Le balene: storie di abissi e di canti

È sull’onda delle celebrazioni del 161° anniversario della pubblicazione di Moby Dick, famosissimo romanzo di Melville, che oggi vi parleremo di cetacei.

Nell’immaginario comune la parola “cetaceo” è associata alla più semplice parola “balena” e all’aspetto proprio della balena descritta da Melville, ovvero il Capodoglio.

Prima di parlare del “mostro” del romanzo di Melville però, descriviamo in breve i cetacei nelle loro caratteristiche più importanti: sono mammiferi e non tutti sanno che il loro antenato era un ungulato terrestre. Durante millenni di evoluzione questi ungulati sono diventati prima anfibi e poi definitivamente  animali acquatici e le zampe anteriori si sono trasformate in pinne mentre quelle posteriori.. be’ non sono del tutto scomparse.

Se vi capita di trovarvi dinnanzi ad uno scheletro di cetaceo, ad esempio in un Museo di Storia Naturale, provate a guardare bene all’altezza delle zampe posteriori e vedrete due ossicini, uno per ogni lato del corpo: sono dette ossa “vestigiali” perché nascoste, non visibili all’esterno, resti della vita terrestre dell’animale che si porta così appresso, come ogni essere vivente, tutta la sua evoluzione scritta nella struttura del corpo.

I cetacei possono avere i denti (come ad esempio capodogli, orche e delfini) o i “fanoni” (ad esempio le balenottere), una sorta di filtri che trattengono gli organismi zooplanctonici presenti nelle ingenti quantità d’acqua ingoiate dall’animale.

La balenottera azzurra è il più grande essere vivente esistente al mondo (33 metri di lunghezza, 180 tonnellate), e noi di econote ve ne avevamo già parlato, o meglio l’aveva già fatto il nostro “amico marziano” Luko. Le orche e i delfini sono estremamente sociali ed intelligenti e per questo spesso addestrati e usati come attrazione.

Per tornare a Melville, il capodoglio, così temibile e feroce nel suo romanzo, è un animale in realtà pacifico e maestoso. Il suo nome deriva da “capo d’olio” per indicare la grande quantità di sostanza oleo-cerosa presente nel cranio. Per questo olio, usato per la produzione di candele, cosmetici e unguenti, come per la carne ed il grasso, il capodoglio ha subito fino agli inizi del ‘900 una caccia intensiva.

Questa usanza non è mai veramente scomparsa; esplorate il nostro sito notizie sulla caccia e la tutela.

Il capodoglio passa la maggior parte della sua vita in immersione, riuscendo a trattenere il respiro per più di due ore; dice Melville

Il capodoglio non respira che per un settimo, o una domenica, di tutto il suo tempo

Il “soffio” della balena, visibile da grandi distanze, altro non è che l’aria espirata emessa dall’apposito sfiatatoio sulla schiena dell’animale, che essendo stata riscaldata dai polmoni si condensa in vapore a causa della temperatura esterna e dà origine al celebre ed altissimo spruzzo.

I Cetacei comunicano tra loro, con rumori e suoni. Alcuni cetacei emettono veri e propri canti. Si tratta di suoni usati per comunicare fra i compagni di branco ma anche…con noi.

L’autorevole settimanale tedesco “Der Spiegel” ha reso noto uno studio di quasi 30 anni fa ma reso pubblico solo ora, che testimonia la giocosità ed estrema intelligenza di un Beluga abilissimo nell’imitare il linguaggio del suo addestratore.

Aprite il link e cliccate la barra con il simbolo audio, a sinistra dell’articolo, sotto il titolo in grassetto “Wal ahmt Menschen nach” (“la balena che imita l’uomo”) e lasciatevi stupire. Chiunque fosse il suo addestratore possiamo asserire senza dubbi si trattasse di un uomo allegro…

http://www.spiegel.de/wissenschaft/natur/belugawal-imitiert-stimmen-von-menschen-a-862740.html

Sappiamo anche noi con la curiosità di un bambino, con un po’ di impegno e osservazione, parlare “la lingua” degli animali, comunicare con loro, entrare in relazione con loro come compagni della nostra avventura sulla terra e non solo usarli ai nostri fini?