Il MAUSS e il paradigma del dono

Siamo sempre stati abituati a pensare che, in un contesto di scarsità di risorse, i componenti della specie umana agiscono sempre per massimizzare il loro profitto. Secondo una logica costi-benefici, ognuno di noi prenderà sempre e comunque la decisione che gli porterà una maggiore utilità. Le nostre azioni vengono così tradotte in termini di utilità ed efficacia strumentale. Nella lunga tradizione del pensiero occidentale questo si traduce con l’immagine dell’homo oeconomicus. Questa teoria “universale” del comportamento umano definisce il nostro immaginario simbolico, plasmando i rapporti interpersonali, oltre che l’ordine sociale.

Marcel Mauss e gli studi sul dono

Gli studi sociologici e soprattutto antropologici mettono in crisi l’universalismo di questa teoria: l’homo oeconomicus è una specie del tutto sconosciuta in alcune società. Nel 1923 il sociologo francese Marcel Mauss pubblica Essai sur le don. Forme et raison de l’échange dans les sociétés archaïques (Saggio sul dono. Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche).

Il dono si articola in tre fasi: dare, ricevere, contraccambiare; ed è proprio questo triplice obbligo che costituisce il fondamento del legame sociale, dove dinamiche di tipo relazionale prevalgono su ragioni prettamente strumentali. Ad essere soddisfatte, inoltre, non sono solo le esigenze di un singolo individuo, ma quelle dell’intera comunità. Lo studio di Mauss cominciò ad aprire una crepa nel pensiero occidentale. Si iniziò a pensare che il dono non fosse una forma di scambio tipica solo delle società “arcaiche” (secondo quello che era il linguaggio dell’epoca) e che la sua teoria di potesse avere una certa valenza anche nelle società “civili”. Molti economisti accettarono che, in fondo, il dono fosse presente anche nelle società moderne, ma non sfuggirebbe certo ad i vincoli utilitaristici ed economicisti: spogliato della sua valenza di integrazione sociale, il dono viene ridotto solo ad una delle forme di scambio materiali tra gli esseri umani. Oltre a svilire la teoria di Mauss, questo approccio non riesce a coglierne la sua portata euristica.

Da Mauss al MAUSS

Essai sur le don è stato un punto di riferimento indiscusso per l’etnologia contemporanea e la lezione di Mauss ha ispirato numerosi studi ed approfondimenti. Nel 1980 in Francia nasce il MAUSS: Mouvement anti-utilitariste dans les sciences sociales (Movimento Anti-Utilitarista nelle Scienze Sociali).

I suoi principali ispiratori sono Alain Caillé e Serge Latouche che, proprio per rispondere alla lettura parziale ed economicista della teoria di Mauss, cercano di riprenderne il suo significato autentico. Per gli studiosi del mouvement, la teoria del dono avrebbe una portata tale da ribaltare valori ben radicati nella civiltà contemporanea; non solo in termini economici, ma anche politici ed etici. Contestare l’onnipresente “martello economico” (per usare una famosa espressione di Latouche) che ci batte in testa e non ci fa vedere nessuna altra dimensione oltre a quella di tipo economica, sembra essere un’azione quasi rivoluzionaria. Ma la sfida più importante è (per usare un’altra frase dell’antropologo francese) la “decolonizzazione dell’immaginario”: liberarsi dell’ “utile” o dell’ “interesse” come unico criterio per riconoscere e dare valore all’esperienza umana. Iniziare a pensare che quello economico non sia il metro più adatto per dare il pieno senso alle nostre esistenze.

Le ragioni dell’anti-utilitarismo

Gli studi del MAUSS sono soprattutto una critica alla società capitalista, che ha creato la figura di un genere umano egoista per “natura”. Nell’introduzione de L’altra Africa, Serge Latouche scrivere che, nonostante le garanzie di crescita e prosperità promesse dal capitalismo, le giovani generazioni delle società contemporanee sentono di non aver migliorato di molto la loro condizione rispetto a quella dei loro genitori. Anzi, in alcuni casi sembra essere addirittura peggiorata. Questi studi indagano proprio su questo tipo di dinamiche e il dono, non come gesto “disinteressato” ma come obbligo sociale che non mira a fini strumentali nelle relazioni sociali, è proprio la chiave fondamentale per il recupero della socialità. Tra le parole chiave possiamo sicuramente riconoscere: condivisione, decrescita, comunitarismo e convivialità.

Per conoscere meglio il MAUSS vi consiglio:

– MARCEL MAUSS, Saggio sul dono. Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche, Torino, Einaudi, 1965.
– LAIN CAILLÈ, Critica della ragione utilitaria, Torino, Bollati Boringhieri, 1991
– SERGE LATOUCHE, L’altra Afric, Torino, Bollati Boringhieri, 2000