CIO’ CHE E’ VIVO CULTURE TOUR : una riflessione ecocritica a chiare lettere

Il titolo del progetto è estremamente chiaro. Non può crescere vita dove non esiste vita. Quello di Emanuela Ascari (artista nata nel 1977 a Sassuolo) è un grido a chiare lettere, che vuole accendere i riflettori sul ruolo centrale della natura e della sua visceralità organica, come motore propulsore dei processi naturali.

Nel 2013 l’artista ha realizzato il progetto Risque Acceptable, per lo spazio Espace Jeanne de Flandreysy a Valence. Il lavoro è nato allora in seno al progetto GAP – Global Art Programme, Waiting for Expo 2015, promosso e prodotto da Artegiovane Milano e coordinato da FARE, in collaborazione con Art3 Valence, durante una residenza presso Moly-Sabata, Sablons (FR).

In quell’occasione 33 lettere di legno componevano la frase ciò che è vivo ha bisogno di ciò che è vivo, dicitura successivamente inserita in diversi luoghi lungo il percorso di rientro, tra Bablons e Milano, in un atto di enunciazione ripetuta su scala paesaggistica, documentata fotograficamente. La frase costituiva e costituisce la sintesi di un concetto che sta alla base della visione organica dell’Agricoltura Biodinamica.

L’opera si colloca a metà strada tra performance, installazione, azione artistica e riflessione ecocritica partecipata. Maggiori informazioni sul progetto si possono trovare sul sito di Platform Green (che ha dedicato un’ampia pubblicazione sul lavoro dell’artista), al seguente indirizzo.

Oggi questo importante viaggio attraverso il paesaggio è ripreso. L’artista ha deciso di attraversare l’Italia per raggiungere agricoltori organici, biologici e biodinamici, ecovillaggi, piccole comunità locali, portando in giro la stessa frase realizzata in lettere di legno da posizionare nei loro terreni per il tempo necessario a lasciare un messaggio forte: ancora una volta ciò che è vivo ha bisogno di ciò che è vivo.

L’installazione itinerante diventa pretesto per l’incontro, per creare legami con persone che hanno fatto una scelta di vita coraggiosa e lungimirante, ritrovando nella terra lo stimolo per un ripensamento del rapporto tra l’uomo e l’ambiente, e scegliendo di fare agricoltura come atto culturale e politico.

“Ciò che è vivo ha bisogno di ciò che è vivo” è la sintesi di un concetto alla base della visione organica dell’Agricoltura Biodinamica. In un contesto in cui la perdita di vitalità dei terreni e dei cibi coltivati e allevati in modo intensivo contribuisce alla progressiva degenerazione della biosfera e dell’uomo, questo pensiero manifesta una necessità e propone un cambio di prospettiva.

Mentre a Milano è stata inaugurata l’imponente kermesse internazionale sul cibo, con tutte le contraddizioni e le criticità di un evento come Expo 2015, l’artista decide di intraprendere un viaggio in direzione contraria, andando ad incontrare direttamente sul territorio piccole realtà agricole attive nel mantenimento della sovranità alimentare, della biodiversità e della vitalità dei terreni, per posizionare temporaneamente la frase in quei luoghi dove questo concetto viene espresso ogni giorno da chi pratica il territorio secondo una visione organica.

Emanuela Ascari è intimamente interessata ad analizzare la relazione tra l’uomo e l’ambiente. Vuole indagare e andare a fondo nello studio di questo legame tra la terra e chi la abita, nel tentativo di incentivare una riflessione ecocritica sempre maggiore.

Le tappe del progetto in giro per l’Italia sono innumerevoli e si possono consultare al seguente link.