La capitale ecologica del Brasile: Curitiba

Nelle questioni ambientali il Brasile è  noto prevalentemente per due fenomeni: il primo, l’annoso problema della devastazione della più famosa tra le foreste primarie del pianeta. Il secondo, la leadership mondiale nel settore dei biocarburanti, ottenuti nel suo caso dalla canna da zucchero: un sistema energetico pulito, ma ricco di controversie, e anch’esso spesso complice della deforestazione. Esiste però un “fenomeno” brasiliano (stavolta non calcistico) ammirato e studiato in tutto il mondo: Curitiba, la capitale della regione meridionale Paranà. Metropoli che con le aree limitrofe raggiunge i 3,5 milioni di abitanti Curitiba è la “capitale ecologica” dello Stato sudamericano, premiata dall’Onu per la sua capacità di tutela dell’ambiente, ad oggi considerata esempio mondiale di connivenza urbana tra uomo e natura.

I punti fondamentali:

Il “Master Plan” : Curitiba (nome dall’originario significato di “molti pini”) ha più di trecento anni, ma l’importanza del centro urbano prende consistenza dal 1940. Già negli anni ‘40 l’allora sindaco cercò di razionalizzare il tessuto stradale per adattarne la funzionalità alle nuove cifre di popolazione. Fu affidato poi a Jaime Lerner, architetto locale, l’incarico di sviluppare un piano regolatore in grado di orientare il futuro sviluppo urbano garantendone la vivibilità. Questi si circondò di un team di giovani architetti, provenienti come lui dalla locale facoltà di Architettura dell’Università Federale del Paranà, con cui mise a punto un progetto coraggioso per innovazione e idealismo, nominato il “Curitiba Master Plan”. 

Curitiba  è una città pensata in funzione dei suoi abitanti. Più che una regola, una sorta di “impostazione culturale” che ne ha segnato nei decenni il successivo sviluppo.

Il trasporto : L’innovazione in assoluto più famosa di Curitiba è il suo sistema di trasporti. Il principio ispiratore del sistema è l’adeguamento del tessuto stradale alle persone, non alle automobili. Così, mentre in Europa, specie negli anni Settanta, le città si sacrificavano al traffico, in questa città dell’allora “terzo mondo” accadeva esattamente il contrario: la città si sviluppava a discapito del traffico. La “metropolitana di superficie” (come molti l’hanno chiamata) di Curitiba non è altro che un sistema di autobus funzionante come una metropolitana, ma trenta volte più economico. Lunghi autobus, formati di tre parti, in grado di portare un elevato numero di passeggeri, che corrono su una doppia corsia esclusiva, inaccessibile alle auto, al centro delle arterie principali, con “stazioni” simili alla metropolitana per ridurre i tempi di salita, e una copertura capillare di tutto il territorio urbano.

Un sistema semplice, ma in grado di dettare il funzionamento della mobilità nell’intera città. Il transito di autovetture resta in secondo piano, a favore di quello di autobus, capace di garantire un’attesa sui due minuti e tempi di percorrenza ottimali. Con il risultato di un trasporto pubblico efficace, che oggi sposta ogni giorno 1,9 milioni di passeggeri (molti dei quali automuniti), garantendo rapido trasporto ad un’altissima percentuale di chi va a lavorare (80 per cento). Con il risultato collettivo dell’aumento della vivibilità urbana e una serie di conseguenze positive come la rivalutazione del centro storico, reso in molte parti pedonale, e l’abbattimento dell’inquinamento atmosferico. Ma soprattutto, le ricadute culturali sulla popolazione che si è riscoperta in un certo qual modo “padrona” della città.

Il Verde: Mentre cresceva la rete di trasporti, iniziò la campagna per la tutela e il rilancio delle aree verdi, che oggi raggiungono la superficie di 51,5mq per abitante, tre volte la quota consigliata dall’Organizzazione mondiale della sanità (16mq). Nate sempre nella logica di una città vivibile, le aree verdi recuperate furono poi oggetto di programmi di salvaguardia della biodiversità. A questo “rinverdimento” si aggiunse una prematura scelta strategica di trattamento dei rifiuti. 

Quella della gestione dei rifiuti è un’area di particolare importanza nello sviluppo successivo della città. Fu infatti il primo settore per cui essere una città sostenibile cominciava a produrre frutti in termini economici e sociali. Il criterio di gestione dei rifiuti è estremamente attuale, seguendo la cosiddetta logica delle tre “R”: nell’ordine Ridurre, Riusare, Riciclare. In quest’ottica furono lanciati dei programmi di sensibilizzazione: “Lixo que não é Lixo” (il rifiuto che non è rifiuto) e “Cambio verde”, capostipiti di una lunga serie di campagne di sensibilizzazione. Mentre un sistema di raccolta capillare era messo a punto, si applicavano sistemi di incentivi tanto semplici quanto efficaci, come lo scambio di una quantità di rifiuti differenziati con delle verdure fresche, o biglietti del bus o dell’opera. Oggi la città raggiunge la ragguardevole quota dei due terzi dei suoi rifiuti riciclati, e non è raro vedere persone che raccolgono rifiuti per strada per portarli al punto di “cambio Lixio” più vicino. Sorprendente anche la destinazione per usi sociali di molti proventi ottenuti con il sistema di riciclaggio. Ne sono protagonisti persino gli stessi autobus, che una volta dimessi dal trasporto pubblico vengono riutilizzati nelle favelas come centri culturali, o aule scolastiche per bambini, o sale di lettura, itineranti.

Dopo tanti anni d’interventi di buona amministrazione e di “vera” partecipazione democratica, Curitiba rappresenta una fabbrica vivente di progetti che affrontano con decisione ed efficacia i problemi di sostenibilità, prevenzione alle malattie, mobilità e integrazione sociale tipici di una metropoli, ma che inspiegabilmente risulta essere un modello di sviluppo poco conosciuto al di fuori dei confini brasiliani e dei libri di urbanistica.

Per maggior informazioni, visitate il sito della città: http://www.curitiba.pr.gov.br/idioma/portugues