La marea nera che uccide

La marea nera nel golfo del Messico ha fatto una nuova vittima. E non si tratta di una specie di pesce, o di qualche uccello intossicato dall’acqua inquinata dalla fuoriuscita di petrolio. No, stiamo parlando di un uomo.

William Allen Kruse, 55 anni, proprietario di due navi da pesca in Louisiana, si è suicidato con un colpo di pistola alla testa, dopo aver realizzato che la marea nera causata dalla BP aveva interrotto qualsiasi possibilità, per lui, di continuare a fare il lavoro di sempre.

L’uomo si è tolto la vita mercoledì mattina, dopo aver compreso che per il suo mare non c’era più nulla da fare. Kruse viveva con la famiglia a Foley, Alabama, e da quando la falla nel golfo si è aperta aveva quasi smesso di lavorare. Era stato ingaggiato dalla stessa BP, con le sue barche, per cercare in qualche modo di arginare i danni causati dal petrolio. Ma insomma, quasi una battaglia già persa in partenza.

Si era recato a lavoro sulla Fort Morgan Road, sulle spiagge di Gulf Shores. Dopo aver incontrato i marinai della sua barca, si era allontanato, ma nulla aveva fatto presagire l’estremo gesto. Un colpo alla testa, a testimoniare un ecosistema ormai rovinato per sempre.

E se Kruse ha deciso di porre fine alla sua vita, ci sono tanti altri marinai e pescatori che non hanno ancora compiuto un gesto simile, ma ormai da due mesi soffrono della crisi creata dalla fuoriuscita di petrolio nel Golfo e non hanno più la possibilità di mantenere le proprie famiglie con la pesca o le attività connesse ad essa. Non ci sono più entrate, qualsiasi tipo di commercio legato al mare è finito. Turismo, balneazione, pesca, tutto finito.

Molte famiglie del posto, che vivevano sul mare e grazie al mare, si sono trasferite o stanno pensando di farlo al più presto. Pare che siano aumentati i casi di violenza domestica, di depressione, i tentati suicidi. La marea nera, oltre che devastare per sempre il mare e la natura, sta avendo effetti gravissimi anche sulla popolazione. Quando finirà tutto questo?