Un ecosistema chiamato “casa”. Un ecosistema non naturale ma creato artificialmente dall’uomo.
Un ecosistema che non è mai autosufficiente e che deve importare dall’esterno flussi di materia e di energia. Dipende dai rifornimenti esterni di energia (per riscaldarsi ed illuminarsi), di alimenti (per nutrirsi) e di acqua (proveniente dagli acquedotti e dai produttori di acqua minerale).
Niente a che vedere con i cicli naturali se non altro perché, in un qualsiasi ambiente naturale ciò che un organismo scarta non è un rifiuto, ma materia prima per qualche altro organismo. Dalle nostre case escono, invece, quantità abnormi di rifiuti. Altro che ciclo chiuso (che ricicla e non distrugge): la nostra casa è un ciclo aperto.
Eppure sono 40 anni oramai (dal 1972 anno di pubblicazione del suo famossissimo The Closing Circle) che Barry Commoner, biologo ed ecologista statunitense, insiste sulla necessità di chiudere il cerchio:
“Abbiamo spezzato il cerchio della vita dell’uomo nell’ecosfera. Abbiamo spezzato il cerchio della vita trasformando i suoi cicli in eventi umani di tipo lineare: il petrolio viene estratto dal sottosuolo, distillato a carburante, bruciato in un motore e convertito in fumi nocivi che vengono emessi nell’atmosfera. Alla fine di questa linea c’è lo smog. Altre alterazioni che l’uomo ha provocato a danno dei cicli ecologici sono l’emissione di prodotti chimici tossici, di liquami, di montagne di rifiuti, testimonianza del nostro straordinario potere di lacerare il tessuto ecologico che ha garantito, per milioni di anni, la vita del nostro pianeta. Improvvisamente abbiamo scoperto ciò che avremmo dovuto conoscere da tempo: che è l’ecosfera a garantire la sopravvivenza dell’uomo e la continuità di tutto il suo agire; che tutto quanto non riesce ad adattarsi all’ecosfera è una minaccia ai cicli e agli equilibri; che i rifiuti non sono soltanto sgradevoli ma anche tossici”.
Ed i dati parlano chiaro: la nostra casa è un ciclo aperto. Una lavastoviglie produce tra i 455 e i 1950 grammi all’ora di anidride carbonica. Ogni persona, in media, produce 1,4 kg di rifiuti al giorno. Ogni famiglia media consuma 200 metri cubi l’anno di acqua potabile e solo una minima parte è utilizzata per bere e cucinare.
Una delle possibili vie di uscita è cominciare ad osservare come la natura funzioni con cicli chiusi (acqua, ossigeno, carbonio, azoto e fosforo) e come qualsiasi trasformazione naturale alimentata dall’energia solare faccia rientrare la materia continuamente in circolo per venire riutilizzata, così anche le sostanze estratte dall’aria, dall’acqua e dal terreno ritornano in circolazione per altri cicli naturali.
Accostando questa necessità di chiudere i cicli naturali – che invece l’inquinamento ha aperto – alla nostra casa possiamo dare un contributo alla diminuzione della produzione di rifiuti e al consumo di materie prime naturali. Soluzioni di sviluppo sostenibile (risparmio energetico, risparmio idrico, alimenti biologici, detersivi naturali, consumi consapevoli, ecc) possono chiudere il cerchio e ricomporre i cicli favorendo la natura e i processi di rigenerazione delle risorse ed aprendo la strada a visioni non utilitaristiche sulla natura da sfruttare.
Mariagrazia De Castro
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