Biocarburanti: quando la benzina affama il mondo

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ActionAid, organizzazione internazionale impegnata nella lotta alla povertà, ha promosso una campagna di informazione e sensibilizzazione sull’uso dei biocarburanti. “Operazione fama” questo è il titolo dell’iniziativa. Qualche giorno fa, in pieno centro di Milano, gli attivisti della ActionAid, si sono improvvisati benzinai al servizio di un grosso distributore di biocarburante. Slogan della giornata: “Combatti insieme a noi i biocarburanti, il loro uso produce solo fame“.

Ma di cosa stiamo parlando?

I biocarburati vengono usati come fonte di energia generata dalle biomasse, ovvero: sfruttando la fermentazione di vegetali ricchi di zuccheri (canne e barbabietole da zucchero), ma anche di grano e mais. I risultati di questo processo sono, ad esempio, il bioetanolo e il biodisel. Questi combustibili vengono annoverati tra quelli “rinnovabili”, inoltre contribuirebbero in maniera  minore all’effetto serra.

Ma se apporterebbero grossi vantaggi alla salute del pianeta (anche questo sarebbe contestabile: molti critici sottolineano che il rapporto tra energia necessaria per produrli e quella resasi disponibile non è sempre favorevole), la coltivazione di biocarburanti sottrae terreno alle colture destinate al consumo alimentare. Ecco il senso della campagna di ActionAid, che ha presentato ieri un dossier sull’argomento: Chi paga il prezzo dei biocarburanti . Il documento analizza il rapporto tra il Nord e il Sud del mondo. Sarebbero infatti le popolazioni che vivono nelle regioni più povere del pianeta a pagare il prezzo di questa strategia energetica: l’acquisto di grosse distese agricole da destinare ai biocarburanti, avrebbe una ricaduta diretta con l’aumento della fame nel mondo.

Dal testo emerge, infatti, che lo sviluppo del mercato dei biocarburanti e’ ritenuto una delle principali cause dell’aggravarsi del problema della fame nel mondo: secondo le stime della Banca Mondiale la produzione di biocarburanti sarebbe responsabile per il 75% dell’aumento dei prezzi che ha portato alla crisi alimentare. La corsa a soddisfare le attuali necessità di approvvigionamento attraverso biocarburanti da parte di Stati Uniti, Canada ed Europa ha alterato in modo persistente i mercati dei prodotti alimentari.

Per questi ed altri motivi, si chiede una moratoria sull’ulteriore espansione della produzione di biocarburanti e la cessazione di qualsiasi sovvenzione pubblica volta a favorirne la produzione. ActionAid incoraggia a puntare su una  politica che preveda la riduzione della domanda di energia, oltre alla diversificazione delle proprie fonti di approvvigionamento energetico.