Alla scoperta della Macchia Mediterranea nel Centro Direzionale di Napoli

L’agronomo Rino Borriello,propone che il patrimonio verde del CDN, composto quasi esclusivamente di piante mediterranee, possa svolgere un’importante funzione educativa e dialogica con la città, inserendosi a pieno titolo nel novero dei siti partenopei da visitare, in linea pure con il crescente richiamo turistico, per il quale Napoli è nota, da sempre, a livello internazionale.

L’agronomo Rino Borriello, propone che il patrimonio verde del CDN, composto quasi esclusivamente di piante mediterranee, possa svolgere un’importante funzione educativa e dialogica con la città, inserendosi a pieno titolo nel novero dei siti partenopei da visitare, in linea pure con il crescente richiamo turistico, per il quale Napoli è nota, da sempre, a livello internazionale

 

Di recente sono stati riaccesi i riflettori mediatici sul Centro Direzionale di Napoli (CDN)dove dal 22 al 24 aprile 2016 si svolgerà l’International Street Food Parade, un importante evento dedicato al cosiddetto cibo di strada e che, per la sua valenza internazionale, contribuirà ad incrementare il sempre più crescente flusso di visitatori della nostra città.

L’occasione mi permette di contribuire alla divulgazione della conoscenza di questo importante e singolare distretto della città partenopea e di tracciare considerazioni afferenti alla disciplina dell’Agronomia Urbana.

Per i non napoletani dirò che il Centro Direzionale di Napoli, progettato dall’architetto giapponese Kenzō Tange,  sorge nell’area immediatamente a ridosso della stazione di Napoli Centrale.

I suoi grattacieli spiccano sull’ex zona industriale di Napoli, costituendo l’unico complesso di grattacieli dell’Itala Meridionale ed appare come un’enclave di modernità in un’area degradata.  Ispirato a logiche di sprovincializzazione della città,fu completato nel 1995 ma, già da tempo,ha rivelato le sue enormi criticità, prima fra tutte la sua mancata integrazione con il resto della città.  Esso infatti, pur albergando importantissime sedi istituzionali, non viene vissuto dai cittadini con la familiarità che ci si sarebbe aspettata a seguito della sua inaugurazione. Ancora oggi, è un distretto cheresta come distaccato dalla matrice dei luoghi di assidua frequentazione da parte dei cittadini: è un elemento in disparte, nel quale recarsi in occasione di scopi utilitaristici.

La modernità formale, negli stili e nelle costruzioni, sono un evidente richiamo all’efficienza della contemporaneità, ma stride con il rapido disfacimento delle facciate dei palazzi, per le infiltrazioni d’acqua e per quant’altro denota una certa grossolanità nella realizzazione dei manufatti, corredati di marmi e di altri materiali costosi, ben armonizzati e senz’altro esteticamente pregevoli.

Kenzō Tange libera lo spazio ad uso dei cittadini, realizzandovi ali e piazze in cui muoversi liberamente. Egli legge lo spazio urbano come un’agorà in cui l’elemento costitutivo è la relazione umana e conferisce geometria assiale al disegno del CDN (Corbisiero F. 2013). Dei tre Assi lungo i quali si snoda l’intero complesso, quello centrale e superiore, l’Asse Verde è destinato esclusivamente alla viabilità pedonale.  Al di sotto di esso scorrono due arterie stradali di collegamento, al lato delle quali sono collocati i parcheggi interrati.

Il pensiero concettuale di Tange è chiarito dalle sue stesse parole: “grazie alla separazione tridimensionale tra traffico veicolare e pedonale, questo centro si configura come una vera e propria città pedonale, ricca di giardini, fontane, panchine, portici ed opere d’arte che restituiscono le caratteristiche favorevoli all’incontro umano ed allo sviluppo di una perduta socialità” (Tange K. 1995)

Ci si sarebbe potuto attendere un arredo verde di stampo avveniristico, con l’inserimento di specie esotiche alloggiate in particolari strutture bioclimatiche, invece no, il verde del CDN è costituito interamente da piante mediterranee cui si aggiungono specie quali il Pittosporo (Pittosporumtobira) che, per l’antichissima introduzione nei nostri ambienti costieri, viene quasi considerato “di casa”. D’altra parte, la definizione di questi spazi concepiti in un’ottica di liaison fra il tessuto urbanizzato ed il richiamo all’ambiente naturale pre-insediativo, non poteva che far ricadere la scelta progettuale sulla tipologia specifica della vegetazione dei nostri luoghi: la Macchia Mediterranea.

Credo che, con questa scelta, si volesse anche dare un saggio di sviluppo urbano di stampo ecologico, o meglio ancora sostenibile, inquadrato come un processo permanente in cui gli obiettivi ecologici, spaziali e sociali fossero coordinati reciprocamente su un piano di pari dignità. Ed è stata una scommessa vinta, nonostante che all’indomani dell’inaugurazione, furono espressi anche pareri molto negativi sull’inserimento di queste specie negli spazi verdi del CDN.

Si era ancora in un periodo nel quale l’organizzazione del verde pubblico ricalcava gli schemi trionfalistici e retorici dei filari di Palme, o di quelli che sorprendessero per l’impiego di piante inusuali, in ossequio ai quali si sarebbe voluto vedere un verde meno “comune” in luoghi affatto comuni, quali il nuovo Centro Direzionale.

Non si era ancora affermata l’idea di Ecologia Creativa utilizzatrice anche di piante spontanee in qualità di verde ornamentale (Hitchmough, 2000) e, nonostante che i movimenti ambientalisti avessero già perorato tutte le cause dell’ecosostenibilità, i progettisti del verde urbano si rifacevano al perdurante e deleterio schema dell’albero confinato in una “classica” buca del manto stradale o al proporre stili e modelli di aiuole, più o meno belli e funzionali, ma includenti quasi sempre specie esotiche,  ritenute esteticamente più pregevoli delle specie autoctone.

Utilizzando le piante mediterranee, si è invece raggiunto l’obiettivo di creare un verde funzionale anche su suoli di scarsa qualità ed in condizioni di bassa manutenzione, con la conseguente diminuzione dei costi di gestione e il raggiungimento di una manutenzione sostenibile.

Il verde pubblico del CDN è strutturato quasi esclusivamente in situazioni di verde pensile, visto che al di sotto dei grandi Assi viari del Centro, scorrono altre arterie stradali con gli attigui parcheggi.

I progettisti, optando per l’utilizzo di piante mediterranee, non hanno però rinunciato a modellare le stesse in forme ed accostamenti tali da sottolineare l’artificialità dei luoghi e il loro stile moderno. Memori della grande tradizione del giardino rinascimentale e confacendola, per forme e volumetrie, ad un paesaggio avveniristico, i gruppi di piante sono stati disposti in sesto stretto a formare siepi che, opportunamente tosate e livellate a diverse altezze, formano delle quinte scenografiche sui maggiori punti prospettici.

Anche la scelta degli accostamenti fra specie con diverso cromatismo fogliare, appare molto efficiente sotto il profilo estetico e, nel conferire ricercatezza alle soluzioni formali, raggiunge l’obiettivo di creare strutture dotate di un’elevata rispondenza ambientale dove, con questo termine, intendo riferirmi sia alla composizione della vegetazione tipica della nostra area costiera, appunto la Macchia Mediterranea, sia all’ambiente antropico in cui essa, la Macchia, è stata collocata: un centro urbano dalla linee avveniristiche, i cui connotati di naturalità sono stati estremamente modificati dall’uomo.

Va detto tuttavia, che il successo dell’inserimento delle specie mediterranee nel CDN è stato anche favorito dalle condizioni urbanistiche dello stesso le quali, pur non potendo sottrarre le piante alla cappa dell’inquinamento cittadino, ne impediscono però l’esposizione diretta.

Immagino infatti che, interdetto alla fruizione veicolare, nel CDN si registrino concentrazioni più basse di inquinanti e che la qual cosa abbia certamente influito sulla risposta positiva, in termini di resistenza e di adattamento, delle piante. Infatti, la gran parte delle piante mediterranee risultano assai sensibili all’alterazione dei parametri ambientali che normalmente si riscontrano nelle città (BORRIELLO R. 2015). Fatta eccezione per Neriumoleandere Ligustrumlucidum, alquanto resistenti e perciò utilizzate molto spesso nelle alberature stradali, quasi tutte le altre specie si mostrano assai sensibili allo smog cittadino, accusando fenomeni di alterazione morfofisiologica in risposta alle aumentate concentrazioni dei PAN , dei Biossidi di Zolfo e di Azoto, derivanti dalla combustione di propellenti (gasolio e benzina) e di altri inquinanti quali i metalli pesanti  (Pb, Cd, Ni, Zn, Hg) derivanti, oltre che dalle stesse fonti di combustione, anche dall’usura degli pneumatici e dalla combustione degli olii minerali.  In sintesi, un’analoga risposta non si sarebbe registrata se le stesse siepi di piante mediterranee fossero state poste su altre strade di Napoli, intensamente trafficate, quali ad esempio via Marina o il Corso Umberto.

In linee essenziali, il verde del CDN è costituito da specie arbustive (Myrtuscommunis, Pistacialentiscus, Teucriumfruticans, Arbutusunedo, Ligustrumlucidum, Viburnumtinus, Phillyreaangustifolia, Hederahelix, Neriumoleander, Pittosporumtobira) cui si aggiungono poche specie arboree rappresentate da un numero limitato di soggetti (Olea europaea,Ceratonia siliqua, Quercusilex, Corylus avellana). Sono altresì presenti, sui terrapieni, esemplari di Pinus pinea e Pinushalepensis, nonché gruppi di Chamaeropshumilis. Va segnalata la sporadica presenza di specie non appartenenti alla Macchia Mediterranea, quali spalliere di Jasminumnudiflorum (Gelsomino di San Giuseppe) e siepi di Plumbagocapensis , nonché esemplari di Agave americana cv. Marginata e di Yucca spp. Non mancano casi di piante collocate per spontanea iniziativa di cittadini: Abies alba,Strelitzia reginae, Ficus elastica, Ficus benjamina, Lagerstroemia indica, e qualche specie di fruttiferi quali Prunus persica e Maluscommunis, nonché Agrumi quali il Limone (Citrus limon). In una delle aiuole della piazza centrale, qualcuno ha pure piantato un’Araucaria heterophylla, inconsapevole delle proporzioni che quest’albero assumerà nel tempo.

Questa tipologia di verde, alquanto rispettosa della biodiversità, raccogliendo gli esemplari di molte ed importanti specie della Macchia Mediterranea, risulta particolarmente utile a fini didattici per l’educazione ambientale, secondo quanto da me formulato con la proposizione del Giardino Scientifico Allargato (Borriello R. 2016).

Infatti, il CDN, facilmente raggiungibile e ben collegato con importanti reti viarie, può diventare anche mèta per visite guidate a portata di mano,volte alla conoscenza, se non della vera e propria composizione e struttura della Macchia Mediterranea (osservabile esclusivamente nell’ambiente naturale), almeno degli elementi della stessa, a beneficio degli studenti di scuole non attrezzate sotto il profilo del verde scolastico, visto che in molte sedi, mancando lo spazio indispensabile a siffatte composizioni, si possono istallare soltanto delle tabelle didattiche, che fungono da punto di partenza per itinerari didattici sul verde  presente in altre sedi della Città Metropolitana e, più in generale, negli ambienti naturali del nostro litorale (BORRIELLO R., FRAISSINET M., 1999).

È davvero auspicabile che il patrimonio verde del CDN possa svolgere questa importante funzione dialogica con la città, inserendosi a pieno titolo nel novero dei siti partenopei da visitare, in linea pure con il crescente richiamo turistico, per il quale Napoli è nota, da sempre, a livello internazionale.

Bibliografia:

  • BORRIELLO R. (2015), Note di riqualificazione urbana. FRATELLO ALBERO n. 2: 74-81;
  • BORRIELLO R. FRAISSINET M. (1999) Linee guida dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio per l’arredo a verde e la didattica ecologica delle aree prospicienti gli edifici scolastici di pertinenza dei comuni del Parco. Ed. PARCO NAZINALE DEL VESUVIO;
  • BORRIELLO R. (2016) Il Giardino Scientifico Allargato: per un nuovo verde scolastico. ECONOTE.IT
  • CERAMI G. (a cura di) (1994), Progettazione urbana e processi decisionali. Napoli: il nuovo Centro Direzionale e il Piano di Zona di Ponticelli, CLEAN, Napoli.
  • CORBISIERO F. (2013), Di terra e di vento. Per una pianificazione ecosostenibile del territorio,Carocci Ed., Roma.
  • HITCHMOUGH J.D., (2000) Establishment of cultivated herbaceous perennials in purpose-sown native wildflower meadows in south-west Scotland. Landscape and Urban Planning, 51: 37-51
  • TANGE K.  (1995) Al Forum “Realtà e prospettive del Centro Direzionale di Napoli” Ge.Se.Ce. Di Napoli
  • International Street Food Parade