5 motivi per cui le aziende falliscono nel green marketing

Questa settimana il blog della digital marketing agency Brave One offre interessantissimi spunti per capire come mai le aziende falliscano nel green marketing. Ormai aggettivi come “eco frendly”, “green” oppure “sostenibile” stanno ai prodotti come “cool” o “must have” stanno alla moda. L’attenzione nei confronti dell’ambiente è alta e i consumatori sono sempre più consapevoli.

Lasciatemi dire che l’eco-consumatore, facendo parte di una nicchia di mercato, è ancora più consapevole e informato sui prodotti che acquista. Azzarderei anche l’ipotesi che il processo di acquisto, per questa categoria, arriva solo dopo un processo informativo.

Le aziende sembrano essersi accorte di questo trend, così è facile incappare in campagne di comunicazione oppure di marketing votate alla sostenibilità. Ma questo può bastare per comunicare correttamente e far evolvere il green marketing?

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Ecco le 5  ragioni per cui molte aziende sono fallimentari nel green marketing. Qui l’articolo originale.

Mancanza di trasparenza nel loro impegno green

Ovvero, le bugie hanno le gambe corte. Se un’azienda gonfia un po’ la verità su un prodotto o un servizio, ma c’è carenza di dati a monte, prima o poi questo dettaglio verrà fuori. Nell’era dell’iperconnettività e dei social media le informazioni veicolate devono essere del tutto trasparenti e le aziende devono essere del tutto sincere con i propri consumatori. Un piccola bugia potrà aumentare le vendite nel breve termine, ma alla lunga un cliente deluso potrebbe diventare fonte di cattiva pubblicità.

L’azienda fa green marketing, ma l’azienda trascura l’impatto ambientale dei suoi prodotti

Questo potrebbe essere il classico caso di green washing, andando a pubblicizzare un prodotto ecologico il cui processo produttivo e logistico non è sostenibile per l’ambiente poiché verrà realizzato con prodotti chimici e andrà a creare rifiuti nocivi. Questo è il classico caso di un prodotto ecologico, ma che non è sostenibile per l’ambiente. E’ meglio essere onesti e parlare di un serio impegno dell’azienda per  ridurre il proprio impatto ambientale, ma non iniziare nessuna strategia di green marketing.

Non riuscire a certificare i propri prodotti

Alla fine del 2012, la Federal Trade Commission ha aggiornato le sue restrizioni su come le aziende e gli inserzionisti possono promuovere i loro prodotti “eco friendly”. Queste restrizioni limitano rigorosamente ciò che si può dichiarare sui propri prodotti. In particolar modo, tutte le informazioni utilizzate a scopo pubblicitario o sulle confezioni devono essere sostenute da dati scientifici.

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Difficoltà ad arrivare a un target di pubblico eco-friendly.

L’abbiamo già detto:” i consumatori con la filosofia sono in netto aumento”. Si tratta di una nicchia di mercato interessante, poiché comprende un profilo socio-culturale medio-alto. Si tratta di un pubblico informato, che va al di là di una call to action vista di sfuggita su un annuncio pubblicitario. Allora cosa bisogna fare? Bisogna parlare e interagire con questo tipo di target. Per questo le strategie di green marketing devono puntare a sviluppare una relazione e un rapporto di fiducia.

Le vendite green sono più lente e le aziende hanno fretta di fare fatturato

A parità di costi tra un prodotto eco-friendly e uno normale è dimostrato che la scelta d’acquisto cade su primo. Purtroppo, però, la versione green di qualsiasi cosa costa sempre di più scoraggiando l’acquisto. Questo penalizza il fatturato, che ha bisogno di introiti. Molte aziende però tendono a non creare una cultura del prodotto, tale da distinguerlo dagli altri. Questo accade perché il green marketing è debole e punta a sopravvivere sul mercato solo come una valida alternativa e non un lovemark.

E voi cosa ne pensate? Cosa vi spinge a comprare un prodotto sostenibile?