Chiariamo subito dall’inizio: i detersivi per i pavimenti non mi sono molto simpatici e quindi ne parlerò malissimo.
Tanto per cominciare sono troppi: una volta in un modesto reparto di un grande magazzino ne ho contati dodici diversi. Considerando che erano mediamente in tre varianti olfattive diverse, con i loro sgargianti colori almeno trentasei flaconi si susseguivano l’uno dietro l’altro. Da qui è cominciata, seppur in modo soft, a svilupparsi la mia avversione verso questo nettare chimico.
I lavapavimenti ammiccano dagli scaffali con i loro colori ed accattivanti immagini in etichetta: giardini esotici pullulanti di fiori, paesaggi alpini e marini che si alternano di flacone in flacone. Per non parlare di limoni e bergamotti succosi che neanche in costiera amalfitana maturano così polposi…
Odorano di fiori tropicali e di frutti di bosco e quando li spargi sui pavimenti sembra di sentire il rumore delle foglie di eucalipto agitate dal vento e l’alito della brezza marina.
Mi capita spesso, nei centri commerciali o nei negozi di articoli per la casa, di vedere casalinghe dall’olfatto curioso che svitano i tappi dei flaconi per respirare a pieni polmoni l’essenza di lavanda e tutti i profumi del giardino fiorito.
Una delle ultime volte che ho visto eseguire questa pratica inebriante mi sono chiesta se la motivazione principale dell’acquisto non fosse proprio il profumo a discapito di altre motivazioni come ad esempio il prezzo o la qualità del prodotto (dubito che per i più la motivazione d’acquisto sia l’aspetto ecologico).
Mi sono informata e ho trovato fonti autorevoli che studiano il marketing olfattivo come una delle frontiere più promettenti nello studio del comportamento del consumatore.
Sono giunta alla conclusione che davanti allo scaffale dei detersivi per pavimenti compiamo una vera e propria esperienza sensoriale che parte dall’olfatto, forse il nostro senso più evoluto.
A ciò si aggiunge tutta una serie di slogan rassicuranti del tipo: “rimuove il 99,9 % dei batteri” (qualche paranoica dei microbi non dormirà tranquilla la notte per quel 0,1% di batteri che si aggira indisturbato per casa) oppure “rilascio continuo di profumo per 24 ore” o ancora “aromaterapia garantita” (comunicare al potenziale consumatore che con un detersivo si possa riprodurre lo stesso beneficio che si può avere con erbe officinali e medicamentose è agghiacciante, a mio avviso) od ancora “non fa schiuma”.
Eppure dell’ impatto inquinante dei detersivi per pavimenti poco si parla.
Sono tensioattivi di sintesi derivati dal petrolio, sebbene la pubblicità ed il marketing ce li vogliano spacciare come derivati da ingredienti naturali. Ad essi vengono aggiunti additivi (profumi, coloranti, disinfettanti). Producono formaldeide irritante ed emettono COV (composti organici volatili).
I flaconi poi, per quanto esistano formule concentrate (non ci facciamo mancare nulla) dal packaging ridottissimo, ingombrano, aumentano in modo parossistico il volume dei rifiuti e per quanto riciclabili, il più delle volte finiscono in discarica.
Per non parlare del fatto che tutti quei flaconi dai colori accattivanti sono una bomba ad orologeria domestica per bambini ed animali curiosi.
Siamo ancora sicuri che i vapori rilasciati dai detersivi equivalgano ad un aerosol naturale di iodio in riva al mare? Siamo proprio sicuri che le essenze contenute nei detersivi siano salubri per i nostri figli e purificanti per la nostra casa?
Ecco alcuni semplici suggerimenti per lavare i pavimenti dando una mano all’ambiente ed evitando che oltre allo sporco si lavino via dal portafoglio tanti soldini (che proprio in questo difficile periodo devono essere oltremodo risparmiati) visto che con meno di 1,30 – 1,50 € non si riesce a portare a casa neanche un flacone piccino piccino…)
(1) Leggere bene le etichette e privilegiare prodotti certificati: l’etichetta Ecolabel (certificazione ecologica dell’Unione Europea) è oramai apposta su molti detersivi nelle più note catene di supermercati (alla Coop per esempio il marchio Viviverde);
(2) A corollario del suggerimento di cui sopra non sottovalutare le catene di discount (Lidl col marchio “W5 Eco” oppure Todis col marchio “Neutral”) fonte inaspettata (per molti) di sorprese per quanto riguarda l’attenzione all’impatto ambientale dei prodotti;
(3) Soffermarsi un secondo in più allo scaffale dei detersivi. Ho notato che spesso i detersivi biodegradabili sono mal posizionati sugli scaffali. Eppure ci sono. Non sono “ad altezza occhio” ma vengono frequentemente messi in punizione troppo in basso oppure in alto a sinistra in posizioni davvero difficili da raggiungere;
(4) Acquistare detersivi per pavimenti alla spina. Riportando al negoziante sempre lo stesso flacone da riempire si riduce il volume dei rifiuti e si fa prima, in casa, a differenziare correttamente.
(5) Se si ha pazienza, tempo e volontà (https://www.econote.it/2012/03/26/uno-stile-di-vita-sostenibile-e-fatto-di-tempo-e-scelte/) ci si può preparare un lava pavimenti con poche mosse.
In tre litri di acqua si mescolano 4 cucchiai di alcol, 4 di aceto, una goccia di detersivo per i piatti e qualche goccia di olio essenziale profumato e si ottiene uno sgrassante perfetto per i pavimenti e che fa asciugare anche prima i pavimenti grazie all’alcol che evapora. Non esagerare con il detersivo per i piatti perchè produce schiuma: i pavimenti devono essere risciacquati molte volte con grande spreco di acqua.
“Il sapone e l’istruzione non hanno effetti rapidi come un massacro, ma a lungo andare sono i più micidiali”.
Mark Twain
1 Comment