Intervista alla viaggiatrice: Alice Pomiato

Tornano, dopo più di un anno, le nostre interviste al viaggiatore. La pandemia ha ridotto al minimo le nostre possibilità di viaggiare, ma tutti guardiamo al futuro con ottimismo. Oggi tocca ad Alice Pomiato, che ha una bella storia da raccontarci, una storia che parte da Treviso e dopo un girovagare per il mondo arriva a Lipari. Abbiamo adorato leggere i suoi racconti di viaggio. Buona lettura.

Ho visto che ti definisci Digital Nomad. Puoi spiegare ai nostri lettori cosa significa?

Certo! Il Digital Nomad è un Nomade Digitale, una persona che lavora online, da remoto. Libero professionista o smart worker, ha bisogno di un pc, un telefono e una buona connessione internet per lavorare da ovunque nel mondo. Io lo vedo un modo come un’altro di vivere viaggiando, perfetto per chi si ambienta facilmente in nuovi contesti, e non ama rimanere nello stesso luogo per tanto tempo. 

Qual è la tua storia? Hai lasciato un lavoro stabile per poi iniziare questa nuova vita fatta di viaggi?

Già, è andata proprio così. Lavoravo come Social Media Strategist per un’agenzia di comunicazione di Treviso, e a Settembre 2018 ho mollato tutto e sono partita per l’Australia. Il mio lavoro mi piaceva molto, era parecchio stimolante ma mi sono licenziata per due ragioni molto importanti per me. La prima: perchè un lavoro da dipendente, non mi aveva (e non mi avrebbe) mai permesso di vedere il mondo come avrei voluto farlo io. Viaggiare è la cosa che amo di più fare, e ai tempi, appena ne avevo l’occasione, scappavo da qualche parte approfittando di  weekend lunghi, ponti e ferie. Ero costretta a viaggi mordi e fuggi, dove vedevo tutto in fretta e furia, e 72h dopo ero di nuovo a casa; i viaggi lunghi ero costretta a farli in alta stagione (Agosto-Dicembre) quando tutto è costosissimo e anche il luogo più sperduto è invaso dai turisti. Io volevo viaggiare lento, avere modo di vivere e gustarmi la quotidianità con la gente del posto, lavorare con loro, mangiare dove-come e quando lo fanno loro etc. perchè per me viaggiare significa darsi il tempo di vivere e capire un luogo e la sua gente. Non volevo più essere una turista che velocemente guarda, consuma e riparte, non mi lasciava granchè. Il secondo motivo, invece, è stato il cambiamento climatico. La comunità scientifica continua a ripeterci che tra qualche anno toccheremo il punto di non-ritorno e sarà impossibile rimediare alla catastrofe climatica. Mi sono chiesta se avrei voluto continuare a vivere come stavo vivendo, con questa consapevolezza. La maggior parte delle persone non può permettersi di lasciar entrare un pensiero così catastrofico nella sua vita, ma io non riuscivo a levarmelo dalla testa e a far finta di nulla. Nei prossimi anni, il mondo non sarà come ce lo ricordiamo, io quindi sono partita per cercare di usare al meglio il tempo a disposizione.

Come hanno preso le tue scelte amici e parenti?

I miei amici un po’ se l’aspettavano, un po’ pensavano che non avrei mai fatto il grande passo. Mio padre mi ha sempre detto: “fai quello che ti rende felice”, mentre mia madre mi ha sempre messo i bastoni tra le ruote, non ha mai amato che viaggiassi così tanto da sola e mi vorrebbe a casa con lei. Io lo dicevo da anni, che me ne volevo andare in giro, ma non l’avevo ancora fatto perchè frenata da diverse cose: non avevo un’ampia disponibilità economica, lasciare tutto dopo aver finito l’università mi sembrava una sciocchezza, sentivo la necessità di fare un’esperienza lavorativa importante… ho fatto tutto e ora non rinnego niente. Sono felice di essere partita all’alba dei 27 anni, avendo la maturità per farlo e diverse esperienze di viaggio, vita e lavoro alle spalle. Sono quasi certa che se fossi partita più giovane sarebbe stata tutt’altra esperienza, non tanto introspettiva quanto si è rivelata. Non avrei avuto gli strumenti e la maturità per capire molte cose. 

Su Econote parliamo spesso di decrescita e sostenibilità. Sulla tua pagina facebook leggo: Vivo verde e consapevole. La domanda quindi è spontanea: Riesci sempre a essere una viaggiatrice ecosostenibile?

No, non sempre. A partire da quando acquisto un biglietto aereo per andare dall’altra parte del mondo. Molto poco sostenibile, ma l’alternativa sarebbe una nave cargo che ci mette diversi mesi, o farla in bici/a piedi come molti coraggiosi. Chissà, un giorno forse! Però posso dire che ho compensato le mie emissioni in molti altri modi. In viaggio non ho mai acquistato un’auto ma mi sono sempre spostata sulle mie gambe, in bici o con i mezzi pubblici. Amo tantissimo camminare e fare trekking. Mi piace sperimentare la cucina locale, specialmente vegetale, spesso pulisco le spiagge che visito, porto con me cosmetici solidi, evito di acquistare plastica. Viaggiare con 15 kg sulle spalle ti insegna a vivere leggera, con l’essenziale, il necessario; perchè il superfluo è inutile e pesa sul portafogli e sulle spalle. Quando si parla di minimalismo sembra che questo implichi togliersi le cose più belle della vita, e condurre un’esistenza d’asceta. In realtà si toglie solo l’eccesso e si tiene quel che serve davvero, concentrando lì le nostre energie e il nostro prezioso tempo. Vivere leggeri si impara facendolo, e fa bene anche all’anima e alla  mente. Mi piace molto la citazione di Bruce Chatwin, riportata nel libroLe Vie dei Canti” scritto proprio in Australia, sulle tracce degli aborigeni australiani, camminatori e nomadi: «Oggi più che mai gli uomini dovrebbero imparare a vivere senza gli oggetti. Gli oggetti riempiono l’uomo di timore: più oggetti si hanno più si ha da temere. Gli oggetti hanno la capacità di impiantarsi nell’anima per poi dire all’anima che cosa fare.» 

Ora dove vivi e dove ti vedi tra 2 anni?

Oggi sono sull’isola di Lipari, nell’arcipelago delle Eolie, insieme alla mia compagna. Abbiamo trascorso gli ultimi 2 mesi in una piccola azienda agricola, dove 2-3 ore al giorno abbiamo imparato e aiutato con orto, nella cura degli animali, nell’autoproduzione di saponi, nella manutenzione e nelle commissioni. Stavamo sul Monte Gallina, dove c’è una vista pazzesca dell’isola. Ora siamo scese in paese e per i prossimi 20/25 giorni faremo Housesitting, ovvero staremo gratuitamente a casa di una signora locale, mentre lei è assente, e in cambio ci prenderemo cura dei suoi animali domestici.

Dove mi vedo tra due anni? Non so mai come rispondere a queste domande. La verità è che io non credo nella necessità/responsabilità di fare dei piani a breve-lungo termine. Ho diverse idee su quel che vorrei fare, imparare, provare, vivere nei prossimi anni etc. e mi metto in moto per andare in quella direzione, ma senza mai forzarla o darmi degli obiettivi ben precisi. Tutto quel che desideravo negli ultimi anni, è arrivato con i suoi tempi e sono felice così. Sono certa che la mia curiosità è capace di portarmi dove devo andare. Io stessa, a volte, lasciandomi guidare dall’istinto, intraprendo strade di cui solo a posteriori riesco a riconoscere la vera importanza ed il processo insito nel percorso. Davanti ad una scelta non è possibile vagliare in principio tutte le conseguenze, sfaccettature e ricadute. 

Ti va di parlare ai nostri lettori del tuo nuovo progetto su IG “vedere verde”?

Certo! Dopo due anni di viaggi e diversi lavori, sono rimpatriata per amore e per dare vita a questo progetto. Viaggi e sostenibilità sono profondamente legati, perchè se vogliamo continuare a viaggiare per il mondo, abbiamo bisogno di salvarlo. Durante la pandemia, in Nuova Zelanda, ero profondamente confusa e non sapevo dove indirizzare le mie energie, le mie passioni. Mi ha aiutato un amico, Gianni Bianchini, digital nomad dal 2013 che vive viaggiando e lavora online, aiutando le persone a capire la strada lavorativa che vogliono intraprendere. Mi ha aiutato a capire cosa volevo fare. Così “vedere verde” è nato dalle mie passioni, e quindi dalla volontà di raccontare che gli stili di vita “alternativi” – sostenibili, etici, responsabili – sono possibili. Nel canale tratto diversi argomenti, hanno tutti in comune una cosa: la sostenibilità. Vivere consapevole, minimalismo, viaggiare responsabile, sharing economy e sharing apps, economia circolare, green jobs, news dal mondo e molto altro. Ho sperimentato wwoofing, housesitting, sono iscritta su workaway dal 2016, vorrei fare l’esperienza di vivere in un ecovillaggio e molto altro, per poterlo raccontare online.

Quali sono le piccole e le grandi scelte che fai per rispettare l’ambiente?

Forse sarà scontato, forse no, ma sono partita dalla gestione consapevole del mio denaro. Oggi, nelle nostre società, ruota tutto intorno al denaro. Vogliamo lavorare di più, per guadagnare di più, spendere di più, possedere di più. Questo spendere frenetico e inconsapevole è ciò che ci sta portando verso la rovina. Mi sono detta: questo denaro è il frutto del tuo lavoro, del tempo libero che hai speso lavorando, come lo vuoi spendere? E così ho cominciato a dare valore ai miei acquisti, e premiare di conseguenza, chi si prende cura di questo mondo. Non ho forzato niente, è stato un percorso lento e consapevole. Ho iniziato togliendo tutto il “superfluo”; compravo tantissimi prodotti di cosmetica, spendevo tanti soldi nei centri di bellezza. Per quanto comprassi i miei vestiti solo nei negozi dell’usato da quando ho 17 anni, il mio armadio esplodeva della mia passione per il vintage. Avevo troppo. Sono sempre stata una gran amante del cibo e su quello non ho mai badato a spese: colazioni, aperitivi, cene ovunque, mangiando e provando qualsiasi cosa. Ho ridotto, e così ho imparato ad arrangiarmi. Ho imparato a cucinare (parolone, ancora non sono brava ma la curiosità e l’esser una buona forchetta mi spronano), ho eliminato la carne e pian piano i derivati, imparato a scegliere locale e stagionale. Ho ridotto i miei rifiuti e imparato a riciclare bene, riutilizzare, riparare. Online si trova ogni sorta di professionista, divulgatore, o appassionato con un tutorial pronto a insegnarti qualcosa di nuovo: e così ho imparato ad autoprodurre cibi e saponi, informarmi sulla provenienza, produzione, sostenibilità di tutto quello che acquisto. Ho scoperto tantissimo, e continuo a imparare ogni giorno di più come avere un impatto minore sul mondo, ma maggiore sulla qualità della mia vita. 

Dicci: un posto che ti ha deluso e un posto che ti ha sorpreso nei tuoi viaggi?

Ho lasciato il mio cuore nell’isola di Sumatra, in Indonesia. Sono sempre stata accolta a braccia aperte dai locali, l’isola non è per niente turistica e si è mantenuta quella sincera ingenuità verso il turista, che non ti porta a trattarlo solo come un portafogli che cammina. Allo stesso modo sono rimasta profondamente scossa dalla quantità di rifiuti e smog presenti ovunque in Asia: si respirano, si calpestano, galleggiano in fiumi e mari. È terrificante, va fatto qualcosa al più presto. I posti più brutti sono state le cittù indonesiane di Medan e Jakarta. I posti del cuore: il tempio Mata Air Guyangan a Nusa Penida e la Seal Colony di Kaikoura, in Nuova Zelanda, entrambi luoghi magici, scoperti per caso, nell’ora del tramonto. 

Su Econote parliamo spesso di natura. Ho letto che sei rimasta a lungo in Australia e Nuova Zelanda. Come descriveresti la natura di quei posti?

Incredibili. L’Australia è un continente, quindi si trovano i paesaggi, i climi, la flora più diversi. A nord è tropicale, a sud è praticamente europeo, se non fosse per le stagioni invertite. Ho amato tantissimo Darwin e il Northern Territory, il vero Outback australiano. Ma ho lasciato da vedere il Queensland, l’isola della Tasmania e molto altro. Un grande rimpianto è stato non aver voluto vedere Kangaroo Island ai tempi, perchè era “fuori budget”. Ora quell’isola è stata rasa al suolo dagli incendi di fine 2019 e non sarà più possibile vederla per la riserva unica di fauna e biodiversità che è stata per anni. È proprio a questo che mi riferisco quando dico che il nostro mondo cambierà presto, e noi non abbiamo molto tempo per vederlo com’è ora.

La Nuova Zelanda è un paese incredibile sia a livello umano, che paesaggistico. Purtroppo, a causa della pandemia, ho trascorso la maggior parte del tempo a Auckland, la città più cosmopolita. Ho potuto dedicare al roadtrip per il paese, solo un mese, che è bastato ma avrei voluto esplorare molto di più e più lentamente. Aotearoa (il nome della NZ nella lingua Maori) è magica, ci siamo stati tutti almeno una volta semplicemente guardando “Il Signore degli Anelli” – ma è una terra vulcanica piena di verde, paesaggi e climi differenti. Dei viaggiatori che ho incontrato, almeno quattro mi hanno detto la stessa cosa: “I paesi con la biodiversità più ricca mai vista sono certamente l’Italia e la Nuova Zelanda”. Ho ancora tanto da vedere, chissà, forse un giorno lo confermerò anch’io, o lo smentirò.

Quali saranno i prossimi viaggi, dopo la pandemia?

Gran bella domanda, chissà! È tutto un grande punto di domanda, siamo chiamati a vivere il presente e ad essere flessibili. Continuerò a farlo! 🙂

Info su Alice: LinkedIn: https://www.linkedin.com/in/alicepomiato/ Instagram: https://www.instagram.com/aliceful/