Una barriera antinquinamento sul lungomare di Napoli

Quest’anno, dai primi mesi estivi, uno dei lungomari più belli d’Italia, quello di Napoli, grazie a un utile progetto ambientale dell’Ing. Teresa Panico, ha potuto sperimentare la realizzazione di una barriera antinquinamento galleggiante che ha permesso di limitare l’inquinamento marino, dovuto allo scarico di  idrocarburi per il traffico navale. Inquinamento  che andava a depositarsi in prossimità della scogliera, nell’ area antistante la sede sociale dell’A.S.D. Circolo Canottieri Napoli.

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E se il mare per Napoli, rappresenta il simbolo stesso della città, non si poteva certamente non raccontare un tentativo virtuoso, anche se solo circoscritto ad un tratto di scogliera, che ha permesso di tutelare un bene così prezioso.

A tal riguardo Econote.it  ha voluto saperne un po’ di più e ha chiesto all’Ing. Teresa Panico (teresapanicoatinwind.it) di descrivere il suo progetto, svelandoci qualche aspetto più tecnico.

COME NASCE L’IDEA DI REALIZZARE LA BARRIERA ANTINQUINAMENTO E QUALI SONO STATI I MOTIVI DETERMINANTI DI TALE PROGETTO?

Il progetto ha preso corpo dopo alcune chiacchierate con il presidente del Circolo Canottieri Napoli, l’ Avv. Edoardo Sabbatino, sulle problematiche dovute alle esalazioni che provenivano dal mare a causa dello scarico di  idrocarburi dei tanti natanti a motore che transitavano nell’area.

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QUALI SONO LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI ANCHE IN TERMINI DI SOSTENIBILITÀ DELL’AMBIENTE?

L’ Installazione della “barriera antinquinamento, removibile ed ecocompatibile”  è stata contingentata ai soli mesi estivi, idonea a delimitare in sicurezza un’area marina di circa 2200 mq e consente sia di garantire la tutela ambientale rispetto all’ampia presenza di inquinanti superficiali (nel periodo estivo) sia di ridurre/eliminare eventuali situazioni pregiudizievoli per l’incolumità delle persone.

La barriera antinquinamento è pensata per bloccare tutto ciò che deturpa l’ambiente. E’ utilizzabile contro schiume, catrame, detriti galleggianti, scarichi fognari, benzine ed oli inoltre, la presenza di una  rete, la rende efficace contro alghe, mucillagine e meduse. L’installazione della barriera assicura, dunque, la pulizia dell’acqua e la sensibile riduzione dei costi di smaltimento dei rifiuti.

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La stessa manutenzione, per la barriera,  non impatta con l’ambiente, vengono infatti utilizzati per la pulizia detergenti batterio-enzimatici ed acqua tiepida. I detergenti batterio-enzimatici sono biodegradabili, non sono tossici, non infiammabili, non contengono idrocarburi o derivati del petrolio, non contengono etossilati di noninfenolo (infatti i batteri ed enzimi, aggrediscono la molecola dell’idrocarburo, la “mangiano” cioè la inglobano in sé e  la “digeriscono” ovvero la sintetizzano in particelle elementari, poi la “trasformano” in acqua ed anidride carbonica), non contengono composti a base d’agrumi ed hanno un PH neutro sotto i 9,5.

Inoltre l’intero progetto e  il tipo di installazione  sono  stati elaborati  attraverso lo studio delle correnti e del moto delle acque e in funzione della conformazione della costa e autorizzati dalle autorità competenti in materia per la definitiva realizzazione.

DA COSA È COSTITUITA LA BARRIERA ANTINQUINAMENTO?

La barriera è costituita essenzialmente da due parti:

1.       una parte emersa di forma cilindrica: costituita da un galleggiante in polietilene a celle chiuse rivestito in PVC rinforzato in poliestere;

2.       una parte sommersa costituita da grembiule in tessuto gommato – PVC rivestito in poliestere – di 40 cm circa una rete verticale da 1,0 m, piombata ed ancorata, a “sbarramento in acqua”.

Sulla parte bassa del grembiule sono alloggiate delle piastrine metalliche forate per la predisposizione di catene da agganciare a corpi morti. Tutte le parti metalliche della barriera sono in acciaio INOX AISI 304.

Il rivestimento  della barriera è in PVC rinforzato con poliestere  e ha  spiccate caratteristiche di durabilità e resistenza nel tempo, tale da conferire alla barriera stessa adattabilità d’impiego a differenti temperature, conservando immutate le caratteristiche d’inattaccabilità da parte degli agenti chimici inquinanti. 

Per l’ancoraggio della barriera antinquinamento  sono stati utilizzati i così detti corpi morti con una struttura a blocco unico di cemento ecocompatibile “sea-friendly”, a composizione naturale certificata, privi di additivi chimici miglioratori di resa del calcestruzzo o di altri componenti sintetici, caratterizzati dalla presenza di rugosità e microcavità superficiali che stimolano l’attecchimento degli organismi marini, montate in modo da formare una struttura parallelepipeda vuota all’interno. Le correnti e le turbolenze generate dalle cavità all’interno della struttura favoriscono l’apporto di sostanze nutritive e lo sviluppo di forme di vita stanziali, e le stesse cavità vengono utilizzate dai pesci come tane ed anfratti, innescando il ciclo caratteristico di una catena trofica.

Il manufatto è realizzato in cemento armato ad alta densità (vibrato), per ridurre la disgregazione dei materiali e garantire la maggiore durabilità del manufatto stesso, nonché facilitare l’attecchimento degli organismi marini, riducendo l’aggressività chimica superficiale del calcestruzzo e rendendola il più compatibile possibile con il PH naturale marino del luogo di posa (PH 9).

Il sistema ipotizzato per l’ancoraggio della barriera antinquinamento è sviluppato secondo i criteri EMAS e ISO 9001:2000, in analogia ai sistemi diffusamente impiegati per la protezione delle coste dall’erosione e la difesa dei fondali dallo strascico illegale.

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CI SONO NUOVI PROGETTI FUTURI IN MERITO?

Una volontà futura di proseguire in questo senso c’è, fatte salve ovviamente  le autorizzazioni delle varie autorità competenti.  Quanto meno spero  che questo progetto  possa essere di esempio per risolvere problematiche  simili anche in altre parti dell’Italia.

Lo speriamo tanto anche noi!!