina veramente l’ambiente italiano non è certo e soltanto l’industria degli idrocarburi.

 

La freddezza dei numeri lascia poco spazio alla fantasia e ai dubbi, a differenza alla violenza delle immagini e dei pregiudizi. I numeri non mentono, sono verificati e certificati. Pensateci, la prossima volta che condividerete certe foto su Facebook.