Food Marketing: cibo e solo cibo?

“Il marketing è un ramo dell’economia che si occupa dello studio descrittivo del mercato, dell’analisi e dell’interazione del mercato con gli utilizzatori finali, gli utenti. Al termine si accosta una partecipazione attiva, cioè interazione da patte del mercato e delle imprese.” Philip Koteler

Il cibo però non è un prodotto di marketing come tutti gli altri,il food marketing è un ramo a se, con regole diverse e richiede analisi diverse. Ma perchè? Essendo il cibo connotato di  profondi aspetti psicologici, culturali, antropologici, simbolici e anche affettivi. Quando si acquista un prodotto alimentare inconsciamente si tiene conto di tutti questi fattori, oltre che al soddisfacimento delle proprie necessità ( quello che manca nel frigo sostanzialmente).
In particolare nel mercato estero spesso viene venduto un prodotto che si associa alla tradizione italiana, ma che non ha alcuna attinenza con le abitudini alimentari del nostro paese. Faccio un esempio: le famose fettuccine Alfredo, spacciate per i ristoranti di mezzo mondo come italianissime, noi  non ne  sappiamo neppure l’esistenza. Stesso discorso per spaghetti e midbollas ( spaghetti e polpette) in voga nei ristoranti USA, da noi nessuna massaia della domenica si sognerebbe di preparare un ammasso duro, enorme con 10 spicchi di aglio e condimenti vari e pizzarlo su un piatto di spaghetti anemici.

Ma quali sono le scelte concrete che influenzano l’acquisto?

Ci sono diversi fattori che influenzano la scelta all’acquisto dei prodotti alimentarti, consumatori che sono sempre più consapevoli, informati, attenti: trasparenza, tracciabilità, cibi energizzanti e legati al benessere i così detti pharma food ( pensate due secondi agli Actimel per la pressione, il cuore, l’intestino etc…) in opposizione al junk food , ma anche i prodotti “senza” senza glutine, senza lattosio, senza grassi etc perchè sempre di più sono le intolleranze e allergie alimentari.

Un’altro dei trend del mercato alimentare, e non solo, è la personalizzazione: non è infatti un caso che moltissime aziende alimentari attraverso i social network consentano ai propri consumatori di scegliere il prodotto che desiderano veder commercializzato. E’ un caso esemplare la Fileni che con il suo progetto di Fileni Lab ha lanciato un  simpatico gioco online in cui i consumatori votavano il piatto che l’azienda avrebbe poi prodotto; la scelta è ricaduta sul pollo alle mandorle ( non a caso abbiamo parlato di voglia di internazionalizzazione).  Altre aziende sempre attraverso un uso attento dei social network chiedono consigli, pareri sul processo di produzione degli alimenti. Coca cola, ma anche Nutella che etichettano barattoli e lattine con nomi e frasi, saluti in dialetto. Per un mercato che si mostra sempre più amico del consumatore, che sa entrare nelle sua casa e nella sua vita, grazie a quel potentissimo strumento di marketing che sono i social network. Infatti secondo alcune ricerche il trend degli argomenti più “cliccati” e discussi sui social è proprio il cibo e i marchi alimentari.

Non riuscite ad immaginarlo? Pensate quanti di voi prima di magiare postano una foto su Instagram, quanti prima di scegliere il ristorante di affidano al Tripadvisor, quanti spulciano le ricette su Facebook,  e guardano i tutorial su You tube? L’abbiamo fatto tutti  e questo le grandi aziende lo comprendo, lo  sfruttano, e ci giocano.

Perchè in fondo, il marketing altro non è che persuasione, imbroglio, magia.