Mad Max: un futuro sempre più vicino?

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L’immaginario cinematografico ha spesso provato a raccontare i possibili scenari nei quali, in futuro, potrebbe vivere la razza umana. Spesso le immagini non sono affatto confortanti, l’organizzazione della società avrebbe un brusco cambiamento: le città così come le conosciamo scomparirebbero, gli uomini e le donne si riunirebbero in gruppi di piccole dimensioni in continua lotta tra di loro. In molti casi alla base di tutto questo ci sarebbe una cieca gestione delle risorse energetiche: l’ esaurimento delle fonti di energia non rinnovabile porterebbe un completo sconquasso.

Uno scenario fantascientifico? Qualche giorno fa un gionalista del Gardian, Ashley Seager, scrive un articolo dal titolo “Un mondo post-petrolifero diventa sempre meno fantascientifico. L’offerta cala e non c’è piano B “. Seager condanna il mondo ad uno scenario da Mad Max. Ma oltre a riproporre i soliti discorsi in merito, il giornalista menziona una ricerca della Global Witness (l’associazione non governativa che per prima ha richiamato l’attenzione sui “diamanti insanguinati”). I risulati dello studio mettono pesantemente il discussione la data del 2030, anno in cui  l’IEA ritiene probabile il picco dell’estrazione petrolifera, causata della depletion, dell’aumento della domanda cinese, scarse e difficili nuove scoperte. L’assenza del piano B è riferita ad  uno scarso implemento della così detta “rivoluzione rinnovabile”: la si prende con molta calma e proprio per questo è “disegnata a fallire”.

Mad Max inizia con  “…a few years from now“, sperando che non siano parole profetiche e che questo “futuro non troppo lontano” resti solo una trovata cinematografica.