Berlino, foodsharing e Cambiamento

26 Marzo, la primavera a Berlino non l´ha ancora vista nessuno, mi avventuro su lastre di ghiaccio lucide come specchi fino alla Agora, che è bar, comunità, laboratorio di progetti, spazio espositivo. L´invito ricevuto tramite Facebook parla di una presentazione di diversi progetti con, a seguire, cena per socializzare.

La cena é autogestita, il classico “ognuno porta qualcosa”, che scopro avere un nome, “Potluck” e una pagina Wikipedia dedicata. Chi organizza chiede, sempre su Facebook, di astenersi dal portare carne, per non mettere a disagio i presenti con “l´odore di corpi di animali morti”. Io penso al bouquet di spezie dello Speck, al fondo di cottura del coniglio in umido, ad una carbonara fumante.. e questi pensieri mi distolgono, prepotentemente, dal pensarmi assassina. Vorrei dirglielo, che non é la strategia comunicativa migliore per far riflettere un onnivoro, ma poi non ce ne sarà occasione. Porto succhi bio, caramelle bio (i Berlinesi mangiano caramelle gommose come fossero pane), chips di mela. Mangerò insalate (funghi e mais, cavolo, pomodorini feta e semi) e patate lessate, marinate in qualcosa che le ha colorate di viola, piccanti, ricoperte di germogli e foglie di cardamomo fresco. Deliziose.

Nessuno in sala raggiunge i 40 anni. E questo é straordinario. Tutti parlano un perfetto inglese, non tutti parlano tedesco, confermando la mia idea che Berlino non sia Germania, bensí una terra di mezzo di scambi ed idee, che si spera si diramino nel mondo intorno.

Il Logo di mealsharing.org
Il logo di mealsharing.org

Le presentazioni si susseguono serrate: inizia la fondatrice di mealsharing.org: comunità virtuale estesa a tutto il mondo, di persone che offrono pasti cucinati da loro e, soprattutto, a casa loro. Poi é la volta di Biokutsche, dove si ordina una delle ricette offerte, per un numero di persone a piacere, e ti arriva a casa il cestino con il necessario per preparare la tua cena (intravvedo bruschette con aceto balsamico o spaghetti aglio e olio con funghi…ma non voglio fare l’italiana all´estero, quindi mi fermo qui..). Si parla poi di meli e di mele e di un progetto per la salvaguardia dei meli antichi, gli alti e vecchissimi alberi che quasi non si vedono più, soppiantati dai cugini “nani” e iper produttivi delle piantagioni intensive, col progetto Apfelsternwarte, raccontato in tedesco, che la traduttrice minimizza con “non so renderlo in inglese, é qualcosa che ha a che fare con le mele e con le stelle”; letteralmente e quindi con approssimazione, sarebbe “belvedere della mela stellata”.

Poi arriva lui, sintetico e spigliato, chiarissimo e leggero, Raphael Fellmer, da cui tutto é iniziato, e che qualcuno giá chiama “Robin Food”. Qui la sua pagina Facebook, qui il blog che cura insieme ad altre persone che vivono senza usare il denaro. E´ un ragazzo di cui si inizia a parlare ovunque, da anni vive senza soldi, con una compagna, Nives, e la figlia, Alma, cibandosi solo dei prodotti invenduti dai supermercati bio e basando la propria vita sul concetto dello scambio anzichè dell’acquisto.

Raphael, Nives e la piccola Alma
Raphael, Nives e la piccola Alma

Raphael é un attivista, idealista e, non da ultimo, un vegetariano. Ha iniziato da solo, raccogliendo gli scarti dei supermercati bio nei contenitori per l’immondizia, ricavandone chili di prodotti di qualità buttati perché in confezioni ammaccate, perchè vicini alla scadenza, perchè, nel caso di frutta e verdura, dall’aspetto non più “perfetto” (“finto” bisognerebbe dire).

Raphael e un tipico bottino di "scarti"
Raphael e un tipico bottino di “scarti”

Ora questa follia (in Europa si butta il 50% del cibo prodotto) é arginata dal sito foodsharing.de, che ha visto la partecipazione di 50.000 persone in 4 mesi e che al momento interessa solo il territorio tedesco.

Come funziona? Tre possibilità:

“Offrire”

Si dispone, come privati o esercizi commerciali, di cibo che non si farà in tempo a consumare o vendere prima della scadenza? Dopo il login si scrive l´elenco di quello che si ha da offrire e si fissano appuntamenti per la distribuzione.

“Prendere”

E’ domenica ed é tutto chiuso, o semplicemente é scomodo andare al supermercato? Sul sito si può verificare cosa viene offerto e da chi nelle vicinanze di casa propria, organizzarsi una mappa di punti di distribuzione facilmente raggiungibili (tramite apposita App) e ricevere biglietti di raccolta, dove è indicata la finestra di tempo durante la quale ci si deve presentare a ritirare il necessario.

“Condividere”

Si é a casa da soli e si ha voglia di lasagne, piatto tristissimo se cucinato e consumato in solitudine? Foodsharing è anche una comunità dove si trovano facilmente e quotidianamente persone che aggiungono un posto a tavola. Il sito é in espansione e cresce ogni settimana.

Penso all’Italia. Sarebbe possibile tutto questo? Penso ai nostri esempi virtuosi, alle nostre comunità creatrici di cambiamento, come i GAS. Penso però anche al concetto di “mangiare immondizia”, culturalmente duro a morire in un Paese dove ci si vergogna, al ristorante, di chiedere di farsi impacchettare gli avanzi.

Mi rituffo nell´inverno-primavera berlinese, in un quartiere dove ad ogni angolo un fuso di carne per kebab arrostisce lentamente e l´odore di “animali morti” accompagna i miei passi.

merkel

Mi chiedo: come potrebbero dialogare i giovani rivoluzionari appena incontrati, con le tante comunità di lingua e cultura immensamente diverse di questa zona? Come si potrebbero esportare questi esempi virtuosi in Italia? Quanto una cultura puó giocare a sfavore di un cambiamento che é importante per ogni singolo uomo, al di là di tradizioni millenarie e mentalità? Con cosa erano marinate quelle patate?

ENGLISH VERSION

Foodsharing community presentation. Everybody comes with something to eat, but not meat. I brought some fruit juice, candies, chips of apple: everything is “bio”.

The people is very young and speaks a perfect english. In my mind Berlin isn’t Germany, but a middle place for ideas and exchanges.

Projects and presentations started:

·        mealsharing.org is a virtual community: many people offer meal  made by them and at their places.

·        Biokutsche: you can select recipes and  will arrive a box with ingredients to create it directly at home.

·        Apfelsternwarte: is a project for preserve ancient apple trees.

·        Raphael Fellmer is a smart man, someone calls him “Robin Food”. Here you can find his Facebook page and here his blog. He lives with his girlfriend Nives and his daughter Alma, without money. They eat unsold products from bio market. Their life is based on “trade” instead  of “shop”.

In Europe we throw away 50% of food. This is crazy. The website  foodsharing.de in Germany wants to curb this and in 4 month has registered 50.000 people.

How does it work? Three ways: offer, pick up and share.

It is possible also in Italy. I’m thinking to GAS (solidariety group of  purchasing)