Nicolai Carsten e il richiamo della natura

Nicolai Pioner II

L’esperienza a Napoli di Nicolai Carsten – l’artista tedesco che ha firmato il natale 2009 in piazza Plebiscito – non è stata delle migliori. Pioner II è stata al centro di polemiche e controversie. L’opera ha avuto vita difficile fin dall’inizio: le sognanti mongolfiere sospese in aria, considerate pericolose a cause del forte vento, sono state rimosse dalla piazza. L’artista però ha deciso di tenere fede all’accordo con la città lasciando le “fumarole”: enormi calderoni che dalle 17 alle 24 emettono fumo e rumori evocanti gli scoppi del Vesuvio.

Una istallazione ispirata dalla natura: gli umori del vulcano vengono rappresentati in tutto il loro vigore. Di forza quest’opera ne esprime anche troppa, o meglio, di rumore. Gli esercizi commerciali della zona (intorno alla piazza ci sono numerosi bar, basti ricordare tra tutti il celebre Caffè Gambrinus) e i residenti hanno protestato per il frastuono e hanno chiesto di abbassare il volume.

Forse anche per questo le associazioni ambientaliste denunciato il rischio di inquinamento ambientale, quello insomma prodotto dall’eccessivo rumore.

Il flop dell’istallazione – costata 500 mila euro –  viene vista da molti come il “requiem” dell’era Bassolino: un periodo di sfarzi e spreco che non hanno contribuito alla crescita della città di Napoli.

Ma dell’opera è però anche possibile cogliere un importante concetto di fondo: l’intenzione dell’artista era – probabilmente – quella di portare uno spaccato delle viscere magmatiche della città nel suo salotto buono. Rievocare la presenza di un sottosuolo vivo e energico. La storia geologica della regione e lo stretto legame col popolo napoletano.

Ma a quanto pare il messaggio non è arrivato a residenti e turisti, o almeno non è stato così incisivo da coprire il fastidio delle “fumarole”.