Diventare donatori di libri nel sud ovest milanese

Diventare donatori di libri 

Il dono ha un valore per chi dona e per chi riceve. Donare un libro che si è letto e amato è come dare una parte di sè.

Lo sa bene Federico Scarioni, referente del progetto “Donatore di libri” lanciato lo scorso luglio dalla Fondazione per Leggere. 

Si tratta di una campagna di raccolta di libri usati a sostegno delle 60 biblioteche del sud ovest milanese che fanno parte della rete della Fondazione.

Perché avete deciso di lanciare questo progetto?

Innanzitutto l’iniziativa ha un valore comunitario: distaccarsi da un libro amato, magari per un motivo logistico (trasloco, spazio, ecc.), ma sapere che altri ne potranno usufruire, ci fa sentire più vicini e partecipi nella condivisione di storie ed esperienze.

Poi c’è un valore ecologico, legato al riuso degli oggetti: perché sprecare “carta” quando questa “carta” può essere utilizzata più e più volte? Se ci pensiamo una volta che abbiamo letto il libro difficilmente lo apriremo un’altra volta, e molto spesso lasciamo marcire i libri sui nostri scaffali.

C’è anche, un valore romantico: l’idea che le storie che abbiamo amato possano essere messe a disposizione di tutti è qualcosa di emotivamente coinvolgente e un grande atto di generosità.

Infine, si sa, il periodo non è assolutamente dei migliori. E come spesso avviene, i campi che ne risentono maggiormente sono quelli della cultura in primis e di conseguenza quello bibliotecario.

La Fondazione si è sentita in dovere di mettere in atto una strategia volta ad alleggerire gli sforzi che le amministrazioni comunali stanno facendo da anni in questo settore. Abbiamo quindi pensato di rivolgerci direttamente ai cittadini per chiedere un aiuto nel contribuire, con le proprie donazioni, ad aumentare il patrimonio documentario a disposizione di tutti.

Come funziona il dono?

Esiste un disciplinare della donazione scaricabile dal sito. Alcune donazioni possono infatti essere più utili di altre. Donare non deve essere un modo per far pulizia e sbarazzarsi ad esempio di vecchie enciclopedie o dispense universitarie. La donazione servirà per potenziare il patrimonio documentario delle biblioteche, essere donato a scuole, ospedali, carceri, utilizzato per il libero scambio tra utenti e utilizzato per raccolta fondi e beneficenza.

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Quanti i donatori di libri ad oggi?

Quando c’è stata la fase di sperimentazione del progetto, volta a raccogliere dati significativi sulla potenzialità di raccolta dei doni, in 3 mesi e su 3 biblioteche coinvolte abbiamo ottenuto donazioni pari a quasi 3.000 libri. Un numero enorme se consideriamo il fatto che non è stata fatta una pubblicità su larga scala.

Lo scopo è quello di coinvolgere tutta la cittadinanza sensibile a questo tema. Viviamo in un ambiente fortemente antropizzato. La nostra zona di competenza copre 55 comuni e gli abitanti del territorio sono circa 520.000. Se ogni cittadino decidesse di donare anche solo 1 libro all’anno immaginiamo quale potenzialità potrebbe avere questa iniziativa in termini di risparmio nell’acquisto di nuovo materiali documentario ma anche di svecchiamento e di sostituzione di quello attuale.

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Come avete scelto la linea grafica?

Il nome “donatore di libri” l’abbiamo scelto pensando alle classiche campagne di donazione come quella del sangue o degli organi. Volevamo rendere partecipe il cittadini facendolo sentire orgoglioso del suo atto di donare. Se ci pensiamo possiamo donare qualsiasi cosa. Al posto di gettarla nel cestino possiamo rendere felice un’altra persona, senza contare i benefici ambientali che questo processo può portare.

Dopo aver scelto il nome, abbiamo pensato a un logo a due colori, l’arancio e l’azzurro, colori vivaci e attraenti. Infine le volpi, le mascotte di Fondazione, che fanno il gesto di donare un libro.

Che tipo di comunicazione avete fatto?

La comunicazione è e sarà sopratutto via web, attreverso i siti e la newsletter, sempre per venire incontro a un discorso di sostenibilità. Poi c’è, come sempre, molto passa parola. Di carta ne abbiamo stampata poca, giusto quella che serviva per promuovere agilmente presso le biblioteche la nostra iniziativa.

Concludo con alcune riflessioni personali. L’antropologo francese Marcell Mauss nel 1923 nel suo famodo “Saggio sul dono” evidenziava come il dono sia un “fatto sociale totale”, un evento complesso che coinvolge molte dimensioni della vita sociale, la sfera dei significati simbolici e delle relazioni politiche e delle prestazioni economiche. Individui e gruppi attraverso lo scambio di oggetti entrano in una relazione di reciprocità, governata dall’obbligo di dare, ricevere e ricambiare.

L’utente che prenderà in prestito un libro donato da un altro lettore, avrà in mano non solo un volume di carta, ma un oggetto ricco di significato che potrà instaurare un ciclo virtuoso incoraggiando altri a donare.