Rapporto di Legambiente: Italia è il Belpaese per le ecomafie

Abbiamo spesso parlato di green economy per risvegliare il mercato dell’occupazione e delle imprese dalla crisi, quell’economia che guarda alla salvaguardia delle terre, le nostre, e all’efficienza. Sappiamo che è difficile standardizzare la green economy per la burocrazia italiana, la cultura e gli attuali sistemi produttivi, che guardano con occhio miope alle rinnovabile. Ma lo è ancora di più per l’immobilismo che provoca un altro tipo di mercato, che potremmo chiamare il lato oscuro dell’economia che vive di illeciti e reati.

È sorprendente l’ultimo rapporto sulle ecomafie, presentato nei giorni scorsi da Legambiente. L’ecomafia nel 2011 ha “fatturato” ben 16 miliardi di euro.

Un guadagno notevole, che viene spalmato tra rifiuti, edilizia, settore agroalimentare, arte e animali: tutti settori cari anche all’ambiente. Nonostante i flussi di denaro verso le opere a rischio di infiltrazione mafiosa, l’ecomafia non è per niente un settore in crisi grazie ai clan che si sono fatti più aggressivi, muovendo ingenti somme di denaro su più settori e anche a livello internazionale.

Legambiente ha registrato un aumento del 10 per cento dei rifiuti ambientali, che si attestano a circa 93 al giorno prendendo di mira soprattutto gli incendi boschivi e gli animali.

A vestire la maglia nera per i reati ambientale è la Campania con ben 5.327 illeciti registrati.

A seguire, la Calabria (3.892), la Sicilia (3.552), la Puglia  (3.345) e il Lazio (2.463). Tra le regioni del nord compaiono la Lombardia (con 1.607 reati) e la Liguria (1.464).

I NUMERI

33.817, tanti sono stati i reati ambientali scoperti nel 2011, quasi 93 al giorno, il 9,7% in più rispetto al 2010. Aumentano i reati contro il patrimonio faunistico, gli incendi boschivi, i furti delle opere d’arte e dei beni archeologici. Triplicano gli illeciti nel settore agroalimentare. E sono già 18 le amministrazioni comunali sciolte per infiltrazioni mafiose solo nei primi mesi del 2012, per reati spesso legati al ciclo illegale del cemento. Un dato allarmante che testimonia l’enorme pervasività dei traffici gestiti da ecomafiosi e ecocriminali che nel 2011 hanno accumulato ben 16,6 miliardi di euro.

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CHI C’E’ DIETRO

Nel rapporto vengono monitorati anche i clan: ben 296 quelli censiti sino ad oggi, sei in più rispetto allo scorso anno.

A cambiare invece, sembra essere l’immagine del mafioso di professione, che si è evoluto nel corso delle generazioni e ora si contraddistingue per buona educazione e cultura, conoscenza delle lingue straniere, aspetto distinto.

Tutte caratteristiche utili a condurre truffe e falsificazioni di documenti anche nei circuiti legali. Solo nel 2012 sono 18 le amministrazioni comunali sciolte per infiltrazione mafiosa e commissariate (erano 6 lo scorso anno).

LE DICHIARAZIONI

‘Dove i reati ambientali sono piu’ diffusi e’ piu scarsa la capacita’ di governo”. Queste sono state le parole del ministro all’Ambiente Corrado Clini, in occasione della presentazione del rapporto di Legambiente. Per Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente, stanno diminuendo gli abusi legati al cemento e al traffico illecito di rifiuti. Questo è stato reso possibile grazie all’intensificarsi dei controlli investigativi.

L’Italia – ha dichiarato il responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente Enrico Fontana – ha bisogno di stringere un vero patto per l’ambiente e la legalità che faccia leva sull’effettiva applicazione delle leggi e preveda nuove forme di tutela dell’ambiente dai fenomeni di illegalità. Per questo lanciamo oggi la campagna Abbatti l’abuso, perché è da qui che bisogna cominciare, non ci sono scuse. Le case illegali vanno demolite come prevede la legge. In attesa di vedere finalmente l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel Codice penale, è urgente contrastare questo assalto al Belpaese compiendo tutti il proprio dovere, senza eccezioni”.

LA RIFLESSIONE

Solo un paio di settimane fa abbiamo parlato del piano occupazionale che il ministro Clini vorrebbe incoraggiare la green economy, creando circa 60mila posti di lavoro. Ma se esistessero misure concrete per contrastare l’ecomafia, non ci potrebbe essere una vera svolta?