archeologia

La storia in un piatto: l’archegastronomia

L’archeologia è la scienza che studia le civiltà e le culture umane del passato e le loro relazioni con l’ambiente circostante tramite la raccolta e l’analisi delle tracce e dei materiali che ci hanno lasciato.”
Le derivazioni di una scienza così ampia sono tantissime, si sviluppano allora in base ai vari concetti di studio, l’etnologia, la paleontologia, l’antropologia, e così via ed in questa matrice di ricerca continua, di ricostruzione accurata del nostro passato che nasce l’archegastronomia. Non proprio una scienza, ma una tendenza, che raccoglie sempre più studiosi  e diventa sempre più accreditata oltre che necessaria per una ricostruzione completa del nostro passato.

Il cibo non è solo nutrimento per il corpo, è anche cultura: racconta abitudini, stili di vita, cambiamenti climatici, guerre. Provare a ricostruire le abitudini alimentari di un popolo, dal vasellame usato per mangiare, al modo con cui si mangiava, fino agli alimenti utilizzati è interessantissimo per aiutarci a comprendere appieno la Storia. E’ questo che fa l’archogastronomia, racconta la storia dei cibi, o meglio ci svela cosa e come mangiavano nelle epoche precedenti. 

Studi accreditati hanno portato alla luce antichi gusti e tendenze alcuni abbastanza noti, come il garum romano. I romani infatti sono insieme ai Greci che tra le varie civiltà sono state quelle ad aver lasciato maggior traccia della loro alimentazione, scopriamo quindi che all’inizio nell’impero romano ci si nutriva per lo più di cereali, frutta, latte e formaggio. I cereali che crescevano in gran quantità nelle province soleggiare del regno servivano per preparare pane e semolini. Per le verdure venivano già coltivati porri, cipolle, aglio, ovviamente le olive e l’olio alimento usato in tutto il bacino del mediterraneo è infatti citato già nei testi dell’antico testamento e in Asia minore. Sappiamo con certezza che i romani non sedessero a tavola ma mangiassero distesi sui famosi triclini, meno noto è invece che ad usare i tavoli alti con delle sedute tutte intorno con schienali, le testimonianze di questo tipo risalgono ai popoli barbari del I secolo d.c.

Per quanto riguarda le bevande e la frutta nel Medioevo si era soliti consumarla cotta perché si pensava avesse proprietà indigeste mentre la carne viene considerata l’alimento che nutre di più, ed presente in questo periodo in tutte le classi sociali grazie all’uso della pastorizia e dell’allevamento. Tratto centrale del gusto medioevale è la complessità, cioè la tendenza a mettere insieme sapori diversi: “una cucina sintetica” che tende all’agro/dolce/piccante (come la mostarda cremonese che può essere considerata un “fossile” della cucina medioevale).

Tantissime sono le ricette che dalle epoche passate sono arrivate fino a noi che evolutesi ai gusti moderni sono delle vere e proprie leccornie, come la mostarda o la colatura di alici.

Tantissime poi le persone che per curiosità si avvicinano alla scoperta dei sapori storici, scoprendo e cercando piatti dalle origini antiche per scoprire gusti ed usanze nuove. Complice la tendenza al food eating e all’home restaurant associazioni, appassionati di cucina e archeologia si uniscono per riportare con matrici storiche piatti e sapori dal sapore veramente antico.