Fare festa… e decrescere felici

In tutte le tradizioni del mondo e di tutti i tempi, la festa ha in origine una valenza religiosa. Il termine deriva dal latino festum, e significa: “gioia pubblica”.

Che sia per celebrare una divinità o un momento particolarmente propizio dell’anno, per scacciare i demoni o per assicurarsi buoni auspici, la festa da sempre ha un fascino indiscusso e un significato molto importante per la società. Personalmente, invece, per molto tempo ho fatto fatica a capirne a fondo il valore. In una fase particolarmente seriosa della vita, mi pareva che fare troppa festa equivalesse a perdere tempo, nella migliore delle ipotesi, nella peggiore: che fosse sinonimo di superficialità. Ma mi sono ricreduta.

Ho imparato a osservare e a capire il senso profondo della festa, e forse anche della gioia! E ho capito che non solo non si tratta di perdere tempo, ma anzi di accumularne di buono e di fare un’esperienza decisiva e quanto mai utile in questo periodo di crisi. Ecco i miei buoni motivi per fare festa e decrescere felici.

1) Compagnia. Sembra a prima vista una banalità. Ma, ad esempio, per persone solitarie non è così scontato. Oggigiorno le nostre città pullulano di “freelance” (chi scrive appartiene alla categoria). Le virgolette possono voler dire tante cose, tra cui persone che non sempre lavorano a tempo pieno, precari, stagisti, malinconici etc. etc. Ecco, anziché chiudersi in casa (spesse volte in una più circoscritta obsoleta cameretta) meglio uscire a… fare festa. Non è una provocazione, è un metodo per far circolare il sangue, e pure le idee. Poiché a una festa puoi incontrare chiunque, compreso il tuo prossimo datore di lavoro.

2) Campagna.  Alla fine che cos’è una festa se non trovarsi in un punto preciso a bere e mangiare? Perché allora non sfruttare la natura? I costi si abbattono, si risparmia su tutto. Lasciate riposare le vostre case. Niente luce elettrica, niente gas, niente stand by accesi per un giorno.

3) Stand By. Quando tutto sembra difficile, niente di meglio che fermarsi. Se ci pensate, questa crisi assomiglia alle sabbie mobili. E sapete tutti cosa si deve fare quando ci si trova in tal maniera impantanati? Stare fermi. Che non significa rigida immobilità. Ma qualcosa di diverso. Seguire l’opposto del proprio istinto. Siete persone ansiose e pessimiste? La fine del mondo per voi è alle porte? Bene: chiamate qualche amico, portateli su un prato e stappate una bottiglia di aranciata. Garantisco nuove prospettive immediate. E abbondanti dosi di “gioia pubblica”.