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Emissioni di polveri sottili: non sottovalutiamo stufe e camini

In queste ultime settimane sono emerse numerose preoccupazioni per gli altissimi livelli di polveri sottili raggiunti nelle grandi città; soprattutto nel periodo invernale infatti, l’accumulo dello smog tende ad aumentare grazie alle condizioni climatiche relativamente stabili (poche precipitazioni e venti) . Il blocco del traffico decretato per alcuni giorni sembra che abbia prodotto dei piccoli miglioramenti, ma siamo sicuri che la colpa di queste emissioni sia da attribuire solo alle automobili?

Da recenti studi, svolti negli ultimi anni, è risultato che un camino acceso per mezza giornata emetterebbe la stessa quantità di PM 10 di un automobile alimentata a diesel che percorre 3500 km.

Per chi non lo sapesse le polveri sottili sono quelle particelle che hanno un diametro inferiore al decimo di millimetro, possono essere solide o liquide, sono costituite per lo più da metalli pesanti e da idrocarburi, e vengono prodotte da tutte le reazioni di combustione. Vengono ritenute molto pericolose per la salute, in particolare quelle più piccole che non possono essere filtrate dalle vie respiratorie e arrivano fino agli alveoli polmonari.

ARPA Lombardia sostiene che la combustione di legna è responsabile del 90% delle emissioni date dal riscaldamento domestico, che sono da attribuire dall’uso dei caminetti aperti e dalle stufe tradizionali, spesso scarsamente efficienti dal punto di vista energetico.

Indubbiamente camini e stufe accesi creano nelle nostre case un’atmosfera molto piacevole e accogliente, ma molti non conoscono i danni, dal punto di vita ambientale, che queste forme di riscaldamento possono provocare.

Un caminetto classico per ogni GJ di energia prodotto emette almeno 500 g di polveri sottili. Utilizzando il metano per la stessa quantità di energia vengono emessi solo 0,2 g di PM10, anche se di contro viene prodotta molta più anidride carbonica.

Il metodo di riscaldamento più ecologico, come è noto, è sicuramente quello elettrico, derivante da fonti rinnovabili, ma se non volete (o non potete) rinunciare al riscaldamento per combustione è bene che seguiate alcuni consigli importanti per abbassare il più possibile la quantità di emissioni.

  • Possibilmente far pulire la canna fumaria almeno una volta all’anno: un buon tiraggio e un buon ricircolo dell’aria assicurano una miglior combustione della legna, meno fumo e una minore emissione di polveri.
  • Applicare degli efficienti metdi di filtraggio e camere di combustione adatte.
  • Scegliere adeguatamente il combustibile: la legna deve essere ben asciutta e stagionate, la legna umida e verde produce molto più fumo.
  • Non bruciare legna verniciata o trattata, carta di giornali, plastiche e altri materiali non idonei: la loro combustione produce diverse sostanze tossiche.
  • Posizionare i pezzi di legno perpendicolarmente tra di loro e con un po’ di spazio uno dall’atro, così da permettere il passaggio dell’aria e un buon tiraggio.

 

Per chi invece il proprio caminetto lo deve ancora costruire, o per chi lo vuole cambiare, una valida alternativa a quello classico è costituita dal camino a bioetanolo – ovvero ad alcol etilico biologico ricavato dalla fermentazione di masse vegetali.

Questo tipo di combustione è notevolmente più costosa rispetto a quella della legna o del pellet, ma in compenso viene disperso meno calore perché non è necessaria una canna fumaria. Questo rappresenta sicuramente un buon compromesso per chi non vuole rinunciare al calore di un bel fuoco curandosi dell’ambiente.

Simona Manzo

Laureata in Scienze e Tecnologie per l'Ambiente all'Università Bicocca di Milano. Le piacerebbe un giorno lavorare nell ’educazione o nella divulgazione ambientale. Nell’ attesa di un impiego, si diverte a cercare di unire le sue due grandi passioni: la natura e la scrittura. Lettrice instancabile di qualsiasi genere di libro. Grandissimo amore per gli animali e per il mare. Adora studiare e insegnare le scienze.

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Simona Manzo

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