The Fashion Duel: il guanto di sfida per una moda più sostenibile

Una nuova stagione per la moda sta iniziando. Per dirla tutta mentre noi vestiamo ancora i capi invernali, desiderosi del primo tepore primaverile, la fashion industry ha già presentato le collezioni per il prossimo inverno 2013-2014.

C’è stata prima la New York Fashion Week e si è appena conclusa la Milano Fashion Week. In tutto questo pullulare di nuove tendenze, passerelle e show room gremiti di giornaliste e fashion blogger ha alzato la voce Greenpeace Italia.

L’associazione ambientalista ha dato il via a “The fashion duel”, lanciando un vero e proprio guanto di sfida all’industria della moda per richiamare i più importanti brand sul rispetto dell’ambiente. Sul sito www.thefashionduel.com Greenpeace ha stilato la classifica delle firme più ecosostenibili. La classifica ha preso in considerazione 15 case di alta moda, italiane e francesi, valutate in base alla trasparenza delle filiere produttive, le politiche ambientali in atto e la disponibilità e l’impegno alla deforestazione e all’inquinamento.

 

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In testa alla classifica “The Fashion Duel” al momento c’è Valentino Fashion Group, l’unico marchio a impegnarsi per raggiungere gli ambiziosi obiettivi Deforestazione Zero e Scarichi Zero nelle propria produzione. Alcune, invece, sono da bollino nero: ovvero hanno preso zero in condotta.

La campagna di Greenpeace ha attirato come sempre i media e ha fatto parlare di sè. Quasi sempre quando si tratta di Greenpeace l’engagement è assicurato e anche per The fashion duel si può dire che nulla è lasciato al caso.

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Il primo fattore è stato sicuramente l’endorsement di un personaggio famoso, che ha fatto diventare la notizia virale.  Per lanciare il cosiddetto guanto di sfida Greenpeace si è avvalsa di una testimonial di tutto rispetto: l’attrice Valeria Golino ha girato un video “Let’s Clean Up Fashion” (lo puoi vedere qui), realizzato dall’agenzia Grey Milano e prodotto dalla casa di produzione The Family.

In precedenza alle  15 case di moda prese in considerazione era stato inviato un questionario di 25 domande su tre temi ambientali: politiche per gli acquisti della pelle, della carta per il packaging e produzione tessile. Il tutto con un kit comunicativo costituito da un guanto rigorosamente verde.

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Dopo sono iniziate le azioni di ambient e street marketing. La prima incursione degli attivisti c’è stata a New York durante la Fashion Week, dove sulle vetrine di Prada, Dolce&Gabbana, Chanel ed Hermes è stato recapitato ik messaggio “Help end this messe”, aiutaci a porre fine a questo disastro.

Le azioni si sono poi concentrate su Milano, prima invasa dai green graffiti tra le strade del quadrilatero della moda e poi con la sfilata verticale sulle pareti del Castello Sforzesco. Sul “green carpet” una modella-climber ha sfilato per passanti e giornalisti rivoluzionando il concetto di passerella. “Abbiamo pensato di sfidare la moda, nella giornata inaugurale delle sfilate milanesi, con una passerella che sarebbe una sfida per chiunque” ha raccontato Chiara Campione, responsabile campagna di Greenpeace.

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Infine, è arrivato l’ambient. In piazza Affari lo scorso 23 febbraio Greenpeace ha rivestito con un gigantesco guanto verde la scultura di Maurizio Cattelan L.O.V.E., nota come “Il Dito”. La base della scultura è stata circondata da attivisti dell’associazione ambientalista che hanno srotolato uno striscione con il messaggio: “La moda vende sogni ma così è un incubo per il Pianeta”. “Abbiamo scelto la scultura di Cattelan perché le dita mozzate e il medio eretto indicano una sola via da percorrere. Rivestendola con il nostro guanto vogliamo lanciare un segnale esplicito a tutti quei marchi che ancora non hanno imboccato la strada che porta a una moda più pulita”, ha ribadito ancora una volta Chiara Campione.

The Fashio duel continuerà ancora e ogni suo aggiornamento potrà essere seguito sul sito dedicato. Chiunque può parteciparvi, registrando un video in cui lancia il guanto di sfida all’industria della moda e caricarlo sul sito. La campagna sembra uno spin off di un’altra battaglia portata avanti da Greenpeace in tutto il mondo e partita nel 2001. Si tratta della campagna Detox a cui hanno aderito già quindi aziende che si sono impegnate a eliminare ogni rilascio di sostanze chimiche pericolose per l’intera produzione entro il 2020. Greenpeace chiede alle aziende di firmare l’accordo sugli allevamenti in Amazzonia – Cattle Agreement – e di impegnarsi per una politica per l’acquisto di carta e produzione di packaging a Deforestazione Zero.