Sarà che ieri alla presentazione di Chiunque guardavo con ammirazione i disegni della nostra vignettista Fran, sarà che nel mio mestiere di architetto mi hanno insegnato il forte messaggio che il disegno può dare. Per noi architetti e disegnatori in genere il disegno deve parlare, non servono lingue per farsi capire, è il messaggio universale per antonomasia!
Mi ha poi entusiasmato scoprire che proprio un architetto ha disegnato il fumetto portatore di un messaggio ecologista per eccellezza, da cui c’è tutto da imparare!
Sto parlando del fumetto di Barbapapà, che nacque dalla fantasia di due autori: architetto e designer francese Annette Tison e dal marito, professore di matematica e di biologia, l’americano Talus Taylor.
La leggenda vuole che i Barbapapà, siano stati creati per gioco in un bistrò parigino sull’onda della protesta e dei cambiamenti portati dal Maggio francese.
Il fumetto di Barbapapà fu pubblicato in Francia nel 1970. Le storie furono successivamente trasformate in animazioni dai giapponesi e trasmesse in Tv nel 1974. I bambini italiani poterono divertirsi con i Barbapapà soltanto a partire dal 1976. Fu il primo anime giapponese ad essere diffuso nel nostro Paese.
Il nome del protagonista deriva dall’espressione francese Barbe à papa, che significa “zucchero filato”, una sorta di dolce e amichevole blob (termine inglese che significa massa priva di forma e di consistenza) a forma di pera dal curioso colore rosa. Nasce spuntando dal sottosuolo del giardino di una casa abitata da due bambini, Francesco e Carlotta, che diventeranno i primi amici di Barbapapà. Gli adulti, invece, sono spaventati dall’arrivo di questo essere alto quanto le loro abitazioni.
Le storie terminano tutte con lieto fine. Barbapapà incontra Barbamamma con le sue forme più aggraziate, più femminili. E’ di colore nero e indossa una coroncina di fiori in testa. Barbapapà e Barbamamma hanno sette barbabebè.
Qui un video!
I pìù ecologisti di turno sono:
– Barbalalla è verde ed è musicista. Talvolta si trasforma lei stessa nello strumento che poi suonerà. Ama anche la botanica e l’ecologia come suo fratello
– Barbazoo. Questi è di colore giallo, è veterinario, amante della natura e conosce tutti gli animali e le piante, i vari tipi di clima e i problemi che causano l’inquinamento. E’ un ecologista convinto.
A seguire:
– Barbabella è di colore viola ed è la vanitosa e smorfiosa della famiglia;
– Barbaforte è rosso ed è dotato di mantellina alla Sherlock Holmes e lenti , sempre alla ricerca di qualcosa, svolge le sue indagini con il fratello
– Barbabravo che è di colore blu ed è lo scienziato e l’inventore di casa.
– Poi, c’è l’arancione Barbottina, che è l’intellettuale di turno. Intelligente ed ironica, si diverte a stuzzicare
– il fratello Barbabarba, che è di colore nero e peloso, e fa il pittore.
I Barbapapà amano profondamente la Terra e vi rientrano, con tutti gli animali, soltanto quando gli uomini, rimasti soli, si ricredono sul loro comportamento, capendo che la natura va rispettata.
Per quanto indirizzate ad un pubblico infantile, le vicende affrontano temi complessi, come quelli della diversità e dell’ecologia.
Gli ultimi episodi raccontano che la famiglia dei Barbapapà costruisce una casa, dove tutti gli animali, impauriti dalla caccia e colpiti dall’inquinamento, possono trovare riparo. A causa della presenza sempre più invasiva delle industrie e del relativo inquinamento, e siamo negli anni ’70, della speculazione edilizia e del traffico, la famiglia e gli animali sono costretti ad abbandonare la Terra con un’astronave, una sorta di versione aggiornata dell’Arca di Noè, abbandonando il pianeta al suo triste destino di grigiore ed inquinamento.
Un bel messaggio educativo, trasmesso con semplicità che esalta il buonsenso civico, il rispetto per sé, per gli altri e per l’ambiente, princìpi educativi che sottendono ad una buona educazione trasmessa da padre in figlio.
E vi saluto come direbbe un Barbapapà:
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