Decalogo per curiosi della cucina solare

La cottura solare è divertente, affascinante e facile secondo chi la pratica quotidianamente. Ne abbiamo parlato ampliamente nelle scorse settimane. Un decalogo può a questo punto essere utile per una sintesi.

1) Per iniziare è necessario avere un forno solare costituito necessariamente da tre elementi: una parte riflettente che raccoglie e concentra i raggi solari, un involucro ad effetto serra e un recipiente per cucinare (barattolo o pentola scura).

2) Il Sole è una fonte di energia costante. Ogni giorno irradia la Terra cedendo una grande quantità di energia gran parte della quale arriva sulla superficie sotto forma di luce visibile. In estate il percorso apparente del Sole è più lungo, e così lo sono i giorni. A seconda dell’insolazione è necessario orientare correttamente il forno solare.

Foto di http://www.nicolaulivieri.com/ForniSolari.htm

3) Con la cucina solare è possibile cuocere i vegetali e la carne senza aggiungere acqua. Attenzione ai tempi di cottura che si allungano. Per i cereali come orzo, granturco, miglio, avena, riso, grano ci vogliono 2 ore; per le zucchine, un’ora; per carote, patate e altri tuberi 3; per pesce, 1 o 2 ore; per il pollo 2 ore se tagliato in pezzi, 3 ore se intero; per le torte un’ora e mezza 2.

Se il tempo sembra un fattore disincentivante, non fatevi spaventare. Mercedes Mas Solè ci racconta che un giorno non avendo fatto in tempo a mettere il cibo a cucinare e essendoci ormai l’ombra sul suo balcone, mise il forno solare per strada e «siccome quando c’era il sole io dovevo lavorare, mi sono messa sul marciapiede con il pc a controllare la torta (e che non me lo portassero via). Valanghe di gente che si fermava a domandare. Divertente!»

 

4) Cucinare con il forno solare non è più economico della cucina tradizionale. Se si utilizzano materiali di qualità, può anche essere difficile ammortizzarne i costi se si considera il solo risparmio di altra energia per cucinare. Ma cucinando con il sole non si risparmia solo qualche centesimo di gas o elettricità, ma anche qualche grammo di emissioni inquinanti. Il risparmio in termini di costi ambientali quindi c’è! E poi pensate a quanto è costato il vostro barbecue e a quante volte lo utilizzate nel corso dell’anno: ne avete già ammortizzato il costo?

5) La cucina solare può essere utilizzata anche nei paesi con una minore insolazione. Bisogna solo orientare bene il forno solare. Nei Paesi del Sud del Mondo può essere un’alternativa efficace al posto della cottura tradizionale.

6) Quando il sole non c’è, non si fa digiuno. La cucina solare non deve essere una filosofia estremista. Può essere affiancata ai modi di cottura tradizionale. Però quando ci sono le condizioni favorevoli perché utilizzare altre fonti con maggiori impatti economico-ambientali?

7) Non c’è bisogno di molto spazio per un forno solare. Sul web esistono testimonianze di persone che hanno elaborato soluzioni per cucinare dalla finestra dell’appartamento o dalla ringhiera del balcone. Però in caso di totale mancanza di spazio adatto ci si può recare in un parco pubblico, in un piazzale, in un prato (chiedendo il permesso ai proprietari), su una spiaggia…

Roberto Bracci esperto cuoco solare di Macerata evidenzia che anche «se c’è il divieto di usare barbecues in luoghi pubblici, non utilizzando fiamme, nessuno vi potrà impedire di usare il forno solare!»

8) Il forno a pannelli è uno dei più semplici da costruire in quanto si tratta essenzialmente di unire e piegare due cartoni dopo averli ricoperti di carta argentata.

Le uniche accortezze in questi tipi di forni sono legate all’usura e agli agenti atmosferici, non bisogna quindi grattare la parte superficiale o lasciare scolare liquidi in eccesso sul pannello riflettente, mai lasciare il forno a pannelli sotto la pioggia. Per la costruzione sono necessari due cartoni rettangolari con una lunghezza di base divisibile per 3 ed un’altezza pari almeno alla metà della lunghezza (es: un cartone di 90 cm di lunghezza ed almeno 45 di altezza), taglierino affilato, un metro o un righello di almeno 60 cm, una matita, un’asta rigida in metallo o di qualsiasi altro materiale, a condizione che abbia almeno uno spigolo “vivo” (non necessaria ma utile).

Per la costruzione di questo forno non servono particolari abilità manuali, infatti quello che si dovrà fare non è altro che piegare, rifinire ed incollare la carta argentata sulla superficie di due cartoni.

Per maggiori dettagli un documento chiaro è: “Cucinare con il sole”(pp.13-15).

9) Una nota tecnica: il corpo umano non è uno strumento affidabile per misurare l’irraggiamento solare. Quando fa un caldo boia, non è detto che i forni funzionino al loro massimo, perché l’effettiva quantità di energia che entra nel forno dipende dalla foschia che spesso non siamo in grado di valutare. Succede quindi che bravi cuochi e cuoche magari si arrovellano su cosa stiano sbagliando o si domandano cosa sia successo al loro forno. Il problema invece è l’irraggiamento.

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10) Come per tutte le cose nuove occorre organizzarsi e avere quel minimo di pazienza e di costanza che permettono di “farsi la mano” (e in questo caso anche l’occhio per osservare il cielo).

Jap Vli dal gruppo Facebook “Cuochi Solari Italiani” mi spiega:«all’inizio si va a tentativi. Certo e piu facile in piena estate, il sole è più generoso e compensa piccoli errori. Il modello di cucina ha la sua importanza. Io avrò sperimentato oltre 15 modelli diversi. Ognuno con i suoi pro e contro».

Sempre Jap Vli racconta divertito: «un cartone di frigo trovato davanti alla spazzatura + 3 ore = 3 cucine solari per nuovi esperimenti! Ieri ho trovato questo bel cartone proprio davanti a casa e non ho resistito».

Una testimonianza per dirci che l’importante è incominiciare e sperimentare.

E per finire vi lascio con un libro (Beth e Dan Halacy, Cucinare con il sole, Mazzotta editore, 1979) e un blog per sperimentazioni culinarie http://incucinacolsole.blogspot.it/ .

Buon appetito!

Leggi anche:

– Cucinare con il sole

– Liberazione dalla schiavitù del fuoco

– Estate: è tempo di eco-cucina!