Le Isole Faroe sono un arcipelago che si trova tra la Scozia, la Norvegia e l’Islanda. La popolazione è composta da circa cinquantamila abitanti e la pesca è settore economico principale. I faroesi si sono sempre sostenuti grazie al mare e ai suoi pesci, la caccia ai cetacei (grindadráp, o grind) è l’attività principale oltre ad avere un forte legame con le tradizioni locali. La caccia ai globicefali
per scopi alimentari è una pratica antica, risale addirittura alle prime colonizzazioni dell’isola. Per alcuni faroesi, la carne e il grasso di balena viene descritto un “Dono dagli Dei”.
Negli ultimi decenni però, gli attivisti dei diritti degli animali, hanno sempre più messo in discussione questa pratica. Parlano di “massacro” o “mattanza” e in diverse occasioni sono state organizzate delle incursioni per fermare la pesca in corso. L’organizzazione più attiva e di maggior rilievo è la Sea Shepeherd, una società di conservazione dell’ambiente marino fondata nel 1977, ma che ufficialmente si definisce un movimento. Nonostante gli abitanti delle Isole Faroe dichiarino che la caccia ai globicefali sia sostenibile e che serve soprattutto a scopi alimentari, gli attivisti della Sea Shepeherd sostengono invece che, così come importano già molti prodotti dall’estero, non hanno bisogno della carne di balena per sopravvivere. I faroesi controbattono che facendo così e abbandonando questa forma di sostentamento locale, rinuncerebbero definitivamente alla loro auto-sufficienza.
I detrattori della Grind aggiungono che l’intera economia potrebbe essere riconvertita al commercio o al turismo, che da soli potrebbero sostenere l’economia degli isolani e creare tanti posti di lavoro. Sull’aspetto tradizionale non si solleva alcun dubbio, la caccia alla balena ha una antica tradizione e come è facile intuire, per i faroesi la grind è un aspetto fondamentale della loro identità. I sostenitori dei diritti degli animali riconoscono questa peculiarità ma pensano che sia inconciliabile con la la ferocia esercitata contro i cetacei. La soluzione proposta sarebbe fossilizzarla, relegandola in qualche museo antropologico a testimonianza di un’epoca ormai passata.
Il principi sostenuti dagli attivisti sono estranei all’universo simbolico di questa popolazione. Quelli degli animali sono riconosciuti come diritti universali ed inalienabili, in quanto tali devono essere rispettati da tutti indipendentemente dal loro sistema culturale e sociale. Molti sostengono che l’isolamento delle Isole Faroe ha permesso agli abitanti di vivere una vita al contatto con la natura senza essere contaminati dalla modernità, ma il loro sistema di vita viene attaccato perché non rispetta un diritto che la stessa modernità ha prodotto.
Perché l’U.E. non fa niente? Certo sono tempi difficili, ma è necessario pensare a tutto, e una cosa del genere si può debellare in un mese tramite una legge che vieti la caccia delle balene, o al massimo introdurre un parametro di limite.
i criminali esseri umani che uccidono le balene vanno ghigliottinati!kill people who kill fish
E’ una vergogna… insegnano ai bambini ad uccidere un altro essere vivente.
Lo fanno con sadismo, uccidono anche i cuccioli e poi si immortalano in foto di gruppo con le loro “prede”….
Nessuno di loromangia carne di balena (infatti nei loro negozi non si riesce a trovarne traccia) eppure si giustificano dicendo che uccidono centinaia di balene per il loro fabbisogno alimentare…BUGIARDI!!!!
Ma la Danimarca non ha vietato la Caccia alle Balene..???
Perché loro compiono queste stragi con il permesso delle autorità che dovrebbero vietarle??
Spero che l’ intera comunità europea intervenga per fermare queste stragi inutili.
Le balene sono protette volete capirlo si o no..?? … Ignoranti, mentecatti ..ODIO LE FAROE !!!!
Come dimostrato dal servizio andato in onda a Le Iene di recente, la carne di balena nelle suddette isole non si trova venduta nei supermercati, che invece brulicano di ogni altro tipo di generi alimentari. Ciò significa che i cetacei non vengono uccisi per questioni di sostentamento,ma per un morboso attaccamento a una tradizione che oggi si può considerare superata e barbara.
Io sono una archeologa. I Cari erano una popolazione che mangiava i propri genitori morti. E’ una tradizione no? Ma ad oggi non credo che qualcuno mangerebbe i propri genitori. Il buonsenso e la modernità devono prevalere a volte, altrimenti non c’è progresso.
I bambini che rispondevano alle domande, nel servizio, avevano solo voglia di uccidere degli esseri viventi, tutto qui.E i genitori davano delle risposte veramente ridicole, da parte di un adulto. Hanno accolto internet e tutti gli aspetti della modernità che gli fa comodo, ma questo no!Che pena.