Poche settimane fa Irene Gozzellino ci ha presentato “Robin Food”. Si tratta di Rapahel Fellmer, un giovane papà, che insieme alla compagna Nives vive senza soldi cibandosi solo dei prodotti invenduti dai supermercati bio e utilizzando uno stile di vita basato sullo scambio invece che sull’acquisto.
Il modo di vivere sicuramente anticonformista di Fellmer ci pone davanti alla questione dello spreco di cibo e alle strategie per ridulo.
In Italia ricordiamo il Last Minute Market, una società dell’Università di Bologna guidata da Andrea Segrè, che nasce nel 1998 come attività di ricerca e che nel 2003 diventa realtà imprenditoriale. Opera su tutto il territorio nazionale sviluppando progetti volti al recupero dei beni invenduti o non commercializzabili a favore di enti caritativi.
In Germania sta spopolando il fenomeno del foodsharing: se privati o esercizi commerciali dispongono di cibo che non si farà in tempo a consumare o vendere prima della scadenza, attraverso il login ad una piattaforma possono elencare quello di cui dispongono e fissare appuntamenti per la distribuzione.
Per rimanere nell’ambito delle tecnologie e di Internet negli Stati Uniti, dove dalla fattoria alla tavola si spreca circa il 40% del cibo prodotto, sono state create piattaforme on line e applicazioni per smarphone per contrastare questa tendenza.
L’idea alla base è mettere in rete produttori, distributori e consumatori per cercare di recuperare il cibo in scandenza o in esubero.
Food Cowboy è una servizio online fondato dai fratelli Richard and Roger Gordon. Richard è un camionista e per 25 anni ha trasportato prodotti alimentari freschi. Roger è laureato in legge e ha diretto piccole imprese e associazioni no profit. La loro rete coinvolge due grandi aziende di autotrasporti e circa 20 associazioni di beneficenza locali lungo la I-95, strada della East Coast. Spiega Roger Gordon:
Se, ad esempio, un pallet di pomodorini cade e la spedizione viene respinta, la società di trasporti invia un avviso che permette a Food Cowboy di chiedere ai suoi partner lungo il percorso del camion: “Chi può gestire 40 casse di pomodori?” In un tempo di ricerca brevissimo i pomodori orfani troveranno una casa
Se Food Cowboy affronta il problema dei rifiuti a livello di distribuzione, un’altra piattaforma, chiamata Zero Percent, si rivolge ai punti vendita. Prima di buttare nei cassonetti sacchi di cibo intatto, ma non più vendibile, volontari aderenti a associazioni senza scopo di lucro vengono informati attraverso e-mail alert su pc o smartphone quando il cibo invenduto diventa disponibile. Rajesh Karmani, fondatore della campagna urbana che ha avuto molto successo nelle zone di Denver e Phoenix, afferma orgoglioso:
Se quel giorno uno è di strada o ha un’ora di tempo può andare a prendere il cibo in eccedenza.
Queste soluzioni tecnologiche sono sicuramente un aiuto a livello di distribuzione e vendita. Ma quando lo spreco è sulle nostre tavole?
Le famiglie con bambini sono quelle che sprecano di più: oltre un quarto del cibo comprato viene gettato via (WRAP The food we waste 2008).
A inizio febbraio da una scuola primaria di Latisana, in provincia di Udine, è arrivato un allarme: un centinaio di porzioni di cibo finiscono quotidianamente nell’immondizia. Uno spreco enorme che l’assessore comunale alla pubblica istruzione, Claudio Garbuio, i rappresentanti della società che ha in appalto il servizio mensa e le maestre referenti per la mensa hanno dovuto affrontare.
La causa sembra essere la cattiva abitudine dei bambini di non mangiare verdure né cotte né crude.
In un giornale locale si legge:
È stato deciso, per l’anno scolastico in corso, di non preparare a monte le porzioni di verdura, ma di chiedere preventivamente al bambino se ne vuole o no, evitando così di dover buttare via intere porzioni che una volta messe nel piatto non possono essere recuperate. Per il prossimo anno scolastico, invece, l’amministrazione comunale intende coinvolgere, le famiglie in primis e di conseguenza i bambini, in un percorso educativo per far conoscere l’importanza di una dieta equilibrata che preveda l’inserimento anche della verdura e della frutta fin dalla prima età.
Apprezziamo il tentativo fatto dall’amministrazione perché va nell’ottica dell’educazione alimentare. Educazione che però dovrebbe svilupparsi prima di tutto all’interno delle nostre mura domestiche. E allora cosa possiamo fare nel piccolo delle nostre famiglie contro lo spreco di cibo?
Insegnare ai propri figli una corretta e sana alimentazione e l’importanza di non sprecare il cibo, dando per primi il buon esempio; far parte di un GAS dove poter acquistare insieme e condividere; provare a scambiare invece che acquistare o, molto più semplicemente, fare attenzione a quando si va a fare la spesa.
Esistono piccoli accorgimenti per ridurre al minimo lo spreco: fare una lista della spesa e comprare solo quello di cui si ha realmente bisogno e porre attenzione alla data di scadenza, soprattutto nelle offerte.
Se poi abbiamo ancora qualche resto cerchiamo ricette per cucinare con gli avanzi.
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