Ecologia: viaggio in Thailandia e Bangkok sulla scia dei rifiuti

Bangkok è la più popolosa città della Thailandia, ci vivono più di 8 milioni di persone, tante da renderla anche la città più popolosa del continente. Negli ultimi anni ha conosciuto un rapidissimo sviluppo industriale e rappresenta una delle città economicamente più dinamiche del sud-est asiatico. In competizione con Singapore e Hong Kong ma sfavorita da infrastrutture precarie e imponenti questioni sociali.

Si sa che per rincorrere uno sviluppo industriale sfrenato accade spesso che si tralascino “particolari” come la sostenibilità, l’ecologia, il benessere degli abitanti. Per questo voglio raccontarvi cosa ho visto a Bangkok, una città che mi ha stupito e affascinato e che ho guardato con gli occhi di un osservatore esterno un po’ antropologo, per capirne gli usi e le pratiche in fatto di rifiuti e ambiente.

Camminare per le strade di Bangkok è sempre qualcosa di unico e che non si dimentica, appena arrivato non ci credevo:  per le strade è un ciclo unico di centri massaggio e streets resturants. E tu come un criceto su di una ruota, corri corri per ritrovarti nello stesso scenario.

Il mio occhio occidentale mi portava a meravigliarmi di tutto ciò che vedevo.

Le strade sono sempre sporche con grossi buchi sul cemento da dove fuoriescono, anche di giorno, ratti grandi come gatti, blatte che si comportano da mosche, odori sempre intensi di zenzero fritto e tante voci di qualsiasi sesso ed età che vendono sesso a qualsiasi età.

La cosa meriterebbe più di un articolo ma da questa prospettiva voglio soffermarmi sull’ambiente. Ho raccolto dati e numeri sulla situazione dei rifiuti del paese ma credo che sia meglio parlare del comportamento e quindi delle abitudini dei thai per capire come funziona la raccolta rifiuti nella capitale e di come il problema viene affrontato.

Torniamo alla prima cosa che mi è saltata a gli occhi appena arrivato, gli streets resturants: plastica. Quello thailandese è un popolo meraviglioso, parlano spesso cibo, mangiano molto spesso qualsiasi forma di  accoppiamento riso/pollo e non  è difficile che ti venga chiesto “come hai mangiato oggi?” così per rompere il ghiaccio.

Tutte queste persone mangiano per strada e per strada si mangia utilizzando monouso. In pochi hanno piatti e forchette, e vengono lavati con acqua non potabile, il sistema idrico e quello fognario sono ben distanti dagli standard della Vecchia Europa.

Quindi immaginate un sistema dove più di 10 milioni di persone mangiano 5-6 volte al giorno in piatti e posate monouso e dove tutta questa plastica viene buttata nello stesso sacchetto con bottiglie vetro, umido e tanti altri materiali.

La gestione dei rifiuti è molto critica e c’è un contrasto stridente fra due zone, una megalopoli con molti problemi e una con verde lussureggiante e barriere coralline.

Lo smaltimento dei rifiuti è ad oggi gestito degli strati sociali più a valle: senza tetto, mendicanti ed a volte donne delle pulizie, si occupano della differenziazione dei rifiuti per trarne un minimo di profitto dalla vendita. È  un fenomeno pressoché spontaneo e nulla sembra indicare che ci sia una vera e propria politica legata alla differenzazione dei rifiuti e ad una gestione accorta e consapevole.

Era uno dei primi giorni della mia permanenza a Bangkok e mi stavo dirigendo dalla zona rurale al centro città, nelle zone molto verdi notavo che molte erano le piccole discariche abusive, la mia amica thai in viaggio con me però sembrava sorpresa che io le facessi notare questa cosa e sollevassi il dubbio.

Nelle isole del sud ho notato che i bungalow non hanno allaccio alla rete fognaria, che spesso nelle isole è totalmente assente. Mi è capitato di sentire dagli expats che vivono al sud del paese che le grosse company del settore ittico pescano con i veleni e che che la polizia thai non di rado chiude un occhio.

Ad oggi la gestione dei rifiuti quindi nel paese sembra sporadica, improvvisata  e sopratutto non esiste ancora un movimento verde che invece vediamo crescere negli ultimi anni in Occidente.

I dati che ho trovato indicano che su trenta milioni di tonnellate di rifiuti prodotte nel paese, poco più di un terzo viene depositato in discariche, il restante macera nelle campagne, nelle giungle o in prossimità delle coste.

L’idea che ci si fa è che la Thailandia è un paese che rincorre l’occidente e per farlo deve correre e non ha il tempo e forse neanche la possibilità di pensare al lato verde della crescita. Sono però fiducioso, se ci sarà un’accurata definizione delle leggi anche in materia ambientale, queste verranno seguite con quella dedizione che  tanto li contraddistingue da noi occidentali.