A scuola con Econote: a Montechiaro d’Asti si è parlato di acqua

“Silvia avresti voglia di venire a parlare di acqua a scuola? Quest’anno stiamo lavorando con i nostri ragazzi proprio su questo tema”.

Questo l’invito di un gruppo di insegnanti e amiche dopo aver conosciuto Econote e lo Speciale sull’Acqua dello scorso aprile.

Non potevo non accettare e così mercoledì 13 novembre ho avuto il piacere di recarmi nella scuola secondaria di primo grado R. Sacchetti di Montechiaro d’Asti (AT). L’argomento su cui ho concentrato l’attenzione è stato: acqua del rubinetto o acqua in bottiglia?

Due le lezioni: in un primo momento ho incontrato le terze medie e successivamente le seconde. In tutto 80 ragazzini di 13 e 14 anni.

Una bella sfida per chi come me è abituata a scrivere e non molto a parlare in pubblico. E poi lo ammetto: il fatto di avere di fronte adolescenti un po’ mi preoccupava. Invece è stata un’esperienza emozionante che mi ha arricchita molto e che penso e spero abbia lasciato un messaggio importante anche agli studenti.

Ho trovato ragazzi interessati, pieni di curiosità a volte quasi difficili da arginare per la loro voglia di condividere esperienze personali e di porre domande.

Ma torniamo alla lezione. Con me avevo portato una bottiglietta di acqua comprata per l’occasione.

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La mia prima domanda è stata: Cosa vedete?”

“Acqua, plastica, un’etichetta, un tappo…. “: sono state le risposte.

“Volete sapere cosa vedo io? – ho continuato – Spreco di soldi, di energia, inquinamento, petrolio…”

E così l’avvenutura ha inizio. Ma no ero sola. Con me “c’era” Annie Leonard. Ho, infatti, mostrato ai ragazzi il video “La storia dell’acqua in bottiglia”. Di tanto in tanto interrompevo la proiezione e commentavamo insieme.

Ad un certo punto ho chiesto: Perché secondo voi si preferisce bere l’acqua in bottiglia?”

“È più sana. È più controllata. Non ha il cloro. I tubi sono sporchi”.

Una risposta mi è piaciuta particolamente. Un ragazzo in fondo all’aula alza la mano e dice: “Ci fanno credere che sia più sana”.

Ed ecco allora che un incontro sull’acqua si trasforma nella possibilità di parlare in modo più ampio di sostenibilità, di pubblicità e marketing, di lettura delle etichette sui prodotti, di scelte consapevoli. E ancora di rifiuti, di raccolta differenziata e di riciclo, di ciclo di vita dei prodotti, di inquinamento.

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Alla fine della seconda lezione, la domanda di uno studente  mi spiazza: “Ma questo video quante visualizzazioni ha?”

Quello che avevo proposto io, doppiato in italiano, ne aveva circa 2200. “Mi sembrano poche. Dovrebbe verderlo più gente” commenta il ragazzo.

E allora rispondo: “Hai ragione! Inizia ad andare a casa e a farlo vedere ai tuoi genitori e amici. È così che le buone pratiche di sostenibilità si diffondono”.

Il suono della campanella mette termine alla lezione e alla mattinata. Mentre i ragazzi escono dall’aula, penso: che bell’età! Il loro spirito critico è ancora così sviluppato! 

Compito di noi adulti, insegnanti, genitori, professionisti della comunicazione è di nutrirlo e stimolarlo. Sarà, infatti, questa stessa capacità critica e questa curiosità a trasformarli in cittadini e consumatori consapevoli.