La primavera e i primi caldi infondono in tutti noi la voglia di passare del tempo all’aria aperta, magari sdraiandoci a prendere il sole in un prato o camminando in un parco. Ma siamo sicuri che i nostri bambini abbiano la reale possibilità di giocare e fare attività nel verde? O sono costretti a stare chiusi all’interno delle mura domestiche fissando il cemento grigio che li circonda?
Per capire l’importanza di vivere all’aria aperta a contatto con la natura abbiamo contattato Anna Oliverio Ferraris, psicologa e psicoterapeuta, autrice di saggi, numerosi articoli scientifici e testi scolastici in cui affronta i temi dello sviluppo normale e patologico, dell’educazione, della famiglia, della scuola, della formazione, della comunicazione in contesti diversi, del rapporto con tv e nuovi media, delle dinamiche identitarie nella società contemporanea, e co-autrice con sua figlia Albertina Oliverio di A piedi nudi nel verde. Giocare per imparare a vivere (Ed. Giunti, 2011).
Cosa significa nel rapporto genitori-figli passare del tempo nel verde, all’aria aperta?
Significa stare insieme in un ambiente diverso da quello solito della casa. Si percorrono spazi aperti, si vivono sensazioni differenti – visive, tattili, uditive, olfattive – si fanno con i più piccini continue ”scoperte”: noi indichiamo loro qualcosa e loro ci indicano ciò che li colpisce e li interessa, osservano e pongono delle domande. Si instaura così, in modo del tutto naturale, un dialogo tra noi e loro che favorisce lo sviluppo linguistico, intellettivo ed emotivo, nonché l’intesa tra genitori e figli.
Cosa intende per “intelligenza naturalistica”?
E’ quella abilità che consente di riconoscere e classificare elementi del mondo naturali, fauna e flora, che nasce da quella attrazione innata – oggi definita “biofilia” – che gli esseri umani sentono nei confronti degli organismi viventi. Una predisposizione ben visibile nei bambini piccoli. Tra i due e i sei anni i bambini sono affascinati dal mondo naturale e dalla varietà delle sue forme di cui, se viene data loro l’opportunità, acquisiscono una rapida conoscenza. Crescendo comprendono che cos’è un ecosistema e come sia importante non alterarlo.
Il titolo del suo libro è “A piedi nudi nel verde”. Come si sviluppano i sensi del bambino a contatto con la natura?
Il contatto che un bambino ha con la natura è molto più ricco di quello che può avere davanti ad uno schermo mentre guarda il suo programma preferito. L’ambiente naturale, purché non troppo ridotto e addomesticato, è il più adatto a sviluppare i sensi di un bambino di età prescolare, la cui intelligenza concreta ha bisogno di un coinvolgimento anche a livello fisico. Per capire e apprendere i bambini tra zero e sei anni hanno anche bisogno di toccare, di muoversi, di agire, di fare delle prove e di correggersi.
Quali esperienze può fare un bambino all’aperto che gli sarebbero precluse all’interno delle mura di casa?
Giocando all’aperto un bambino può incontrare altri bambini e con loro fare tutti quei giochi di movimento e di gruppo che all’interno di un appartamento sono impossibili. Muovendosi, correndo, arrampicandosi, lasciandosi scivolare, inseguendosi ecc. i bambini si mettono alla prova, prendono coscienza delle loro possibilità e dei loro limiti, imparano ad affrontare gli imprevisti e a superare le paure. Diventano più autonomi e intraprendenti e vivono una corroborante sensazione di libertà. Non dimentichiamoci, infine, che l’Italia è il paese con la più alta percentuale di bambini sovrappeso e obesi, con tutte le conseguenze che ciò comporta sul piano fisico e psicologico, non solo nell’infanzia ma anche, per molti di loro, nell’adolescenza e nell’età adulta.
La vita in casa può sembrare più sicura rispetto a quella all’aperto. Come può rassicurare i genitori apprensivi?
Se un bambino non fa le esperienze giuste per la sua età perde l’occasione di fare una serie di apprendimenti che lo aiutano a crescere: sarà goffo, insicuro, poco padrone del proprio corpo e di conseguenza sarà anche più propenso agli incidenti. Gli spazi per i giochi all’aperto non devono presentare pericoli, ma nemmeno essere monotoni e piatti, tali cioè da non suscitare l’interesse dei bambini. Negli ultimi anni in Inghilterra le aree gioco sono state rese più avventurose dal governo di quel paese proprio nella consapevolezza che le paure eccessive delle madri le avevano rese troppo piatte e insulse agli occhi dei bambini.
I bambini hanno bisogno di trascorrere momenti all’aperto e giocare nella natura anche durante i periodi passati a scuola. Com’è cambiata negli ultimi decenni l’educazione scolastica?
Tutte le scuole dell’obbligo dovrebbero disporre di spazi in cui gli alunni in alcuni momenti della giornata possano muoversi liberamente e giocare. Importanti sono anche gli orti scolastici dove i bambini possono coltivare piante e ortaggi e quindi sperimentare ritmi diversi da quelli convulsi del traffico automobilistico o degli spot televisivi, organizzare delle attività in un ambiente sereno e silenzioso, vivere momenti di calma e di concentrazione. Nel nostro paese ci sono attualmente all’incirca 400 orti scolastici e l’augurio è che aumentino.
I genitori che leggono questa rubrica cercano spunti pratici da attuare nella quotidianità. Quali consigli può dare loro?
Meno tv e più vita all’aperto per i loro figli. Impegnarsi, come cittadini, per ottenere una migliore qualità dell’ambiente di vita: le “città verdi” europee sono degli ottimi modelli a cui ispirarsi. Più verde significa anche meno inquinamento chimico e sonoro, riduzione del traffico in alcune zone, aumento delle piste ciclabili e degli spazi ricreativi. Significa anche bambini più sani e adulti più rilassati.
Passiamo dalla professionista alla mamma. Come si ricorda l’infanzia di sua figlia Albertina?
Che importanza ha avuto la vita all’aria aperta per l’educazione di sua figlia?
Quando era piccola cercavo di farla andare al parco tutti i giorni o di portarcela personalmente. Per vari anni abbiamo avuto una casetta in campagna. Le vacanze estive con noi genitori erano sempre un’immersione negli ambienti naturali. Si andava spesso in montagna. Più grandicella ha partecipato con sua grande soddisfazione a campi estivi in ambienti naturali come boschi, spiagge ecc.. L’alternanza di ambienti cittadini e ambienti naturalistici serve ad ampliare gli orizzonti dei bambini e dei ragazzi e a favorire interessi diversificati.
Cosa pensa sua figlia dell’infanzia che ha avuto?
Penso che abbia apprezzato. Ora che è mamma a sua volta la vedo applicare gli stessi principi. D’altro canto ha dato un contributo sostanziale alla stesura del libro che abbiamo realizzato insieme.
Dopo questa intervista mi è venuta voglia di spegnere il computer e andare a fare una bella passeggiata nel parco che ho sotto casa. Non tutti però possono godere di spazi verdi. È necessario quindi che i genitori che sentono un “deficit di natura” provino a sensibilizzare gli amministratori locali attraverso forme di cittadinanza attiva, a creare realtà urbane più sostenibili e a misura d’uomo dove far giocare e crescere e giocare i propri figli.
Cari genitori, se questo tema vi appassiona continuate a leggermi. La prossima settimana, sempre con l’aiuto di Anna Oliverio Ferraris e del suo A piedi nudi nel verde, vi darò consigli pratici per favorire il gioco spontaneo dei vostri figli e alcuni moniti per controllare una comunicazione di tipo commerciale che spesso mortifica la vita all’aria aperta e il movimento del bambino.
Di Silvia Musso – “Mamme&papà green”
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