Bicchiere amaro per Ferrarelle. Il suo progetto a Impatto Zero scivola nel greenwashing e non è piaciuto all’Antitrust, che ha multato l’azienda per pratica commerciale scorretta per un importo di 30mila euro.
Il caso è legato alla promozione della classica bottiglia da 1,5 litri comunicata come “prodotto a Impatto Zero®”. Sul suo bollettino l’Antitrust ha riportato: “Le modalità con cui la società ha rappresentato il proprio temporaneo e sporadico impegno per la compensazione delle emissioni di anidride carbonica dovute alla produzione di un determinato quantitativo di bottiglie di acqua minerale a marchio “Ferrarelle” (stimabile in circa il 7% della produzione annua totale) e, quindi, cercato di differenziare il proprio prodotto da quelli concorrenti facendo leva sulla crescente attenzione del consumatore alle tematiche ambientali e di cambiamento climatico, appaiono scorrette”.
La campagna incriminata è stata diffusa su diversi mezzi di comunicazione e sul sito Internet dell’azienda dove sono riportati anche tutti i dati dell’operazione.
Il progetto “Prodotto a Impatto Zero®. Rispetta la natura”, che era indicato anche sulle etichette del prodotto Ferrarelle era legato a un’iniziativa di LifeGate. In realtà, se volessimo utilizzare una metafora calcistica, l’Antitrust non ha fischiato un fallo d’espulsione ma ha cacciato il cartellino giallo per pubblicità ingannevole nei confronti dei consumatori. Sempre l’Authority, infatti, ha spiegato che solo una minima quantità di acqua a marchio Ferrarelle è stata coinvolta nel progetto di compensazione di emissioni di CO2 e che la società ha partecipato a iniziative a favore dell’ambiente con la creazione di nuove foreste. Come abbiamo detto più volte un’azienda è green se coinvolge tutti i suoi processi produttivi nella salvaguardia dell’ambiente e non pensa solo a comunicare sporadiche iniziative, che fanno bene al marketing e non alla sostenibilità.
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